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Ricerca Trasportounito: 25mila imprese di autotrasporto sono andate all’Est e mai più torneranno

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25.000 aziende di autotrasporto, con una dimensione media di 40-50 mezzi, hanno delocalizzato la propria attività all’Est, in qualche caso trasferendo completamente l’impresa, in altri aprendo nuove società, in altri ancora creando delle soluzioni logistiche o commerciali in grado di supportare l’intera organizzazione. È la conclusione a cui giunge una ricerca di Trasportounito, quantificando anche il mancato incasso per l’Erario prodotto da questo esodo di massa: oltre 8 miliardi di euro tra oneri, imposte dirette, accise sui carburanti e tasse. Ai quali poi vanno aggiunti i danni sociali derivanti dalla perdita secca di 120 mila posti di lavoro e dalla contrazione drastica di tutto l’indotto al servizio delle aziende di autotrasporto, che ha causato, per esempio, la riduzione o la chiusura sia di officina di riparazione e manutenzione, sia di concessionari di veicoli industriali.

Ma Maurizio Longo, segretario generale dell’associazione, non punta il dito contro queste imprese, che nella sua analisi “testimoniano che l’Italia è ormai definitivamente fuori dal mercato, che ha posto in essere tanti e tali vincoli, ostacoli normativi e burocratici, ma anche forme di pressione non solo fiscale, che rendono il nostro paese incompatibile con la sopravvivenza delle imprese di autotrasporto e di logistica”.

Cosa si può fare allora per arginare la delocalizzazione? “Cercare di arginare il fenomeno – spiega Longo – equivale a confondere causa con effetto: gli imprenditori del settore fanno e cercano di fare impresa, e questo non è possibile in un paese fiscalmente letale che alle tasse somma i danni quotidiani di una struttura operativa anacronistica”.

Ragion per cui le imprese “fuggite” non le vedremo più tornare? “Non esiste neppure la più lontana speranza – conclude il segretario di Trasportounito –  di riportare a casa le attività delle aziende”.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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