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Contship, uno studio sull’efficienza logistica dei territori

Tra i risultati della ricerca: il 64% delle aziende intervistate ritiene la digitalizzazione strategica per le imprese, ma con investimenti su specifiche aree aziendali; solo il 20% utilizza l’intermodale; il 75% delle aziende utilizza ancora il franco fabbrica; il 95% delle imprese preferiscono dare in outsourcing la logistica

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Più novità che conferme sul mondo della logistica nello studio di Contship presentato ieri a Milano, in collaborazione con SRM. L’indagine ha interessato 400 aziende manifatturiere di Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto che esportano e/o importano container via mare. Le tre regioni rappresentano circa il 41% del PIL e il 51% del commercio estero italiano e un importante fetta del loro commercio avviene appunto via nave (il 28% per la Lombardia, il 33% per il Veneto e il 37% per l’Emilia Romagna).
Il sondaggio affronta tre argomenti “caldi” della logistica: digitalizzazione, intermodalità ed ex works (franco fabbrica). È stato realizzato inoltre un case study sul distretto legno e arredo della Brianza.
Vediamo i risultati.

La digitalizzazione è strategica per le imprese (ma solo su certe aree)

La digitalizzazione risulta strategica per gran parte delle imprese intervistate. Il 64% delle imprese intervistate ritiene la digitalizzazione “molto” o “moltissimo” importante per la propria supply chain (61% nella scorsa edizione) e tale percentuale arriva a coprire tutto il campione (99,8%) se aggiungiamo quelle che ritengono sia mediamente importante.
A motivare principalmente gli investimenti in digitalizzazione sono «la possibilità di migliorare l’efficienza e presidiare tutte le fasi dei processi» (opzione scelta dal 49% delle imprese) e ottimizzare «la qualità dei propri servizi» (49%). Tuttavia, gli investimenti in digitalizzazione restano limitati a specifiche aree aziendali: solo il 27% delle imprese adotta un approccio olistico, coinvolgendo tutte le aree dell’azienda e della supply chain. Il 54% sta investendo nella digitalizzazione di magazzino, il 32% in quella produttiva e il 27% in quella amministrativa/organizzativa.

Per l’intermodalità si richiedono più investimenti in infrastrutture

Sull’intermodale, il 20% del campione utilizza un mix strada-ferro per trasportare la merce nella tratta porto-azienda e viceversa, dato superiore al 13% registrato in media nelle precedenti quattro edizioni dello studio. Pur se in crescita, la percentuale di imprese che utilizza l’intermodale non è ancora sufficiente a soddisfare adeguati obiettivi di resilienza e sostenibilità.
Tra i fattori che spingerebbero le imprese verso un maggiore uso dell’intermodale ci sono «costi competitivi rispetto alla strada» (valido per il 31%) e la «certezza nei tempi di consegna» (28%).
Comunque, l’intermodalità è per le imprese un fattore concorrenziale. Il 55% sostiene che ulteriori investimenti in intermodalità potrebbero aumentare in modo significativo la competitività dell’industria italiana (con picchi del 70% in Lombardia e dell’87% in Emilia-Romagna).

Il 95% delle aziende utilizza l’Ex Works (franco fabbrica)

Nel 2023 il 75% delle imprese ha optato per l’Ex Works (franco fabbrica), dato più elevato rispetto al 55% del 2022 e al 64% medio del periodo 2019-2023. Ciò significa meno lavoro e meno potenzialità di sviluppo per gli operatori logistici italiani. La cultura radicata dell’Ex Works nelle imprese è confermata dal fatto che il 61% non intende valutare modalità contrattuali alternative nelle vendite all’estero. Ma il 23% lo farebbe se ci fosse un risparmio chiaro nelle spese di spedizione.

Si preferisce dare la logistica in outsourcing

Il numero di imprese che preferisce far gestire la logistica in outsourcing nelle operazioni di export è aumentato, passando dal 77% al 95%. Discorsi simili valgono nelle operazioni di import, con il 94% delle imprese che dà in outsourcing la logistica (dall’82% del 2022);
Inoltre, le imprese optano per lo spedizioniere nella logistica conto terzi. Il 61% delle imprese utilizza prevalentemente gli spedizionieri (58% nella survey 2022), il 15% le compagnie marittime (20% nel 2022), il 12% autotrasportatori di fiducia (10% nel 2022), il 10% si rivolge ad aziende di trasporto multimodale (8% nel 2022).

Corridoi logistici in export e in import

Lo studio identifica poi Genova come il porto più utilizzato per le esportazioni e le importazioni (è tra le prime due preferenze per il 61% delle imprese in export e 71% in import).
Per quanto riguarda la destinazione dell’export via mare, il 37% delle imprese esporta nei Paesi europei, in modo particolare nel Regno Unito (13%), in Spagna (9%) e in Grecia (8%); il 34% nell’America del Nord (principalmente negli Stati Uniti); il 34% in Asia, con Turchia (9%), India (7%) e Cina (5%). L’11% sceglie infine l’Africa con Marocco (6%), Egitto (4%) e Tunisia (2%).
L’Asia è tra i principali mercati di approvvigionamento via mare per il 61% delle imprese (66% nel 2022). Cina (26%) e India (25%) i mercati indicati da un maggior numero di imprese. Al secondo posto troviamo l’Africa (24%; in aumento rispetto alle precedenti edizioni), con Egitto (7%), Marocco (7%) e Tunisia (6%) tra i principali fornitori. I mercati europei vengono indicati dal 14% delle imprese: Spagna (6%) e Regno Unito (4%). L’America del Nord è utilizzato dall’11%. Per i porti e i mercati alle imprese è stata data la possibilità di esprimere due preferenze per cui la somma delle percentuali non dà 100%.

Un caso di logistica distrettuale: il distretto legno della Brianza

Quest’anno è stato infine analizzato il distretto legno e arredo della Brianza come ulteriore approfondimento dell’analisi da un punto di vista economico-territoriale.
Le imprese di quest’area prediligono l’intermodale nel trasporto della merce nella tratta azienda-porto, sia in export (opzione utilizzata dal 71% delle imprese) che in import (100%). Genova, Ravenna e La Spezia i porti preferiti nelle operazioni di export, utilizzati rispettivamente dall’89%, dal 44% e dal 33%.
Tra i principali mercati di destinazione, troviamol’America del Nord (Stati Uniti in primis), raggiunta dal 56% delle imprese via mare e l’Europa (56%), con picchi in Grecia (22%), Regno Unito (22%) e Portogallo (11%). L’Asia rappresenta uno dei due principali mercati di destinazione per il 44% delle imprese: Turchia (22%), Arabia Saudita (11%) e Israele (11%).
Tra i principali mercati di approvvigionamento via mare, ci sono l’America del Nord, l’America latina e l’Africa (Nord Africa in particolare), ciascun’area indicata dal 40% delle imprese. L’Asia lo è per il 30% delle imprese (principalmente Cina, India e Sud Korea), l’Europa per il 20% (in modo particolare Regno Unito e Finlandia).
Tutte le imprese danno la logistica in outsourcing, mentre un numero leggermente inferiore alla media opta per la modalità Ex Works in export (45%). Il 67% delle imprese del distretto attribuisce un valore alto o molto alto al tema della digitalizzazione e il 53% sta modificando in modo strutturale il proprio business spinto dalla digitalizzazione (da confrontare con il 35% emerso per l’intero campione di analisi).

Alla presentazione dello studio hanno partecipato Umberto Masucci, presidente del ‘The International Propeller Clubs’; Alessandro Panaro, head of maritime & energy department presso SRM e Cristiano Pieragnolo, chief commercial officer di Contship Italia. Alla presentazione è seguita una tavola rotonda cui hanno preso parte Francesco Caputi, logistic manager Mitsubishi Electric Europe; Andrea Dellacasa, head of competence centers/cluster management – Ocean Freight Cluster Italy di DB Schenker; Federica Montaresi, segretario generale Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Orientale; Stefania Saini, funzionario expert di Assolombarda.

Lo studio completo è scaricabile al link https://bit.ly/corrcont24

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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