Come previsto, l’agitazione degli autisti francesi, cominciato domenica 22 gennaio, sta prendendendo slancio. Fin dalle prime ore del mattino da diversi parti del Paese si sono diffuse notizie di “operazioni lumaca” e blocchi dei camion. La cosa era prevista per la proclamazione dello sciopero anche da parte della principale organizzazione sindacale della categoria – la CFDT – che fino a oggi non aveva preso parte alla agitazione.
Continua peraltro il “bon ton” degli scioperanti, che lasciano defluire il traffico leggero, volendo esplicitamente colpire le aziende dell’autotrasporto e non tutti i francesi. Si creano dunque lunghe “code” ma non ci sono blocchi totali. Qualche apprensione c’è poi in quelle zone dove sono state attivate barriere che bloccano le autocisterne che devono caricare presso le raffinerie. Evidentemente se queste azioni proseguiranno prima o poi la rete di distribuzione dei carburanti resterà a secco. E tra le zone interessate da questa “tattica” c’è la regione parigina. Dalle prime ore del giorno è infatti bloccata la raffineria di Grandpuits, che appunto rifornisce l’Ile de France, la regione della capitale francese. Azioni analoghe sono iniziate nella notte attorno alle raffinerie di Lione, La Rochelle. Altri poli di traffico toccati sono Bordeaux, Caens, Rennes, Chambery, Tolosa, Nantes, Rouen, e lungo la direttrice Parigi-Reims.
Insomma, la situazione ha subito una evidente accelerazione rispetto ai giorni scorsi. Ciò nonostante sia stato annunciato che domani ci sarà un incontro tra le parti, in pratica la ripresa della trattativa. Tre organizzazioni padronali hanno infatti deciso di accettare il confronto, sia pure ponendo la condizione che non si parli solo delle richieste sindacali ma si ampli la discussione a tutti i problemi che sta vivendo il settore.
Al centro dell’attenzione infatti ci sono principalmente le questioni salariali, con gli autisti che chiedono un aumento complessivo del 5% e le aziende che sostengono di non poter andare oltre l’1-2%. Ma certamente i nodi da sciogliere sono diversi.
Da parte delle aziende c’è infatti la volontà di ampliare il terreno della trattativa, ponendo sul tappeto altre questioni che incidono sullo svolgimento del lavoro e sui costi.
Nel riaffermare l’insostenibilità economica delle richieste sindacali, i rappresentanti delle aziende di autotrasporto hanno infatti proposto di discutere anche di tutto ciò che va a incidere sui costi aziendali. Tra gli argomenti introdotti c’è quello dei tempi di attesa per le operazioni di carico e scarico.
Le organizzazioni delle aziende hanno fatto presente l’opportunità di adottare un sistema che riduca l’incidenza dei tempi di attesa sui costi del trasporto che, a detta delle aziende, rende meno competitivo l’autotrasporto francese rispetto alla concorrenza straniera.
Gilles Mathelié-Guinlet, segretario della Otre (Organisation transporteurs routiers européens) ha dichiarato «non è più concepibile che le aziende francesi perdano circa il 30% del tempo di guida dei loro autisti nei confronti della concorrenza europea, soltanto per il diverso modo di considerare i tempi di disponibilità dei propri autisti». L’Otre propone di non considerare i tempi di attesa come ore di lavoro e quindi di guida, riconoscendo comunque una paga sia pure ridotta. A dire il v ero la materia è regolamentata da criteri comunitari, che non dovrebbero permettere le disparità denunciate dal segretario dell’Otre, ma sicuramente non sarebbe la prima volta che normative europee vengono applicate in modi e misure diverse… Senza contare poi che la concorrenza citata dal dirigente dell’organizzazione padronale potrebbe anche essere quella extracomunitaria.