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Tre autisti multati per manomissione del tachigrafo. Uno dei tre aveva patente e CQC scadute

Uno a Roma Sud, uno a Fossano (Cuneo) e un altro al casello di Alessandria Est. Tre controlli della polizia stradale tra giovedì e venerdì in tre luoghi diversi e tutti puniti con la sanzione di 1.736 euro, aggravato dal ritiro della patente. Ma nell’ultimo il conducente viaggiava anche con patente e CQC scadute. E per lui ovviamente la sanzione è stata maggiore

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Tre autisti di camion, tutti di età e di origine differente, sono stati pizzicati dalla polizia stradale tra giovedì e venerdì scorso mentre viaggiavano con un tachigrafo manomesso. E tutti sono stati puniti con la sanzione di 1.736 euro, unita alla sospensione e al ritiro della patente tra i 15 giorni e i 3 mesi. In particolare, un conducente è stato fermato al casello autostradale di Alessandria Est, un altro a Fossano, nel cuneese, un altro ancora nei pressi di Roma Sud. Tutte storie analoghe, che forniscono la conferma – semmai ce ne fosse bisogno – che la manomissione del tachigrafo finalizzata ad aggirare il rispetto delle ore di guida e di riposo è ancora largamente diffusa. Anche se dei tre casi, forse quello più grave e per certi versi anche incomprensibile è il primo, perché lì gli agenti del Distaccamento Polizia Stradale di Tortona (AL) che stavano pattugliando l’uscita del casello di Alessandria Est sono arrivati a riscontrare il taroccamento del tachigrafo soltanto in un secondo momento, perché inizialmente andando a verificare la patente e la carta di qualificazione del conducente (CQC) hanno saputo appurato che in entrambi i casi questi documenti erano scaduti. Cosa di cui evidentemente l’autista era consapevole, ma non è stato un motivo sufficiente per rispettare i tempi di guida. La modalità con cui raggiungeva tale obiettivo è presto detto e anche questo comune – o quasi – alle tre situazioni sanzionate: vale a dire un posizionamento di un magnete sul cambio del camion per bloccare le registrazioni dello strumento tachigrafico. In questo caso, gli agenti, dopo aver appurato sul posto la manomissione grazie al software police control, punivano l’autista con una sanzione che superava i 2.000 euro, con il fermo amministrativo del veicolo e in più gli imponevano l’obbligo di sottoporsi alle visite di revisione patente. Poi, per verificare eventuali strascichi dell’infrazione, inviavano gli atti all’Ispettorato del Lavoro affinché effettuasse le verifiche del caso presso la sede del datore di lavoro.

Molto più regolare il caso di Roma Sud, dove l’autista veniva fermato dagli agenti che poi dalla strisciata rilevavano come in realtà nei momenti precedenti al controllo il camion era fermo. A quel punto per capire meglio la ragione di questa falsa registrazione, portavano il camion in un’officina specializzata dove effettivamente veniva rinvenuto un apparecchio elettronico collegato a un sensore, governato da una calamita.

Nel terzo caso, invece, a effettuare il controllo nei pressi di Fossano era la polizia stradale di Cuneo e l’autista sottoposto a verifica era un italiano di 33 anni. Anche qui veniva trasferito il camion in un’officina e anche qui veniva rinvenuto un congegno elettronico, ma qui, in più, c’era un telecomando presente in cabina che azionava e staccava il solito magnete.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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