Veicoli - logistica - professione

HomeProfessioneLogisticaCOAP innesta la marcia logistica: in due anni crescono clienti, fatturato e… futuro

COAP innesta la marcia logistica: in due anni crescono clienti, fatturato e… futuro

Con l’acquisto e la ristrutturazione di un magazzino da 20 mila mq, la cooperativa piacentina ha rivisto verso l’alto il proprio modello organizzativo: +70% di nuovi clienti, +10% di fatturato, maggiore redditività dal trasporto grazie alle navette, pianificazione più precisa dell’ufficio traffico. Risultati che hanno spinto COAP a prendere un ulteriore sito e portare l’offerta logistica a 30 mila mq

-

Per anni Eugenio Zaninoni, presidente della cooperativa piacentina COAP – nata nel 1973 e quasi da subito entrata a far parte del Gruppo Federtrasporti – ha maturato una convinzione limpida: «La trazione da sola non basta più».
In un settore dove i margini si assottigliano e la concorrenza aumenta, affidarsi esclusivamente al trasporto tra due punti della mappa è diventato un limite. Per guardare avanti, spiega, serve «presidiare altri anelli della catena logistica».

Una visione che nasce da due problemi concreti: la quasi totale assenza di ricambio generazionale nelle cooperative e la consapevolezza che restare confinati nei segmenti più affollati del mercato significa correre sempre più forte per ottenere sempre meno.

«Le aziende italiane interessate a entrare in cooperativa sono pochissime, per non dire nessuna – osserva Zaninoni –. A compensare le uscite dei soci che vanno in pensione ci sono quasi solo trasportatori stranieri, per lo più non comunitari, che cercano protezione dopo esperienze difficili». Il risultato? «Si conserva il fatturato, ma si perde coesione. E con la coesione se ne va anche lo sviluppo».

UFFICIO TRAFFICO

UFFICIO TRAFFICO

SALA ASSEMBLEE

SALA ASSEMBLEE

IL POSTO DEL CDA

IL POSTO DEL CDA

SPAZI PER IL RELAX

SPAZI PER IL RELAX

SERVIZI E DOCCE PER AUTISTI

SERVIZI E DOCCE PER AUTISTI

REPARTO AMMINISTRAZIONE

REPARTO AMMINISTRAZIONE

Il magazzino che cambia il destino

La svolta caldeggiata arriva nel 2023. Non ha il volto di un nuovo socio, ma la forma solida e concreta di un capannone da 20 mila mq in un’area complessiva di 50 mila, finito all’asta da un concordato. All’inizio il prezzo è proibitivo, poi cala. E COAP decide di fare il passo: dieci milioni investiti per rilevare e ristrutturare l’immobile.
Un salto nel vuoto che però si rivela un trampolino: l’investimento rientra persino più velocemente del previsto. Vediamo come.

Un hub che attira clienti come un magnete

Mentre attraversa i vari ambienti del nuovo magazzino, Zaninoni indica le merci una ad una. C’è di tutto: depuratori, bobine, imballaggi, packaging farmaceutico, prodotti cartacei, merci ADR – ospitate in un’area dedicata – e una zona a temperatura controllata tra 18° e 30°.

Ma la regina incontrastata è la passata di pomodoro, che in alta stagione occupa quasi metà della superficie. Il Gruppo Casalasco, colosso europeo della trasformazione del pomodoro, nei momenti caldi arriva a stoccare fino a 12.500 pallet: 512 al giorno.
Per gestire tali volumi la passata non viene scaffalata: due pallet per ogni presa del transpallet e un camion si scarica in dieci minuti.

Ma la cosa davvero sorprendente è un’altra: il 70% dei clienti che oggi riempiono questi spazi non aveva mai lavorato con COAP prima.
Sono arrivati attratti dagli spazi e dalla capacità della struttura piacentina di riuscire a tenere anche ritmi accelerati trovando il supporto di personale adeguato. Perché la logistica, di fatto, ha aperto una porta che prima non esisteva.

Dalla logistica al trasporto: l’effetto domino

Il magazzino, da solo, genera oggi 1,5 milioni di fatturato, destinati a salire oltre i 2 milioni grazie all’arrivo di un’altra attività: un magazzino da 10 mila mq, esattamente dall’altra parte della strada rispetto alla sede sociale, già affittato e dedicato interamente a SAIB, storico committente COAP oggi entrato a far parte del gruppo austriaco Egger.

Così, dal 2026, la cooperativa gestirà 30 mila metri quadri, aumentando il fatturato della cooperativa del 10% rispetto agli attuali 24 milioni provenienti dai trasporti e prodotti tramite una flotta di 150 mezzi di proprietà di circa 60 soci.
Una logistica che non solo porta ricavi propri, ma fa crescere anche il cuore pulsante o, per meglio dire, il core business della struttura: i veicoli. Le frequenti navette, gli incastri cioè tra viaggi verso stabilimenti vicini per soddisfare esigenze di magazzino e missioni di lungo raggio o ancora le combinazioni all’interno dello stesso carico di merci di clienti logistici e clienti esterni stanno aumentando la produttività dei camion.

E poi c’è un dettaglio che sembra piccolo, ma fa la differenza: magazzino e ufficio traffico finalmente vicini. Parlarsi, vedersi, controllare gli spazi, pianificare meglio: tutto diventa più preciso, più coordinato, più redditizio.

La logistica, insomma, non è un costo: è un generatore. Non toglie chilometri: li crea.

Un magnete che attira relazioni

In questo nuovo mondo, COAP non è più solo un luogo di passaggio. È un punto d’incontro. Vettori che prima non avrebbero mai bussato alla porta oggi entrano, caricano, scaricano, chiedono informazioni, valutano collaborazioni.

Un esempio? Una società specializzata in spedizioni leggere (dal piccolo pacco al bancale) ha affittato 1.200 mq e porterà in COAP anche un servizio di dogana dal 2026. Così, trovando un’intesa anche con un’altra azienda che ha disponibilità di centinaia di dipendenti da spendere in attività di varia natura, sta nascendo una triangolazione nuova, un’offerta integrata basata su tre pilastri: logistica, dogana, manodopera. Un progetto che fino a due anni fa nessuno avrebbe nemmeno immaginato.

Dentro COAP soffia un vento giovane

Intanto, qualcosa è cambiato anche nelle persone. L’età media dei dipendenti e dei membri del consiglio di amministrazione si è abbassata drasticamente. «Sono tutti giovanissimi tranne me – scherza Zaninoni – ma tanto io sono giovane dentro».

La cooperativa, però, si sta ringiovanendo non solo nell’anagrafe, ma soprattutto nella mentalità. Ed è da questa energia che nascono le prossime due sfide.

Creare valore che resta

La prima sfida non riguarda i camion né i magazzini, ma le persone. Zaninoni non accetta che la cooperativa sia una stanza da cui si entra e si esce senza lasciare traccia. Propone strumenti simili ai prestiti obbligazionari per permettere a chi abbandona il lavoro di mantenere un interesse economico per riuscire a garantire legame.
Una cooperativa che dura, che non si disperde, che ha garanzia di continuità nel corso del tempo.

La seconda sfida: prendere il treno

La seconda sfida riguarda invece il trasporto rifiuti, che assorbe la parte più consistente del fatturato COAP. Pianali mobili e bilici centinati: così si muove un settore che sta cambiando pelle: le sempre meno discariche, i sempre troppo pochi termovalorizzatori, stanno creano flussi crescenti di traffico verso l’estero. Milioni di tonnellate di rifiuti che partono destinate oltre confine.

La domanda è inevitabile: qual è il modo più efficiente e sostenibile per affrontare tutto questo? «La risposta – risponde Zaninoni – è una sola: bisogna prendere il treno». L’intermodalità, cioè, a suo dire non è più un’opzione, ma un destino. Richiederà investimenti, partner, competenze nuove. Ma COAP ha già dimostrato che le trasformazioni coraggiose la esaltano.

Dopo aver conquistato la logistica, l’intermodale non sarà un salto nel buio. Sarà un altro passo di un viaggio che ha ritrovato direzione, energia, futuro.

-

close-link