È scattata dal 1° settembre e si protrarrà fino al 12 dicembre la chiusura totale del traforo del Monte Bianco, interessato dai lavori di rifacimento di due porzioni della volta. Una chiusura che in termini logistici vuol dire congestione, extra costi e tempi più lunghi nei collegamenti con la Francia. Una vera e propria crisi non del tutto risolta con il ripristino del collegamento del Frejus: secondo le stime del Gruppo Europeo di Interesse Economico del Traforo del Monte Bianco (Tmb-Geie) circa il 90% dei mezzi pesanti si dirigeranno verso il traforo del Frejus, mentre i veicoli leggeri si distribuiranno, a seconda di provenienza e destinazione, tra il Gran San Bernardo, il Frejus e i colli alpini.
La FAI chiede la revisione del Protocollo delle Alpi
Il Piemonte rimane la regione più interessate dalla congestione e dai disagi, ma insorge anche la Fai a livello nazionale che chiede la revisione del Protocollo delle Alpi. “La FAI/Conftrasporto lo ha ribadito più volte: il tema del Protocollo delle Alpi è uno dei punti centrali della sua politica dei trasporti – si legge in una nota – Eppure, al di là di qualche presa di posizione isolata, il mondo della rappresentanza del sistema produttivo resta in silenzio o, al massimo, si limita a qualche timido accenno”. Paolo Uggè, presidente della Fai, chiede un intervento urgente del Governo. “Possibile che non ci si renda conto che i continui blocchi alle vie di uscita delle merci dal Paese finiranno per rallentare la crescita, ridurre la competitività delle imprese italiane e mettere a rischio una quota significativa del prodotto nazionale? – prosegue la nota – Dopo la lunga chiusura del Frejus, ora tocca al Monte Bianco. Non serve molta fantasia per pensare che non si tratti solo di coincidenze. Se il Governo non agirà rapidamente, l’Italia rischia seri problemi: con il Brennero da una parte e il Bianco dall’altra, si mette in difficoltà circa il 50% dell’economia nazionale.”
Itinerari alternativi
La società di gestione del tunnel, la Sitmb, consiglia alcuni itinerari alternativi (si veda la foto sotto), mentre il Geie-Tmb starebbe vagliando vari scenari per proseguire i lavori dopo questa interruzione totale.

“Uno è quello che stiamo attuando, cioè con chiusure trimestrali annuali e quindi con parecchi anni che dovrebbero impegnarci (fino al 2050, ndr) – ha detto al Tgr Valle d’Aosta Riccardo Rigacci, direttore gerente del Geie-Tmb – Stiamo esaminando anche altri scenari con chiusure totali o parzialmente di lunga durata o media durata. Tutti scenari ad esame che dovranno essere poi valutati dalla commissione intergovernativa”.
Nel 2024, il primo cantiere test sulla volta del traforo – lungo 11,6 chilometri – aveva portato a una chiusura totale dal 2 settembre al 16 dicembre. A fronte dei 600 metri di volta da ricostruire previsti, era stato possibile intervenire su poco più della metà (328 metri). Quest’anno la chiusura, per un periodo analogo, riguarderà lavori su un tratto di 254 metri.