Come annunciato negli scorsi giorni, alle 7 in punto di stamattina è cominciata la protesta degli autotrasportatori siciliani contro il caro navi e gli aumenti nelle tariffe per il trasporto delle merci via mare.
Al momento il blocco ha interessato soprattutto Catania, dove diverse decine di aderenti alle varie associazioni di categoria e al Movimento dei Forconi stanno presidiando l’ingresso Darsena del porto, vicino alla zona del Faro Biscari. L’accesso è bloccato da Aias – una delle sigle, insieme ad Aitras e Trasportounito, ad aver lanciato l’idea della protesta – alla presenza di Mariano Ferro e Franco Crupi dei Forconi, Salvo Fleres, ex deputato e coordinatore nazionale di Siciliani verso la Costituente, e gli attivisti dei gruppi Antudo e Comitato reddito casa lavoro. Le navi in partenza sono rimaste ferme, ma non si sono registrati, almeno per il momento, particolari rallentamenti nella circolazione stradale e nell’ingresso al porto.
Più tranquilla invece la situazione, secondo le notizie fornite dalla Capitaneria di porto e dalla Autorità portuale, nei porti di Palermo e Termini Imerese, dove non risultano impedimenti dell’attività di scarico e carico delle merci e i manifestanti protestano all’ingresso dei mezzi pesanti senza però bloccarli. Ugualmente regolare la vendita dei prodotti ortofrutticoli nei tre importanti mercati della Sicilia Sud Orientale, Vittoria, Donnalucata e Santa Croce Camerina, presso i quali i camion stanno caricando per consegnare fuori isola.
La protesta, che riguarda anche la Sardegna, con manifestazioni al porto di Olbia, è indirizzata, come detto, contro l’aumento dei noli marittimi, con i costi in crescita del 25% per le ditte di trasporto, un’imposizione delle compagnie di navigazione che devono adeguarsi a indicazioni internazionali sulla riduzione dell’inquinamento. Così dal 1° gennaio, per esempio, il costo del biglietto nella tratta Palermo-Genova è aumentato di 200 euro ad autocarro. La protesta, che interessa solo il traffico merci ed è iniziata intorno a mezzanotte scorsa, andrà avanti, nelle intenzioni degli organizzatori, a oltranza, fino quando non verrà trovata una soluzione.
«Catania oggi è un porto chiuso – ha commentato Ferro rivolgendosi alle compagnie marittime – Chi guida giorno e notte per trasportare le vostre merci vuole solo guadagnare dal lavoro pesante che fa e non vuole fallire. Se non siete d’accordo, dategli una protesta alternativa per farsi rispondere dal Governo».
«Non sta scritto da nessuna parte che le spese degli armatori debbano ricadere su noi autotrasportatori – ha aggiunto Giuseppe Richichi, presidente del consorzio Aias – Ma non vogliamo ripetere i blocchi del 2012, questa è una protesta di categoria».
Intanto arrivano i primi messaggi di solidarietà dalla politica siciliana: «Agli autotrasportatori va la solidarietà del mio governo. Abbiamo già chiesto a Roma un incontro urgente e restiamo in attesa della convocazione», ha detto il presidente regionale Nello Musumeci, il primo a parlare del caro-navi. Vicinanza agli autotrasportatori è stata espressa anche da Vincenzo Figuccia, deputato regionale dell’Udc: «La Sicilia e gli autotrasportatori pagano già un costo abnorme per trasferire merci e prodotti nel resto del Paese e in Europa a causa della marginalità della nostra regione. È indispensabile un’iniziativa seria per agevolare l’autotrasporto con misure per defiscalizzare i carburanti e calmierare i prezzi dei pedaggi».
«Sacrosante sono le richieste avanzate al Governo nazionale – sottolinea in una nota Unicoop Sicilia, l’associazione delle cooperative – dallo stanziamento di fondi all’istituzione di un tavolo tecnico permanente per risolvere tutti i problemi dell’autotrasporto siciliano». Al centro delle rivendicazioni non c’è infatti solo l’aumento dei costi sulle autostrade del mare, ma la modifica dell’incentivo Mare Bonus che, secondo gli autotrasportatori, dovrebbe essere erogato direttamente a loro e non agli armatori, ritenuti «incapaci di sfruttarlo per non farsi trovare impreparati a questa scadenza». Inoltre si richiedono risposte a brevissimo termine per l’annoso problema dell’autostrada Palermo-Catania, interrotta in direzione del capoluogo etneo perché il viadotto Cannatello, 4 km tra Ponte Cinque Archi e Resuttano, è a rischio crollo. I trasportatori non riescono infatti a fare andata e ritorno tra le due città nelle 9 ore di lavoro, per cui hanno bisogno di un doppio turno e vengono deviati su percorsi complicati o sulla Palermo-Messina che, oltre ad allungare di molto i tempi, “raddoppia i costi visto che è l’autostrada più cara d’Italia”.
Nel frattempo oggi pomeriggio al ministero dei Trasporti a Roma è stato convocato un tavolo per trovare delle soluzioni. «Ma non ci hanno chiamato, chi è qua a manifestare non potrà partecipare a quella riunione», lamenta Richichi. Nella sede di piazzale Porta Pia, infatti, sono state invitate tutte le sigle dell’autotrasporto iscritte all’albo del Ministero, tra cui Trasportounito, e sarà presente anche il Tavolo blu delle associazioni e dei movimenti, nascitura formazione politica vicina a Salvo Fleres. Nel corso della riunione saranno affrontati gli argomenti più urgenti posti dalle associazioni rappresentative degli operatori. In particolare verranno prese in esame le proposte per sostenere il settore del trasporto merci e il suo ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’economia di Sicilia e Sardegna.
«Il risultato minimo del tavolo a Roma – ha spiegato Maurizio Longo di Trasportounito – è la cancellazione o il rinvio dell’aumento dei noli. Se lo otterremo, i blocchi cesseranno e da lì si potrà ripartire per pianificare un nuovo sistema di incentivi».
Sempre nel pomeriggio un altro incontro si terrà a Palermo, voluto dall’assessore regionale ai Trasporti, Marco Falcone.