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«Stop alla violenza sulle donne»: un grido da portarsi dietro

Un semirimorchio rosa contro la violenza di genere. L’idea è venuta ad Annalisa Palazzetti e Augusto Cucchiarini, titolari della Cucchiarini Trasporti, per provare a porre un freno a una deriva, per ribadire che ciò che troppo spesso è riferito dalle cronache non può essere la normalità. Soprattutto per i più giovani. E l’idea poi si è trasformata in una dichiarazione viaggiante…

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Il telegiornale trasmette l’ennesima notizia di un femminicidio, un dolore che stiamo assimilando come normale, a forza di provarlo, di sentirlo ripetere.

Annalisa Palazzetti e Augusto Cucchiarini sono seduti a tavola per condividere la pausa pranzo di una giornata lavorativa alla Cucchiarini Trasporti, azienda di cui sono i soci titolari. Si guardano e sentono che quel peso non si può più trasportare e così decidono che quella non deve più essere la normalità, né per loro, né per tutti i giovani, a partire da quelli più vicini «La moglie di Augusto era incinta della seconda figlia. Io ho un figlio maschio – racconta Annalisa – Ci siamo detti: non possiamo lasciare che questa sia la realtà in cui crescono i nostri figli».

L’elemento scatenante – per fortuna – non è una storia di violenza vissuta in prima persona, ma la consapevolezza e la volontà di portare un cambiamento attraverso i propri strumenti e le proprie possibilità. Così, quel giorno è nata un’idea semplice, ma potente: trasformare un semirimorchio in un manifesto itinerante con un messaggio chiaro, netto, impossibile da ignorare.

Rosa, visibile, coraggioso.

Un mezzo pesante che trasporta un carico straordinariamente importante: la cultura della non violenza.

Da qui, grazie alla collaborazione con TMT International, costruttore marchigiano di allestimenti per veicoli industriali, il progetto prende forma. Il modello scelto è il TMT Conchiglia, un semirimorchio top di gamma, versatile e sicuro. Ma in questo caso è il colore – il rosa – a esprimere la presa di posizione, a rendere il suo carico superiore in qualche modo al valore della merce. 

La scritta, in più lingue, grida: «Stop alla violenza contro le donne». Diventa simbolo di un gesto rivoluzionario anche dove non te lo aspetti.

Il mezzo è stato presentato ufficialmente a Misano e da lì è partito per il suo consueto lavoro verso le strade di tutta Europa«Probabilmente non apparirà come una grande iniziativa, ma volevamo fare qualcosa di immediato, qualcosa da poter realizzare velocemente con i nostri mezzi. Noi abbiamo i camion che circolano per tantissimi chilometri ogni giorno per tutta Europa. Questo lo noteranno tutti».

Nel solo 2025, il ministero dell’Interno ha registrato in Italia 54 vittime di femminicidio, ma la violenza non è solo quella che arriva al telegiornale. È fatta anche di parole, di gesti, di pressioni invisibili.
È una piramide: alla base, ciò che la società ancora tollera o minimizza; al vertice, i reati più gravi. E senza quella base, la punta non esisterebbe.
Nel mondo del trasporto — dove le donne rappresentano ancora una minoranza (inferiore al 3% tra gli autisti e intorno al 22% nell’intero settore) e i pregiudizi restano granitici — questa consapevolezza può fare la differenza. «Questo settore mi ha dato tanto, ma non è neutro. È profondamente maschilista. Serve cambiare sguardo», dice Annalisa in modo secco.

La violenza di genere non è un problema delle donne. È un problema di tutti. E soprattutto degli uomini. «I nostri figli devono sapere che c’è un altro modo di stare al mondo. Che la forza non è dominio. Che la fragilità non è debolezza», aggiunge Annalisa.

E se è vero che alcune cose si portano dentro, altre invece viaggiano dietro. E così il carico diventa condiviso e quindi non pesa. Perché muove e si muove. E forse, con un po’ di strada e di coscienza in più, riesce anche a cambiarci.

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