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L’Ilva ha 40 milioni di debiti con l’autotrasporto: a Porto Marghera e a Taranto scoppia la protesta

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A caratterizzare l’inizio di questa settimana è la protesta di circa 300 trasportatori, in buona parte artigiani veneti, intenzionati a ostacolare ingressi e uscite dai cancelli dell’Ilva di Porto Marghera e a interrompere i trasporti effettuati per conto di questa società. Il motivo della protesta è presto detto: ormai i crediti che questi autotrasportatori vantano nei confronti dell’acciaieria è di circa 5 milioni di euro, visto che da aprile il flusso dei pagamenti si è completamente interrotto. E visto che molti di loro, come detto, sono piccoli artigiani, la loro sopravvivenza è messa a rischio. Anche se è il caso di ricordare che questa protesta veneta è soltanto un parte di un coro molto più nutrito che si sta sollevando in molte regioni italiane, Puglia in testa, in quanto il monte di debiti complessivo che l’Ilva ha accumulato nei confronti dell’autotrasporto raggiunge ormai i 40 milioni di euro.

Di fronte a tale situazione la Cgia di Mestre ha deciso di battere la strada della dura protesta. «Le reiterate richieste di chiarimenti inviate all’Ilva che, ricordiamo, è commissariata dal giugno del 2013 – spiega Paolo Zabeo della CGIA – sono cadute miseramente nel vuoto. Il silenzio assordante dell’acciaieria ha portato all’esasperazione i camionisti, tanto da far alzare i toni dello scontro».

Ma in contemporanea scoppia la protesta anche a Taranto mossa dalla Sna Casartigiani che annuncia il fermo dei servizi da lunedì 24 novembre a venerdì 28 novembre, con sit-in di protesta agli ingressi del porto di Taranto, con presidio principale all’ingresso del molo polisettoriale. La
Gli autotrasportatori chiedono “il coinvolgimento diretto della categoria ai tavoli istituzionali ministeriali”, coinvolgendo tutte le parti interessate, nonchè “la cassa integrazione per tutti i dipendenti del settore, e la moratoria dei debiti fiscali e previdenziali delle aziende”.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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