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Frida Fiocco, professione autista «Dal mercato al camion. Come cambiare la vita a 40 anni»

Fino a sei anni fa era un’ambulante di frutta e verdura. Poi, dopo che supermercati sempre più diffusi hanno messo in crisi quell’attività, la vita le ha chiesto una strambata. Così, è salita su un bilico e ha indossato una maschera da dura. Ma dietro c’è tanta voglia di normalità

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«Essere uomo o donna dal punto di vista strettamente lavorativo non fa la differenza. Il problema più grande, per noi donne, è il tempo». Frida Fiocco ha le idee piuttosto chiare in merito a questo lavoro. Frida ha 46 anni e vive a Villa Estense, in provincia di Padova, e da quasi sei anni è alla guida di un bilico per il trasporto di frutta e verdura. Le colleghe la descrivono come una che ti osserva guardinga e che non le manda a dire. «La verità è che questo mestiere ti costringe a indossare la maschera da dura – spiega – ma sotto sotto sono una persona normalissima».
Partiamo dalla sua normalità, quindi, per raccontare la sua storia di straordinarietà. Sì, perché le donne autiste oggi sono ancora poche, pochissime verrebbe da dire guardando i dati che fotografano una situazione chiaramente ancora sbilanciata: la percentuale di donne alla guida di un veicolo è ferma al 2%, in Italia così come in Europa, mentre nel 2020 le autotrasportatrici sono calate di mille unità.

Ma come ci è arrivata Frida alla guida di un camion?

Ho iniziato la mia carriera come venditrice ambulante nei mercati, banco frutta e verdura. C’era parecchio lavoro all’epoca e dovevamo utilizzare il camion, per questo presi le patenti, anche se il mezzo che guidavo all’epoca era molto più piccolo del bilico che guido oggi. Poi il mercato è andato in crisi per via dei supermercati e così ho dovuto riciclarmi, anche se cambiare tutto a quarant’anni non è stato semplice. La vita è una serie di coincidenze e così poco tempo dopo ho conosciuto un ragazzo che lavorava nel Consorzio dove poi effettivamente sono andata a lavorare anche io, il Trans Lusia. Sapeva che avevo le patenti e mi ha proposto di provare: se non mi fossi trovata bene avrei sempre potuto cambiare strada.

E invece alla fine quella strada la percorri ancora oggi…

Sì, effettivamente non è così scontato che sia rimasta perché molte donne intraprendono questa professione per poi cambiare dopo pochi anni. Come ho detto, il problema è il tempo che diventa una cosa molto effimera. E così, se una donna ha una famiglia, fare questo mestiere diventa veramente difficile a meno che non ci sia una rete di supporto a casa o non si abbiano figli già grandi. Il lavoro di autista oggi è fattibilissimo, ma senza adeguato supporto, senza adeguata attenzione alle esigenze delle autotrasportatrici, non possiamo pensare che sempre più donne possano fare questo mestiere.

Infatti, i dati dimostrano che nel 2020 circa un migliaio di autiste hanno lasciato la professione, nonostante un leggero aumento negli anni precedenti.

Non escludo che i numeri tornino a crescere anche in futuro, ma perché molte, come fu nel mio caso, lo fanno per necessità. Se da piccola mi avessero detto che avrei fatto la camionista probabilmente non ci avrei creduto, non era nei miei piani, ma solo facendolo mi sono resa conto che è un lavoro che mi piace e che faccio volentieri. Molte donne però vivono situazioni diverse e dopo pochi anni sono costrette a lasciare. Ecco perché ciclicamente i numeri aumentano e poi tornano a scendere.

Tu hai mai pensato di cambiare strada?

All’inizio non è stato facile, devo ammetterlo. Ho girato mezza Italia, principalmente di notte, ed ero sola ad affrontare le difficoltà del caso. Poi con il tempo ho imparato che ci vuole sangue freddo. Quando non trovo la strada, quando sono in una situazione complessa, mi fermo e ragiono. Solo così ho imparato a gestire il mio lavoro.

Hai dovuto però indossare una «maschera da dura» che in realtà non ti rappresenta. Perché?

Lavoriamo in un ambiente tipicamente maschile in cui resta sempre una ventura di maschilismo, è innegabile. Io di mio non ho peli sulla lingua e così ho imparato a rispondere per farmi rispettare. Negli ultimi anni le cose sono un po’ cambiate, la figura della donna autista è più normalizzata, considerando che anche all’estero è abitudine vedere delle donne alla guida di un camion. Ma la strada è ancora lunga per abbattere tutti gli stereotipi che riguardano questa professione. Per esempio, tutti sbagliano, un sinistro può succedere a tutti, ma se sbaglia una donna allora quello stesso sbaglio che avrebbe potuto commettere anche un uomo assume tutto un altro valore.

Tolta la maschera, quindi, chi è Frida nel tempo libero?

Bella domanda! Il tempo da dedicare a me stessa è talmente poco che è difficile descrivere il mio tempo libero. Però mi piacciono molto i cavalli e i gatti e mi piace passeggiare con le amiche sui Colli Euganei e ogni tanto cucinare per loro. Tutte cose che fa una ragazza normalissima.

«Un sinistro
può succedere a tutti,
ma se sbaglia una donna
allora quello stesso sbaglio
che avrebbe potuto commettere
anche un uomo
assume tutto un altro valore»

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