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Apre a Brema terzo container-hotel per autisti obbligati a non dormire in cabina: 7,5 mq di stanza per 49 euro

Sono container marittimi riadattati. Il comfort interno non manca: ci sono bagno, condizionatore, wifi, tv satellitare. E viene pure garantita un’insonorizzazione acustica. Ma a conti fatti si tratta di uno spazio appena appena più grande di una cabina. Era questo ciò che voleva il legislatore?

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Dopo aver inaugurato a Loningen, nella Bassa Sassonia, e a Schopfsdorf, nella Sassonia-Anhalt, la catena di alberghi, Roatel hotel, ha aperto nuovi alloggi a Brema, in un’area logistica molto frequentata dai camion. L’idea, concepita da una coppia di imprenditori di Dusseldorf, evidentemente illuminati dal pacchetto mobilità che vieta agli autisti di trascorrere il riposo lungo in cabina, è quella di riciclare container marittimi da 45 piedi, di attrezzarli al meglio, così da poter fornire ai conducenti di camion un alloggio per la notte il più possibile comodo ed economico.

In effetti, all’interno di un container sono state ricavate quattro stanze, ognuna dotata di finestra, di bagno, di aria condizionata, di wifi e di tv satellitare. Anche se tutto questo è stato stipato in uno spazio di 7,5 metri quadri, con un’altezza interna che arriva i 2,50 metri. All’atto pratico, quindi, è sicuramente più grande di una cabina, ma non così tanto. Il vantaggio del container hotel è ovviamente la dotazione del bagno, a fronte però di qualche svantaggio. È vero infatti che l’alloggio viene garantito come insonorizzato, sia a livello acustico che termico, però parliamo di una sistemazione posta comunque lungo una strada di transito. Nel caso dell’ultimo nato, quello di Brema appunto, il Roatel si trova nel parco di GVZ Entwicklungsgesellschaft, all’interno di un’area logistica posta tra un magazzino di Amazon e l’hub DPD. 
E poi c’è il costo, quantificato mediamente in 49 euro, anche se – è facile presumere – le prenotazioni sono legate a un algoritmo che quindi fa aumentare la tariffa in caso di maggiore richiesta e la fa scendere se tende a scemare.

Insomma, la domanda è lecita: siamo sicuri che quando il legislatore comunitario ha introdotto l’obbligo di non trascorrere i riposi lunghi in cabina, immaginasse un ambiente appena appena più grande di quello di una cabina? E se la differenza sostanziale riguarda l’uso di un bagno, è concepibile spendere a questo scopo una cinquantina di euro?

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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