Com’era facile prevedere, l’ordinanza del 21 giugno della Corte di Giustizia europea ha scatenato un piccolo smottamento politico. Parliamo di logiche politiche, ovviamente, perché dal punto di vista giuridico, vista l’avvenuta abrogazione della norma da poco meno di due anni, le uniche conseguenze possono scaturire riguardano il contenzioso attualmente ancora in corso.
Fuori dalle aule giudiziarie però gli animi si scaldano. Il presidente di FAI-Conftrasporto (e vice presidente di Confcommercio) Paolo Uggè, appena diffusa l’ordinanza dell’Alta Corte, ha subito richiesto al governo di «rendere efficaci quelle norme così imprudentemente cancellate». Amedeo Genedani, presidente di Confartigianato Trasporti (e presidente di Unatras) gli ha fatto eco: «Dunque i costi minimi, determinati dal ministero dei Trasporti, sono pienamente legittimi e non contrari ai principi comunitari stabiliti dai Trattati europei», perciò, «il ministro dei Trasporti Delrio deve ripristinare questo meccanismo con valori certi ed esigibili, come abbiamo chiesto a più riprese al tavolo di confronto col Governo, per la tutela della sicurezza stradale e sociale».
Ancor più categorica Anna Manigrasso, presidente di Assotir: «Pretendiamo che il ministero – ufficialmente e con un’evidenza che possa essere tale da costituire monito a chiunque – stabilisca quali siano, a suo giudizio insindacabile – per ciascun tipo di servizio e per ciascuna tipologia di carico e di veicolo utilizzato – i costi che possono assicurare che il prezzo del trasporto pattuito tra le parti, corrisponda al rispetto delle condizioni minime che garantiscano la sicurezza di quel trasporto e la legalità della sua effettuazione».
Sull’altro versante, Confetra ha subito fatto notare che l’ordinanza «non esamina l’inidoneità degli stessi a perseguire l’obiettivo della sicurezza» e che sui costi minimi emanati dal ministero deve ancora pronunciarsi il Tar del Lazio, il cui esame è previsto per il prossimo gennaio.
Ma tempo qualche giorno, alle parole hanno fatto seguito i fatti. O, come spesso accade, i testi scritti sotto forma di lettera. Ed è quanto ha fatto effettivamente l’Unatras, il raggruppamento che raccoglie la maggior parte delle associazioni, che ha scritto direttamente al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, oltre che al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, e al sottosegretario con delega all’autotrasporto, Simona Vicari, per chiedere tout court il «ripristino dei costi di esercizio delle imprese di autotrasporto».
Ma nella lettera, oltre che ai costi minimi, si riproponevano in elenco tutte le altre rivendicazioni rimaste in sospeso dopo l’incontro dello scorso mercoledì 26 ottobre con la stessa Vicari. Rivendicazioni che attendono un riscontro entro un termine perentorio – la fine di novembre – oltre il quale le associazioni aderenti a Unatras «metteranno in campo le necessarie azioni a tutela della categoria».
Ma vediamo quali sono nel dettaglio queste rivendicazioni :
– avvio della decontribuzione in regime de minimis, per cui si attende la circolare operativa dell’Inps, per gli autisti impiegati nei trasporti internazionali nel corso del 2016;
– misure di contrasto al dumping sociale, per cui si attendono le disposizioni per la piena applicazione del d.lgs 136/2016 anche ai trasporti internazionali, come già fatto da Francia e Germania;
– tempi di pagamento certi per le imprese del settore;
– intervento sul calendario dei divieti di circolazione dei mezzi pesanti del 2017, che al momento prevede delle giornate aggiuntive di divieto.
In relazione all’ultimo punto Unatras e Anita hanno già comunicato, con una nota congiunta, le loro critiche alle proposte del MIT sottolineando come il calendario sia stato stilato su una impostazione che frena la produttività, minando la timida ripresa economica del Paese.