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Ditta di trasporto condannata a risarcire 300.000 euro per la morte di 1.500 canarini

La Corte d'Appello di Bologna ha imposto ad un’azienda logistica di risarcire la Federazione ornicoltori italiani. La ditta nel 2016 perse un terzo del carico affidatole per trasportare gli uccelli in Portogallo per i campionati mondiali, non rispettando consigli e indicazioni del cliente

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Effettuare trasporti di animali vivi, in particolare di specie particolarmente delicate e preziose, comporta una serie di attenzioni specifiche e di precauzioni supplementari. Tra queste l’autorizzazione dell’ASL di competenza, la presentazione di un’autodichiarazione o un permesso per viaggi lunghi e la conformità del mezzo di trasporto. I conducenti devono inoltre possedere un certificato di idoneità, che si ottiene frequentando un corso di formazione specifico.

Ciononostante qualcosa può andare sempre storto e, come vedremo in questo caso, le conseguenze possono essere particolarmente gravose per la ditta di trasporto.

IL FATTO

La vicenda risale a oltre 9 anni fa, nel gennaio 2016, quando circa 4 mila esemplari di canarini provenienti da varie zone d’Italia e di diversi allevatori erano stati trasportati in Portogallo per partecipare ai 64simo campionato mondiale di ornitologia che ogni anno premia, in varie categorie, i pennuti migliori.

Il pregiato carico era partito da Piacenza, ma al suo arrivo in Lusitania la brutta sorpresa: 1.500 volatili erano purtroppo morti per mancanza d’aria. La Federazione ornicoltori italiani aveva così avviato un contenzioso giudiziario civile per accertare le responsabilità, ma in primo grado il Tribunale di Piacenza aveva rigettato il ricorso adducendo che la Federazione non aveva spiegato bene il danno e soprattutto il suo ammontare.

LA DECISIONE

Di tutt’altro parere la Corte d’Appello di Bologna, che – seppure dopo molti anni – ha stabilito in sentenza che l’unica responsabile dell’accaduto è stata la ditta incaricata del trasporto e che la Federazione non ha avuto nessuna colpa.

Infatti, secondo le istruzioni impartite dal mittente e documentate dalla lettera di incarico agli atti del processo – spiega la sentenza – il trasporto sarebbe dovuto avvenire garantendo una temperatura di +16 gradi, 9 ore giornaliere di luce e l’apertura delle porte posteriori ogni 4/5 ore. All’arrivo del mezzo nel luogo di destinazione si constatava, come detto, il decesso di 1.565 uccelli. Per la Corte, secondo le testimonianze processuali, i volativi erano morti in ragione della condotta tenuta dalla società che aveva destinato al trasporto un rimorchio rivelatosi una cella isolata, senza prese d’aria, assolutamente inidonea alla movimentazione degli animali. Inoltre, nonostante le specificazioni date alla partenza, non si era neppure provveduto all’apertura delle porte durante il viaggio per consentire il ricambio dell’aria.

LE CONSEGUENZE

La Corte d’Appello bolognese ha quindi ritenuto responsabile la società logistica («che non approntò mezzi idonei al loro trasferimento e non garantì la dovuta vigilanza») e ha anche disposto una perizia proprio per quantificare il danno, spiegando che «in mancanza di criteri specifici, il costo è comunque desumibile dalle testimonianze rese in giudizio, avvalorate dalla consulenza tecnica».

E qui la mazzata: l’azienda è stata condannata a pagare circa 300.000 euro di risarcimento alla Foi, tra danni e spese legali, cifra che verrà poi distribuita tra gli allevatori colpiti. Una somma veramente pesante, che potrebbe avere effetti estremamente negativi sull’attività complessiva dell’impresa.

In attesa di un eventuale ricorso in Cassazione, il consiglio è di riservare nella consegna di animali vivi sempre un’attenzione particolare al modus operandi e al rispetto delle procedure legislative e contrattuali previste per evitare brutte sorprese.

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