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Riallineamento accise: una misura “verde” che peserà a molti (ma non a tutti)

La Legge di Bilancio 2026 porta un «riallineamento» delle accise: benzina più leggera, gasolio più caro, con effetti reali soprattutto sui privati. Taxisti e camion pesanti restano protetti dai crediti d’imposta, ma furgoni e camion leggeri affrontano rincari fino a 600 euro/anno. Obiettivo: tagliare sussidi dannosi e spingere verso carburanti più sostenibili. Quelli che l'UNEM chiede di sostenere con il maggior gettito della misura lavorando sulla fiscalità

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Il Governo ha trasmesso al Parlamento la Legge di Bilancio 2026 introducendo una misura che, sotto l’apparente semplicità di un “riallineamento” delle accise su benzina e gasolio, nasconde un impatto significativo, almeno per alcune categorie di utenti della strada. L’articolo 30 della manovra accelera il pareggio fra le richieste fiscali sui due carburanti, anticipando a gennaio 2026 un meccanismo che originariamente si sarebbe dovuto sviluppare in cinque anni.

Come cambiano le accise

Dal 1° gennaio 2026, l’accisa sulla benzina sarà ridotta di 4,05 centesimi al litro, mentre quella sul gasolio aumenterà dello stesso importo, portando entrambe le aliquote a 0,6726 euro/litro. In termini nominali, le due accise appaiono simmetriche, ma l’effetto sulle casse dello Stato non è neutro: il gasolio, molto più consumato della benzina (24 milioni di tonnellate contro le 8,6 secondo i dati 2024), genera un gettito significativamente maggiore. Il risultato quindi è un aumento complessivo delle entrate fiscali stimato in circa 650 milioni di euro all’anno.

Chi paga e chi è escluso

La misura grava soprattutto sugli automobilisti privati, mentre alcune categorie strategiche sono escluse o godono di compensazioni: taxisti, agricoltori e autotrasportatori con veicoli sopra le 7,5 tonnellate beneficeranno di crediti d’imposta proporzionati all’aumento delle accise sul gasolio. Grazie a queste compensazioni, l’impatto reale della misura per tali categorie sarà minimo, riducendo l’effetto sui saldi di finanza pubblica a circa 450 milioni di euro annui.

Tuttavia, chi utilizza veicoli sotto le 7,5 tonnellate, come furgoni o camion leggeri, subirà l’aumento pieno dell’accisa. Per un mezzo che percorre 100.000 km all’anno e consuma circa 15 litri di gasolio ogni 100 km, l’incremento stimato della spesa è di circa 608 euro all’anno. Questo dettaglio è particolarmente rilevante per piccole imprese e lavoratori autonomi, che potrebbero percepire l’impatto economico in modo diretto.

All’origine della misura, comunque, c’è soprattutto la sollecitazione che l’Unione Europea ha presentato al nostro paese per eliminare questi sconti fiscali considerati dannosi per l’ambiente, inserendo la misura nel quadro più ampio delle direttive ETS2 e RED III, che mirano a ridurre le emissioni lungo tutta la filiera dei carburanti.

Gettito previsto e destinazione dei fondi

Secondo i calcoli dell’UNEM, il riallineamento porterà un maggior gettito fiscale complessivo di circa 2 miliardi di euro tra il 2026 e il 2030. Gianni Murano, presidente dell’associazione, ha sottolineato come, siccome le ricordate regole europee come l’ETS2 e la RED III comporteranno un aumento dei costi lungo tutta la filiera, sia «fondamentale utilizzare queste maggiori entrate per sostenere la diffusione dei carburanti rinnovabili con interventi sulla fiscalità che valorizzino la bassa o nulla impronta carbonica dei biocarburanti, nonché per stimolare gli investimenti necessari a sostenerne l’incremento previsto per i prossimi anni».

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