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Beatrice Donghi, dal cantiere al camion inseguendo il sogno dell’autotrasporto

Classe 1995, varesotta, diplomata in lingue, inizia a lavorare nell'azienda di famiglia che si occupa di edilizia. Poi, da qualche piccola consegna con il furgoncino a conseguire le patenti C, E e Cqc, salire su un bilico e non scendere più, il passo è stato breve

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Si chiama Beatrice Donghi, classe 1995 e originaria della provincia di Varese. Colpisce la sua storia perchè Beatrice non è “figlia d’arte”, ma ha un curriculum professionale che lascia innegabilmente di stucco chiunque. Diplomata in lingue, inizia a lavorare da subito nella ditta edile di famiglia. «Dato il mio titolo di studio mi sarei dovuta occupare della parte di ufficio, ma un giorno mi è stata chiesta una mano con il furgoncino della ditta e da quel giorno io l’ufficio non l’ho più visto». All’epoca, però, Beatrice non dava una mano solo alla guida del furgoncino. «Facevo di tutto all’occorrenza, anche la manovale quando c’era da aiutare in cantiere. Preparavo la malta, guidavo gli scavatori e i muletti telescopici. Sono cresciuta tra i cantieri e trovarmi lì a lavorare è stata una conseguenza naturale. Per me era come lavorare con tanti zii, perché i dipendenti mi hanno vista crescere e anche per loro la mia presenza lì era del tutto normale». La strada di Beatrice, però, stava per cambiare e questa volta non per naturale evoluzione delle cose, ma per una passione nascosta in lei da sempre.

Come è andata?

Dopo aver preso la patente C e il CQC per tre anni ho guidato un camion con cassone ribaltabile e gru, ma lavorare in famiglia non è sempre facile, iniziava a pesarmi il fatto che non ci fosse una separazione tra vita famigliare e vita lavorativa e soprattutto più guardavo i camion, più mi brillavano gli occhi e mi convincevo che fosse quella la mia strada. Così ho preso il coraggio con due mani e comunicata alla famiglia la mia decisione – accolta favorevolmente e sostenuta – ho cercato lavoro come autotrasportatrice. Ho mandato una trentina di curricula in una sola notte e la mattina successiva sono stata ricontattata da un’azienda della zona, che è quella per cui oggi lavoro. Per i primi tre mesi ho lavorato nell’ambito dei traslochi e nel mentre studiavo per prendere la patente E, ma dal giorno successivo al conseguimento il mio sogno si è realizzato. Sono salita sul bilico e oggi non ho intenzione di lasciarlo.

Che cosa trasporti?

Di tutto: bobine di carta, tubi di plastica, alimentare non da frigo, polimeri di plastica. Una cosa però è rimasta in comune con il mio precedente lavoro: capita ogni tanto di trasportare ancora cemento.

Che viaggi fai?

Lavoro prevalentemente nel Nord e nel Centro Italia e spesso capita di passare fuori le notti con il camion.

E come ti trovi?

Lavoro da poco in questo settore, ma mi sono resa conto da subito che la situazione per quanto riguarda i servizi non è delle migliori. Quando mi capita di trovare aree di sosta con servizi dedicati alle donne rimango davvero sorpresa, eppure mi è capitato. Una volta in zona Bergamo e un’altra in zona Brescello. Forse è un buon segnale.

Ma oltre alla passione innata, che cosa ti piace di più di questo lavoro?

Devo fare una premessa. Una volta io ero timidissima. Questo percorso mi ha dato fiducia in me stessa e mi ha permesso di aprirmi. Oggi posso dire di essere una persona socievole e anche quando viaggio non sono mai davvero sola perché mi piace parlare con i colleghi, conoscerli e imparare da loro. C’è la socialità alla base di questo lavoro. E poi io sono curiosa. Questo lavoro mi permette di scoprire posti nuovi e imparare a orientarmi. Uno dei traguardi più importanti per me è quando imparo una strada e posso muovermi anche senza navigatore.

Però nel settore ci sono ancora poche donne e ancora meno così giovani…

È vero e infatti gli sguardi strani sono all’ordine del giorno, sta poi alla persona interpretarli e scegliere come reagire. Tra l’altro c’è da dire che a volte sono fraintendibili. Si vede un gruppo di colleghi parlare e si pensa subito male, quando in realtà capita che stiano parlando in maniera positiva e che quegli sguardi non siano di disapprovazione ma di ammirazione. Parlando con i colleghi mi che mi hanno chiesto il perché di questa mia scelta hanno capito che c’è la passione alla base e si sono complimentati.

Progetti per il tuo futuro?

Quando ho scelto questa strada mi sono detta che ero giovane, che sarei comunque stata in tempo per cambiare. È questo il vantaggio di essere giovani, no? Per questo dico alle ragazze che hanno paura di lanciarsi in questa esperienza che ci sono passata anche io e che non si devono preoccupare. Io oggi so che la mia strada è questa e non la voglio cambiare. Certo, devo fare i conti con la realtà. Se vorrò crearmi una famiglia per un po’ di tempo non potrò guidare, devo ragionare su un’alternativa, ma non mi dispiacerebbe propormi come istruttrice di guida per patenti superiori. Mi tengo lo spiraglio aperto e intanto vado avanti a inseguire il mio sogno.

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