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Marciani: «Il franco fabbrica alimenta il cabotaggio illegale»

Vi sembra una frase priva di nessi? Massimo Marciani, presidente del FLC, alla presentazione di un Quaderno dedicato alla multimodalità, si è detto convinto che l’abitudine di molte aziende italiane di movimentare le merci affidandole a operatori stranieri, induce questi a venire vuoti in Italia e quindi a effettuare più operazioni di cabotaggio di quelle consentite dalla legge

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C’è troppo cabotaggio illegale in Italia? È anche una conseguenza dell’eccessiva diffusione del franco fabbrica. È una sorta di provocazione lanciata da Massimo Marciani, presidente del Freight Leaders Council (FLC) a Trieste, nel corso della presentazione del Quaderno «Multimodalità: più efficienza, meno costi, maggiore velocità di consegna». Secondo Marciani, infatti, l’abitudine di molte aziende italiane di affidare la movimentazione delle proprie merci avendo come unica responsabilità quella di metterle a disposizione nella data e nel luogo convenuto, finisce per rimettere tutte le scelte logistiche al cliente estero. «Perché – ha sottolineato il presidente del FLC – se un’azienda vende sul mercato tedesco franco fabbrica, l’azienda tedesca utilizza un vettore tedesco che arriva vuoto in Italia e qui, essendo ancora diffusi i contratti verbali, non è detto che faccia soltanto le tre operazioni consentire dalla legge, anche perché a quel punto diventa praticamente impossibile effettuare i controlli».
Lo stesso Marciani ha chiarito che questo rapporto causale non è voluto, nel senso che «è molto probabile che le aziende che vendono franco fabbrica non percepiscono che con il loro comportamento contribuiscono a creare situazioni di rischio in termini di legalità e di trasparenza». E questo è tanto più grave perché parliamo di un paese che genera il 30% del proprio PIL tramite l’export. «Ecco perché – ha fatto notare il presidente FLC – sarebbe opportuno creare campioni nazionali della logistica, favorire un aggregatore di domanda, concepire degli incentivi fiscali all’aggregazione che possano mettere a disposizione di quel 30% di export la maniera più efficiente e più conveniente possibile di movimentare le merci».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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