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Odore di mafia: in amministrazione giudiziaria un’azienda di trasporti dell’alessandrino

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Da oggi in poi i beni e le attività della Nuova Trasporti di San Giuliano Vecchio (AL) verranno amministrati giudizialmente. Lo ha stabilito il Tribunale di Alessandria al termine di un’inchiesta, condotta da Polizia e da Guardia di Finanza, iniziata quando, poco più di un anno fa, effettuando dei controlli lungo i cantieri della Strada Provinciale 35 ter, tra Novi e Serravalle, vennero trovati a lavorare proprio i veicoli della Nuova Trasporti, senza che però la stessa azienda fosse munita di un regolare contratto di appalto o di subappalto. L’azienda, in realtà, disponeva di 10 veicoli e di 12 dipendenti tutti regolarmente assunti, ma scavando nel suo passato sono presto venute fuori delle relazioni molto strette con aziende legate alla criminalità organizzata. Relazioni che, detto genericamente, servivano a scambiarsi favori in maniera poco pulita.
Ma che ci sia qualcosa di più gli inquirenti cominciano a subodorarlo quando, all’indomani dell’inizio dell’inchiesta, lo storico titolare della società, Carmine Verterame, finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta «Infinito» della DDA di Milano, intesta tutto a suo padre Giovanni e questi, a sua volta, al genero Antonio Tipaldi, il quale risulta attualmente residente in Calabria in località sconosciuta, tanto che la questura non è stata in grado di notificargli l’atto di amministrazione giudiziaria. Anche se, in questo caso, la mancata notifica, non comporta invalidità o sospensione. 

Fatto sta che di fronte a tutti questi sospetti passaggi di mano tra parenti, probabilmente finalizzati proprio a evitare confische, il Tribunale, anche per salvaguardare la situazione occupazionale dei 12 dipendenti dell’azienda, ha nominato un curatore che provvederà alla gestione temporaneamente. Nel senso cioè che ha sei mesi di tempo per capire se in effetti esistono o meno condizionamenti della criminalità organizzata. In pratica, quello dell’amministrazione giudiziale – istituto utilizzato soltanto raramente da Tribunale del Nord Italia – è il primo passo per sottrarre l’azienda alla gestione dei suoi titolari, sulla base di presunte relazioni mafiose. Se poi effettivamente queste relazioni dovessero risultare manifeste, a quel punto il Tribunale provvederà al sequestro dei beni aziendali.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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