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Moretti provoca: «Bisogna smetterla di dare un miliardo all’anno ai camionisti». Ed è subito polemica…

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Mauro Moretti, amministratore delegato di FS, è sicuramente un grande provocatore, ma anche un abile comunicatore. Nel senso che le sue provocazioni diventano immediatamente l’oggetto di dibattiti sempre molto allargati. Esemplare in tal senso il suo intervento di ieri, 4 dicembre, alla presentazione del nuovo passante ferroviario di Torino, in cui il numero uno di Ferrovie ha tirato fuori un suo cavallo di battaglia: i troppi soldi all’autotrasporto, che andrebbero meglio investiti – neanche a dirlo – indirizzandoli sulle ferrovie. Le parole di Moretti anche stavolta sono state estremamente esplicite: «Bisogna smetterla di dare un miliardo all’anno ai camionisti. Siamo l’unico Paese civile al mondo che lo fa; bisogna utilizzare le risorse per fare il combinato ferroviario e per sostenere il trasporto ferroviario merci. Se non si fa come in Svizzera, Germania e Austria è inutile fare la ferrovia, servono politiche coerenti». E poi, sempre in crescendo, Moretti arriva a dire che le molte risorse concesse ai camion finiscono con «alterare la competizione sul mercato».
La prima replica a Moretti proviene dall’ex sottosegretario ai Trasporti, Bartolomeo Giachino, che innanzi tutto rimette ordine ai numeri («L’autotrasporto ha dallo Stato circa 500 milioni all’anno e non un miliardo»), poi chiarisce la giustificazione del sostegno («Questi 500 milioni sostengono un settore che garantisce il 90% del trasporto merci del nostro Paese») e infine ricorda che in realtà i sostegni finanziari non sono un’esclusiva dell’autotrasporto («Il governo di cui ha fatto parte ha finanziato anche le autostrade del mare, esperimento riuscitissimo che ha tolto dalla strada ben500.000 tir all’anno e ha incentivato il trasporto merci su rotaia»).
Fin qui il dibattito vis-à-vis. Poi, appena la notizia viene consegnata alle agenzie si rincorrono i commenti. Qualcuno (pochi) di sostegno a Moretti, altri (i più) di totale contrarietà. Tra i primi c’è quello di Umberto Nespoli, segretario nazionale Attività ferroviarie-Ugl Trasporti («Il governo, invece di distribuire risorse a pioggia all’autotrasporto, dovrebbe finalizzare i fondi esistenti alla promozione del trasporto ferroviario prevedendo un bonus per chi utilizza il trasporto su treno»), tra i secondi compare invece la vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera, Silvia Velo, che sicuramente rilascia la dichiarazione più interessante e completa perché in qualche modo non dà ragione a nessuno, ma rimette a posto i pezzi della polemica. «Io eviterei di fare la gara a chi dare o a chi non dare – chiarisce innanzi tutto Velo a Siciliaway – anche perché sappiamo bene che le risorse date ai camionisti in realtà sono risorse che lo Stato mette a copertura di sue inefficienze, pedaggi autostradali troppo alti, costo del carburante e delle assicurazioni troppo alti». Tutti settori che, secondo la parlamentare del PD, dovrebbero essere sottoposti a processi di liberalizzazione che finirebbe per generare risparmi agli operatori. Ciò detto Velo si dice d’accordo a far crescere il trasporto su ferro, anche tramite investimenti dello Stato, perché sarebbe una scelta in grado «di far risparmiare, a lungo andare, tutto il sistema».
La palma del commento più graffiante invece spetta a Paolo Uggè, il quale, in veste di vicepresidente di Confcommercio, diagnostica in Moretti una sorta di duplice personalità. «A volte Moretti – spiega Uggè – riconosce la necessità che il mondo del trasporto trovi sintonie con quello delle ferrovie e a volte prova a mettere sotto accusa l’Esecutivo di turno utilizzando abilmente l’accusa di finanziare il trasporto su gomma, dimenticando che le ferrovie hanno ricevuto dallo Stato negli ultimi anni migliaia di miliardi». Ma il graffio del presidente di Fai-Conftrasporto si esprime soprattutto quando ricorda che le risorse date all’autotrasporto «sono un modo per abbassare il costo del trasporto per le imprese produttive» e che «se non fosse per il trasporto su gomma i prodotti nazionali resterebbero presso le aziende produttrici, visto che Trenitalia, nonostante gli ingenti finanziamenti, continua a perdere quote di mercato rispetto alle imprese ferroviarie private che assicurano ormai il 30% del trasporto su ferro».
Più chiaro di così…

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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