A che punto è la logistica italiana? È questo il tema generale affrontato stamattina a Milano durante il «Logistics day» organizzato dal Sole 24 Ore. Una visione di insieme su un settore che, come ha sottolineato il delegato del presidente di Confindustria per i trasporti, la logistica e l’industria del turismo, Leopoldo Destro, «è oggi protagonista centrale della competitività industriale e della trasformazione sostenibile italiana. Non più un comparto a sé stante, insomma, ma pienamente integrato nella filiera di produttività, mondi complementari per una migliore mobilità delle merci».
Il settore oggi vale oltre 156 miliardi di euro, pari al 9% del PIL nazionale, e dà lavoro a più di 1,4 milioni di persone. Ma il potenziale – spiega Destro – è molto più alto, «perché l’Italia va a scontare ritardi sia infrastrutturali che dal punto di vista delle inefficienze modali. Confindustria oggi vuole non solo gestire la logistica, ma progettarla insieme. Col nostro ‘position paper’ abbiamo tracciato un percorso basato su quattro direttrici: intermodalità, la risposta strategica per ottimizzare i flussi e ridurre le emissioni; digitalizzazione, per rendere le supply chain più trasparenti e resilienti; sostenibilità, per accompagnare le imprese nella transizione green; competitività, per rafforzare il posizionamento del made in Italy sui mercati europei e globali».
Secondo il rappresentante di Confindustria, poi, occorre intervenire sul franco fabbrica, che vede il 75% delle nostre esportazioni partire a carico del cliente, regalando ad altri Paesi il controllo della catena logistica: «Bisogna poi investire sul capitale umano, con una vera alleanza tra scuola, impresa e territorio». Confindustria ha inoltre lanciato un progetto, l’Osservatorio permanente sulla mobilità delle merci e sulle realizzazioni infrastrutturali, «uno strumento operativo capace di monitorare i principali corridoi logistici, i nodi critici e lo stato degli investimenti a livello nazionale. Questo per fornire una base dati condivisa in modo da orientare le scelte pubbliche, supportare la pianificazione e dare una vera visione d’insieme per accompagnare l’Italia nel percorso della doppia transizione ecologica e digitale!».
il 75% delle nostre esportazioni parte franco fabbrica, regalando ad altri Paesi il controllo della catena logistica
Al convegno si è anche parlato di un’interessante iniziativa, il progetto Cruscotto, lanciato da Umberto Ruggerone, presidente di Assologistica e a cui hanno aderito Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione, e Confindustria, un tentativo di gestire in modo più efficace i contratti di appalto della logistica.
«La logistica è cresciuta negli ultimi anni in modo rapidissimo – ha affermato Ruggerone – non solo per la pandemia, ma sul fronte e-commerce e della digitalizzazione. A questa crescita non si è però accompagnato anche un adeguamento delle regole. Questa distanza tra le regole che si attendono al mercato del lavoro e il mercato del lavoro stesso ha inevitabilmente generato dei problemi e quindi abbiamo cercato di regolamentare il mercato rispetto alle problematiche che le nostre aziende vivono».
Da qui appunto il progetto Cruscotto, partito da un’analisi tra oltre 400 aziende committenti della logistica: «Abbiamo pensato che lo Stato – spiega Ruggerone – potesse mettere a disposizione dei cittadini, delle imprese e anche degli enti regolatori tutti i dati che già possiede su regolarità fiscale e contributiva, iscrizione alla camera di commercio e quant’altro delle aziende. Abbiamo trovato l’adesione di Federdistribuzione e di Confindustria, ma anche di altre associazioni di categoria, e l’abbiamo presentato a sindacati e centrali cooperative. Chi opera nella logistica si rende conto che avere uno screen formalizzato dallo stato di salute del settore è la migliore garanzia per poter operare».
L’unico tema che non è fotografabile in quanto dinamico è l’Iva, per cui nell’ultima Finanziaria «siamo riusciti a inserire la famosa reverse charge, atipica per la logistica, per la quale l’onere dell’Iva viene passato al committente e quindi si disinnesca il processo di possibile evasione. Non chiediamo certo alle aziende di autodenunciarsi, ma allo Stato di rendere disponibili le informazioni che già possiede, come in Francia. È in sostanza un’infrastruttura di fiducia tra committenza e operatori». E conclude ricordando che «esiste anche la sostenibilità sociale. Dire che la consegna è gratuita significa ignorare l’impegno quotidiano dei lavoratori della logistica. È un messaggio pericoloso e diseducativo».
«Abbiamo pensato che lo Stato potesse mettere a disposizione di cittadini, imprese ed enti regolatori tutti i dati che già possiede su regolarità fiscale e contributiva, iscrizione alla camera di commercio e quant’altro delle aziende»
Sul contributo della moderna distribuzione allo sviluppo della logistica italiana, Buttarelli ha invece precisato che «oggi i centri distributivi arrivano ad avere in alcuni casi oltre 500 automezzi giornalieri di transito, con piattaforme per prodotti deperibili che ogni giorno ricevono e consegnano milioni di colli ai punti vendita. Questi flussi hanno necessità di avere sistemi organizzati e di funzionamento certo. Con progetti come Cruscotto pensiamo di poter arrivare a garantire quella legittimità che è fondamentale per tutto il sistema delle imprese. Stiamo poi portando avanti un protocollo di legalità con il ministero dell’Interno e stiamo definendo anche delle linee guida per gli appalti che condivideremo con il mondo logistico per inserirle poi nel protocollo insieme al Cruscotto» Buttarelli ha poi sottolineato come occorra garantire processi più rapidi con meno manualità nelle attività logistiche sui centri distributivi, per ridurre i costi e rendere più efficiente il sistema: «Le aree di sviluppo – ha concluso – non sono più i grandi ipermercati, ma i punti vendita all’interno dei centri urbani, piccole realtà di prossimità, con tutta un’altra serie di problematiche anche sull’impatto della logistica e sugli obiettivi di sostenibilità da perseguire».