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Il nuovo autoporto in Valsusa scatena le proteste dei no TAV (e non solo)

L'approccio del nuovo autoporto in corso di realizzazione a San Didero, in Valle di Susa, è quello di investire in materiali, lavorazioni e tecnologie studiate in ottica green. Questo, però, non ha evitato le proteste dei no TAV, dei comuni limitrofi e di Legambiente

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La recente partenza del cantiere dell’autoporto del “Moncenisio” tra San Didero e Bruzolo ha riacceso non poche polemiche (oltre che scontri) la scorsa settimana da parte dei no TAV. L’opera è collegata agli interventi per la realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione e ha l’obiettivo di creare un parcheggio per i mezzi pesanti (che sostituirà quello di Susa), un’area di servizio e un nuovo posto di controllo centralizzato (PCC). Il collegamento con la statale sarà realizzato attraverso una rotonda e l’accesso dall’A32 sarà garantito da due nuove rampe di immissione e uscita a scavalco dell’autostrada.

I lavori del nuovo autoporto valgono 47 milioni di euro e si svolgono in un’area di circa 68.000 mq tra la A32 e la S.S.25 del Moncenisio (tra San Didero e Bruzolo). Sono gestiti da Sitaf – concessionaria dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia – per conto di TELT (Tunnel Euralpin Lyon-Turin).

Un cantiere di 68.000 mq tra la A32 e la S.S. 25 del Moncenisio

Il progetto di realizzazione dell’autoporto è di fondamentale importanza per chi attraversa le Alpi, perché da lì in caso di eventi eccezionali come, per esempio, nevicate o incidenti all’interno del traforo del Frejus, si potrà far confluire i mezzi pesanti nell’autoporto in attesa che vengano ristabilite le normali condizioni di viabilità, evitando così lunghe code di mezzi pesanti che potrebbero congestionare ulteriormente il traffico.

La realizzazione del progetto ha ottenuto l’approvazione da tutti gli uffici competenti e mira a minimizzare l’uso delle superfici forestali sul territorio: l‘interferenza della nuova opera costituisce lo 0,5% dei boschi dei Comuni di San Didero e Bruzolo e lo 0,08% del totale di boschi presenti nel fondovalle, intorno alla Dora Riparia.

Questo però non sembra essere stato sufficiente a placare gli animi. L’inizio dei lavori, infatti, ha scatenato le proteste degli attivisti no TAV che hanno bloccato l’A32 oltre ad aver compiuto atti vandalici che hanno visto, nella notte del 18 aprile, lanciare sassi e fuochi d’artificio contro il cantiere.
Per la sicurezza dei cantieri sono stati investiti quasi 4,7 milioni di euro, il che la dice lunga sulla portata delle proteste sulla Torino-Lione.

Al malcontento dei no TAV si sono aggiunte anche le proteste dei sindaci dei comuni limitrofi, tra cui San Didero, oltre a quelle di Legambiente che da sempre ha considerato la Torino-Lione come un consumo di suolo oltre che di risorse pubbliche.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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