Si chiama «carenza di autisti». Ed è sia il tema a cui abbiamo dedicato, come Uomini e Trasporti l’intero numero del marzo 2021 (il primo monografico), sia il tormentone estivo che sembra destinato a durare anche nelle stagioni più fredde. A lanciare il sasso nello stagno è stato inizialmente il 10 agosto il Sole 24 Ore quantificando in circa 5 mila i posti di lavoro mancanti da coprire con urgenza e in 17 mila quelli necessari nel prossimo biennio e raccogliendo a tale scopo la proposta, già espressa in passato, di Anita, favorevole a inserire una quota dedicata agli autisti nel decreto flussi, per favorire il reclutamento di immigrati tra le imprese dell’autotrasporto. Una proposta – precisa l’associazione confindustriale – che vuole rappresentare un contributo a un problema, non certo lo strumento esclusivo con cui risolverlo.
Ma a sollevare un autentico polverone è stato il giorno successivo, 11 agosto, Gennaro Napoli, titolare dell’azienda salernitana Napolitrans il quale, intervistato dal Corriere della Sera, non soltanto ha detto a chiare lettere di essere alla ricerca di 60 autisti e che, malgrado offra per questa posizione tremila euro al mese, non riesce a trovarli. Ma qui l’aspetto interessante e in qualche modo provocatorio non sta tanto nelle giustificazioni con cui Napoli motiva questa vana ricerca (il tempo e gli alti costi per acquisire una patente E), quando nella sua disponibilità a valutare le candidature di coloro che hanno perso il lavoro – come nel caso della Whirpool in Campania – ma soltanto a patto che abbiano la giusta attitudine e che lo Stato si faccia carico dell’investimento necessario per far conseguire loro la patente.
Il giorno dopo i vertici della stessa Whirpool vanno in contropiede e dichiarano – sempre al Corriere del 12 agosto – che sarebbero «disponibili a farci carico delle spese per la patente se alcuni dei nostri dipendenti di Napoli fossero interessati a imboccare questa strada». Detta così sembrerebbe l’uovo di Colombo: se esistono centinaia e centinaia di lavoratori rimasti a piedi ed esistono al tempo stesso tantissime aziende di autotrasporto che fanno fatica a reperire personale, tanto varrebbe portare i primi tra le braccia dei secondi. Questo in teoria. Perché poi all’atto pratico dei 340 esuberi della Whirpool soltanto una parte sarebbero nelle condizioni di potersi mettere al volante di un camion, anche perché in molti casi la loro età è già superiore ai cinquanta anni.
Nel frattempo sempre Gennaro Napoli ha affinato la sua proposta, specificando che subito dopo la sua intervista ha effettivamente ricevuto una ventina di offerte lavorative e che sarebbe opportuno, per avvicinare tali offerte alla domanda, consentire agli interessati di intraprendere un tirocinio in azienda.
Ma sempre il 12 agosto – e sempre dalla Campania – anche l’associazione Alis diffonde una nota in cui il suo direttore generale, Marcello Di Caterina, sottolinea come il problema della carenza di autisti sia «molto serio e sentito» e che richiede «interventi urgenti e azioni concrete da parte delle Istituzioni al fine di incentivare la formazione giovanile e professionale, soprattutto incentivando maggiormente il ricorso agli Istituti Tecnici Superiori, così come di sburocratizzare e abbassare i costi di accesso alle professioni trasportistiche e logistiche». E a tale scopo propone che il Governo «offra risposte concrete alle imprese mediante provvedimenti e incentivi in favore di tutte quelle aziende pronte ad assumere e di tutti quei lavoratori che vogliono acquisire competenze specialistiche».
Il 20 agosto sulla questione prende parola anche una rappresentanza di autisti, Agorà 2.0 MT, per ribadire come il problema della carenza di autisti sia stato sollevato in realtà già nel 2008, ma che ad oggi, dopo 14 anni, non trova soluzione e viene affrontato ancora con una certa improvvisazione.
«L’intenzione di pescare professionisti tra i più poveri e disperati – si legge in una nota – non è una soluzione ma un rischio. Criteri attuali non valutano le capacità, abilità e predisposizione a questo lavoro, e pescare al buio significa compromettere la sicurezza stradale». Ma soprattutto da Agorà leggono nel dibattito in corso un qualche intento di propaganda, visto che «applicando alla virgola il C.C.N.L non si arriva a percepire questo importo» (3.000 euro per 9 ore al giorno, 5 giorni a settimana). E quindi il vero intento sotteso a questi messaggi sarebbe quello di «adescare la mano d’opera con pubblicità ingannevole» che non corrisponde a realtà. Secondo i calcoli dell’associazione degli autisti, infatti, dietro le cifre sbandierate c’è in realtà un compenso di circa 5 euro a ora. «Perché nel nostro mondo non esistono giorni di ferie, non esistono tredicesima e quattordicesima, come non esistono straordinari, indennità e… quelle cifre si riferiscono ad un lavoro h24 per una disponibilità di 365 giorni l’anno».