Le riflessioni di Massimo Marciani sono ampiamente condivisibili (leggi l’articolo qui), in particolare per quanto riguarda l’analisi della situazione attuale. Chiunque conosca il mondo della logistica e, in particolare, le dinamiche dell’intera filiera, non può non compiere le medesime valutazioni. L’approccio da parte della committenza nei confronti della logistica, e in particolare del mondo del trasporto su strada, è caratterizzato da una continua rincorsa al massimo ribasso. Questo atteggiamento non ha fatto altro che penalizzare il settore, svilirne il valore e il contenuto, minandone anche l’affidabilità e la sicurezza.
La situazione si è ulteriormente aggravata con l’estensione della medesima logica anche alle altre attività della filiera logistica, ricomprendenti le attività di magazzino e gli altri servizi ancillari. Ed anche in questo caso le conseguenze dirette e indirette sono le medesime, ovvero un impoverimento generale del settore, la mancanza di investimenti, di innovazione, la scarsa attrattività ed ovviamente anche riflessi negativi sulla regolarità e sulla legalità del comparto. La logistica è ovviamente attività di servizio a supporto della produzione e della distribuzione e quindi come tale soggiace alle logiche spesso penalizzanti che questo tipo di approccio inevitabilmente produce.
Ecco perché l’analisi di Marciani è condivisibile
Circa i metodi di intervento e sulle possibili soluzioni a questa situazione, a mio avviso occorre compiere delle riflessioni più articolate. Si tratta di gestire la complessità e per tanto non è possibile immaginare soluzioni semplici e univoche. Anche leggendo gli interventi di altri amici che hanno voluto cogliere la sollecitazione di Marciani, trovo arduo immaginare che interventi ex lege, soprattutto in un settore fortemente concorrenziale come quello in questione, possano avere qualche efficacia e, soprattutto, possano trovare condivisione da parte degli operatori a vario titolo coinvolti.
Posso tuttavia contribuire al dibattito riportando quale è stato l’approccio che abbiamo inteso assumere come Assologistica rispetto a queste tematiche.

Norme al passo con i tempi
Innanzitutto, più che immaginare leggi che regolamentino il mercato, occorre che le leggi già esistenti si allineino a quelle che sono le esigenze odierne. Molto spesso, infatti, il nostro settore è regolamentato da normative che in origine sono state emanate per altri settori produttivi, ad esempio per l’industria. Questa discrepanza sta all’origine di fraintendimenti, interpretazioni e letture fortemente penalizzanti.
Al tempo stesso occorre anche aggiornare le normative. È difficile, infatti, immaginare che impianti normativi, strutturatisi negli anni ’70 e ’80, possano regolamentare in maniera efficace ed efficiente attività funzionali sviluppatesi nell’ultimo decennio. Prova ne siano, ad esempio, alcune letture interpretative circa l’utilizzo dei software, che declinano l’applicazione sic et simpliciter dalla normativa sugli strumenti dell’appalto. Ecco, quindi, perché è necessario proseguire quel percorso di riforme e innovazioni delle norme che abbiamo avviato come Assologistica a titolo esemplificativo inserendo la logistica nel Codice Civile, oppure promuovendo ed ottenendo la legge sui pallet, la reverse charge logistica, oppure il progetto Cruscotto.
La forza del dialogo
Questi risultati rappresentano piccoli o grandi tasselli che contribuiscono a rendere il tessuto delle norme sottostanti l’attività logistica più adeguato alle esigenze della contemporaneità. Tuttavia, questo percorso – lungo e faticoso – non sarebbe sufficiente se non venisse supportato e condiviso dalla committenza, ovvero da chi, sulla base di quelle nuove regole, dovrà lavorare assieme ai logistici. Ecco perché è di fondamentale importanza il dialogo che abbiamo avviato con Confindustria e Federdistribuzione. È essenziale che le maggiori rappresentanze della committenza condividano con noi, col mondo della logistica, un approccio corretto verso attività che non devono più essere intese come costi esterni da ridurre, ma come driver di competitività.
Lo scatto in avanti per la logistica
E ancor più lo sarebbero se la nostra manifattura fosse meno ancorata al franco fabbrica; ma personalmente ritengo che la storia e la tradizione dell’impresa italiana abbia radici tanto profonde nell’ottica aziendale quanto difficili da estendere anche per ragioni dimensionali verso l’esterno.
Uno scatto in avanti – come dice Marciani – è quindi necessario anche e soprattutto da parte nostra, operatori della logistica. Su questo, la formazione anche dei profili manageriali medio alti, la divulgazione del concetto di filiera che superi la logica puntuale e il dare valore ai contenuti delle progettualità risulteranno essenziali per una logistica che abbia finalmente coscienza della propria importanza. Troppo spesso infatti abbiamo visto svilire il valore del nostro operato attraverso passi falsi o polemiche strumentali.
In questo senso anche una maggiore coesione da parte del mondo associativo, oggi frastagliato ed eterogeneo, che rappresenta a vario titolo la logistica nel nostro Paese, non è solo auspicabile, ma è ormai doverosa e indispensabile.
Muovendo da norme chiare, adeguate ai tempi, condivise con le rappresentanze degli operatori e non calate dall’alto – come purtroppo è avvenuto anche recentemente – sarà allora necessario e doveroso sia perseguire una politica di controlli efficace, ma soprattutto avviare una nuova stagione che, anziché punire esclusivamente il mancato rispetto delle norme, premi la regolarità attestandola attraverso sistemi di certificazione. Questi sistemi, che già esistono in tante forme, possono consentire di dimostrare best practice che, a loro volta, producano risultati positivi quantificabili dalle aziende, sia della logistica sia della committenza e che quindi, se non direttamente monetizzabili, possano risultare scontabili.
Questa a nostro avviso è una suggestione di percorso; un percorso complesso, non semplice, per il quale è richiesto uno sforzo significativo da parte di tutte le componenti coinvolte, ma rispetto al quale, detto francamente, riteniamo sia difficile trovare alternative.