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Savona, titolari di azienda di autotrasporto accusati di far guidare oltre i limiti e con camion insicuri i propri autisti

Imponevano agli autisti di guidare in modo illegale, oltre i tempi imposti dalle normative e con veicoli inadeguati o poco efficienti. E per di più con la pressione che, in caso di rifiuto, scattava il taglio della retribuzione. Con queste accuse sono finiti agli arresti domiciliari tre titolari di un'azienda di autotrasporto di Savona e altre due sono state denunciate

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Il lavoro è un diritto; sfruttarlo in modo illegale, vale a dire costringendo le persone a lavorare senza rispettare le normative, è un reato anche molto grave, punito dal codice penale con una reclusione fino a otto anni. Ed è esattamente questo reato, per di più aggravato dal ricorso a minacce e a pressioni psicologiche, quello che la procura di Savona contesta a cinque titolari di un’azienda di autotrasporto del Savonese, anche se al momento attuale ne ha sottoposti tre agli arresti domiciliari, mentre per le altre due è scattata una denuncia. 
L’operazione, ribattezzata Under Pressure e condotta dalla polizia stradale di Savona in collaborazione con l’Ispettorato del lavoro, ha fatto emergere clamorosi comportamenti scorretti da parte delle persone indagate. L’accusa cioè è quella di aver fatto guidare gli autisti ben oltre i tempi massimi previsti dalla normativa, impedendo loro di effettuare i riposi imposti per legge, in modo da incrementare il numero di viaggi portati a buon fine e, quindi, la possibilità per l’azienda di fatturare e creare utili.

Altra richiesta illegale che giustificherebbe lo sfruttamento del lavoro riguarda l’imposizione di condurre veicoli «non idonei o non perfettamente efficienti» – si scrive nelle indagini senza meglio specificare in che senso. E quindi si potrebbe presumere che si trattasse di veicoli vetusti, con sistemi frenanti scarsamente efficienti o comunque poco adatti a portare a termine il lavoro richiesto. In questo caso la pressione psicologica era particolarmente forte, visto che, chi si rifiutava di assecondare tale richiesta, subiva una riduzione, se non addirittura un taglio netto della retribuzione mensile. Inutile sottolineare come questo comportamento, oltre che lesivo della persona che subisce le minacce, finisce per mettere a repentaglio la sicurezza di chi si trovasse a condividere la stessa strada con il veicolo (non efficiente) in questione

Ultimo dettaglio sottolineato nel rapporto dell’indagine, riguarda la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e la mancata fornitura agli autisti degli obbligatori dispositivi di protezione individuali. Dagli atti non si capisce se tale lacuna investisse anche la fornitura di mascherine, ma a questo punto ci sarebbe ben poco da stupirsi.

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