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Martina Ruggeri, presidente FLC Young. Il pensiero giovane per una logistica di domani

Da pochi mesi è stata eletta (prima donna) alla guida del FLC Young, gruppo di giovani under 35 esperti di logistica che mira, tra le altre cose, ad avvicinare le nuove generazioni al settore. Lei è Martina Ruggeri, 30 anni, figlia del noto volto del settore Roberta Gili e oggi responsabile amministrativo-finanziario e responsabile della qualità e GDP per i trasporti ATP di Italia Cargo, l’azienda di famiglia

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«Ammettiamolo, oggi chi si immagina una donna alla guida di un camion? Ancora pochi. Eppure, tante volte non nascondo di averci pensato. Mi metto sul camion e vado io a fare questa cosa, mi sono detta». A rivelarci questa confidenza a margine dell’intervista che state per leggere è Martina Ruggeri, classe 1993, responsabile amministrativo-finanziario di Italia Cargo e da pochi mesi anche la prima donna a ricoprire il ruolo di presidente del FLC Young, branca under 35 del Freight Leaders Council che riunisce esperti di logistica e sostenibilità per avviare un confronto tra le generazioni e guardare con slancio al futuro del settore. Un primato che condivide insieme alla madre, Roberta Gili, che già fu prima presidente donna del Freight Leaders Council e dalla quale oggi sta prendendo le redini dell’impresa di famiglia, ditta di spedizioni internazionali e logistica integrata. Tuttavia, il suo ingresso in azienda è stato tutt’altro che scontato.

Martina, hai fatto il tuo ingresso nell’azienda di famiglia solo nel 2016. Come hai maturato questa decisione e perché ha tardato ad arrivare?

Oggi posso dire di aver avere avuto la fortuna di crescere tra i camion dell’azienda di famiglia, anche se quando si è trattato di dover entrare nel mondo del lavoro non la ritenevo tale. Mi spiego meglio. Quando si cresce in una realtà come quella delle spedizioni dei trasporti ci si abitua ad avere intorno sempre molta gente, al caos, agli orari infiniti, ai genitori che sono spesso assenti. Ecco, questa vita per me non la volevo. Così ho preso una strada diversa, scegliendo di maturare esperienze in contesti completamente differenti. Ho iniziato nel settore commerciale di un’azienda che si occupava di visti, passaporti e legalizzazione di documenti. Dopo tre anni in questa realtà, il cuore mi ha portato a lasciare tutto e trasferirmi in Abruzzo, dove per un paio d’anni ho lavorato in un’azienda agricola. Sono entrambe esperienze che ricordo positivamente e che mi hanno aiutata a crescere, anche con il mio attuale lavoro.

Cosa è cambiato poi?

Nel 2016 sono rientrata a Roma in un momento in cui mia mamma, alla guida di Italia Cargo, aveva bisogno di qualcuno che la aiutasse. Così ho deciso di accettare la sfida e darmi questa possibilità. Ho iniziato da subito a occuparmi degli aspetti amministrativi, cioè mantenendo il background che avevo maturato con le mie esperienze precedenti, ed è venuto fuori che era la strada giusta per me.

Recentemente abbiamo parlato di cambio generazionale in azienda, in particolare da padre a figlia. Nel tuo caso da madre a figlia. Come vivi questo processo?

Prendere le redini dell’azienda dalla propria madre credo che sia un’opportunità addirittura migliore perché oggi in Italia le realtà a conduzione femminile sono ancora poche, per cui si tratta di un’occasione piuttosto rara. Mi permetto di dire che mia madre, poi, è sicuramente un ottimo esempio da cui imparare e dalla quale prendere il testimone. Forse, proprio perché è la mamma, è sempre stata molto attenta agli interessi e alle passioni sia mie che di mio fratello, anche lui oggi in azienda. Nostra madre ha saputo comprenderci e aiutarci, ma lasciandoci liberi di prendere le nostre decisioni. Lo dimostra il fatto che abbia accettato senza problemi la mia scelta iniziale di allontanarmi dall’azienda.

Partecipi spesso a conferenze, anche internazionali, di donne imprenditrici. Su quali punti si sta lavorando, o a tuo avviso bisognerebbe lavorare, per incentivare l’imprenditoria femminile nel settore?

In Italia ci sono ancora stereotipi culturali da abbattere, ancora più evidenti nel nostro settore, e credo che l’unico modo per superarli sia parlarne. Ecco perché sono importanti anche le conferenze di donne imprenditrici cui ho avuto l’opportunità di partecipare in qualità di relatrice, come alla WEIC 2018 a Cuba. Da parte delle donne l’impegno è massimo e da parte mia, personalmente, c’è la volontà di mettermi in prima linea per sensibilizzare sul tema soprattutto i più giovani.

A tal proposito, da pochi mesi sei stata eletta presidente del FLC Young. Un primato che condividi con tua mamma, che a suo tempo fu la prima presidente donna del FLC. Cosa rappresenta per te questo ruolo?

Non nascondo che più volte, prima di candidarmi, ho temuto che qualcuno potesse pensare che se fossi stata eletta il mio ruolo sarebbe stato legato semplicemente al fatto di essere «la figlia di». In realtà, in famiglia ognuno fa le sue esperienze, è un caso – piacevole – il fatto che condividiamo lo stesso primato. Mi sono candidata anche per mettere alla prova me stessa, per cui vivo questo ruolo come una grande opportunità di crescita personale e professionale.

Quali sono i principali progetti ai quali lavorerai durante il tuo mandato?

Il mio programma sarà in continuità rispetto a quello dei direttivi precedenti, ma ho voluto integrarlo con alcuni aspetti per me fondamentali, in primis formazione e sensibilizzazione rispetto a questo settore. Penso che il mondo dei trasporti e delle spedizioni necessiti la stessa rivoluzione che ha subìto qualche anno fa il settore della ristorazione. Grazie a un’attenta operazione di marketing, così la possiamo definire, oggi molti giovani aspirano a fare gli chef oltre che i cuochi. Ecco, sarebbe bello fare lo stesso con il settore della logistica, facendo in modo che più giovani possano aspirare a lavorarci. Sicuramente non è facile, ma da qualche parte bisogna pur iniziare. Ecco perché puntiamo ad avvicinarci alle scuole, ai licei e alle università, per far conoscere il comparto alle nuove generazioni. Il settore raccontato ai giovani dai giovani credo possa avere un maggiore impatto. In secondo luogo, lavoreremo per raccogliere nuove adesioni al nostro gruppo incentivando l’ingresso di nuovi soci attraverso l’offerta di sessioni di formazione, confronto e scambio di conoscenze anche con i soci Senior del Freight Leaders Council. Per esempio, porteremo avanti la tradizione delle Pillole di Logistica: incontri riservati ai soci in cui un esperto approfondisce un tema di particolare interesse. Cercheremo poi di organizzare delle visite presso realtà logistiche interessanti, e naturalmente di creare una sinergia anche con gruppi Young di altre associazioni del comparto.

Oggi il FLC Young conta più di 20 membri esperti di logistica, tutti under 35. Qual è, dal vostro punto di vista, il segreto per avvicinare i coetanei alla logistica?

Credo che sia necessario dare una nuova chiave di lettura del settore. Oggi i giovani sono abituati a un mondo che si evolve e cambia rapidamente, sono sempre in cerca dell’ultima novità, di stimoli. La logistica, sotto questo punto di vista, può offrire moltissimo. È un settore che cambia velocemente e che richiede capacità di adattamento, ricco di variabili e opportunità. Torniamo ancora una volta all’esempio dello chef: il cambio di “reputazione” di quel mestiere ha funzionato perché si è proposto qualcosa di nuovo, di innovativo. Deve accadere lo stesso con la logistica.

I giovani esperti del FLC Young come si immaginano il settore nel prossimo futuro?

L’augurio è che il mondo dei trasporti e delle spedizioni ritrovi l’importanza e la stima che merita. Oggi si tende a sminuire questi servizi, c’è sempre l’idea che siano solo un costo e così prevale la tendenza ad abbassare i prezzi, a far credere addirittura che la spedizione possa essere gratis, come ha più volte sottolineato anche il Presidente del Freight Leaders Council. Cambiare questa tendenza è sicuramente un compito che spetta anche a noi giovani, per questo mi piacerebbe che la nostra voce venisse ascoltata e presa in considerazione più spesso. Serve – e auspichiamo – un maggiore dialogo con le nuove generazioni.

Chiudiamo con una curiosità: c’è una donna in particolare alla quale ti ispiri?

Una figura che sicuramente mi ha ispirata molto e continua ad ispirarmi ogni giorno è Frida Kahlo. Una donna indipendente, rivoluzionaria, che ha saputo battersi per le donne e abbattere stereotipi, pur rimanendo sempre sé stessa. Ci sono due sue frasi che mi piace spesso citare. La prima è: «Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai». Noi donne dobbiamo spesso lottare e non solo nel mondo della logistica, ma in ogni ambito e non dobbiamo arrenderci. L’altra frase è: «Non importa se hai stile, fama o soldi. Se non hai buon cuore e umiltà non vali nulla”. Questa è la persona a cui mi ispiro.

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