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Il trasporto su gomma provoca danni da inquinamento per 45 miliardi. Chi deve pagarli?

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Parametrare i pedaggi stradali per i mezzi pesanti alle conseguenze prodotte dall’inquinamento, prime fra tutte quelle sulla salute. È questa la proposta lanciata dall’Agenzia europea dell’Ambiente (AEA) che di per sé porterebbe a una conseguenza immediata: rendere più cari i pedaggi di alcuni paesi rispetto ad altri. Le ragioni della proposta poggiano essenzialmente su un’osservazione: la mancata incorporazione nel prezzo delle merci dei costi nascosti prodotti dalla catena del trasporto. Perché, dicono sempre all’AEA, se si valutassero fino in fondo tali costi si otterrebbe una forte spinta a trovare soluzioni alternative.

Nel complesso si stima che l’inquinamento atmosferico causi 100 milioni di giorni di assenza per malattia e 350 000 morti premature in Europa. Invece, i costi derivanti dall’inquinamento atmosferico causato dagli automezzi pesanti in tutti i 33 paesi dell’AEA ammontano a 43-46 miliardi di euro all’anno, costituendo quasi la metà del costo di circa 100 miliardi di euro per l’inquinamento atmosferico causato dal trasporto su strada.

La direttiva Eurovignette 2011, in realtà, indica come gli Stati dell’UE potrebbero incorporare i costi sanitari derivanti dall’inquinamento atmosferico in un sistema di pedaggi, anche se rimette tale scelta a una decisione dei singoli paesi, i quali però non vivono situazioni analoghe. Prova ne sia che, mentre l’inquinamento atmosferico è molto diminuito negli ultimi anni, in alcune zone dell’Europa è ancora un problema serio. Per esempio, in Svizzera il costo medio dell’inquinamento proveniente da un autocarro Euro 3 da 12-14 ton ammonta a quasi € 0,12 per km. Ma anche in Lussemburgo, Germania, Romania, Italia e Austria schizzano in alto – circa € 0,08/km – in quanto gli inquinanti provocano più danni dove vi è una densità di popolazione maggiore o in regioni senza sbocchi sul mare e aree montuose in cui l’inquinamento non può essere disperso così facilmente.
Lo stesso autocarro che viaggia a Cipro, Malta e in Finlandia provoca un danno di circa mezzo centesimo di euro per chilometro.

Alcune soluzioni sarebbero a portata di mano. I veicoli Euro 4 o Euro 5, che comunque hanno già dai sei ai tre anni di età, provocherebbero il 40-60% di costi esterni in meno sugli stessi corridoi di trasporto. Eppure non sono ancora così diffusi. E la ragione, secondo l’AEA, dipende anche dal fatto che le aziende di trasporto non si vedono addebitare i costi nascosti che abbiamo ricordati. Perché se così fosse avrebbero tutto l’interesse a modernizzare il loro parco.
Può essere ma c’è un punto in tutta questa storia che tocca. Non è tanto l’azienda di autotrasporto che andrebbe responsabilizzata, ma il complesso della catena. Perché l’autotrasportatore non avrebbe nessuna difficoltà a incassare dalla committenza una tariffa di trasporto che include non soltanto i costi chilometrici ma anche quelli comprensivi dei danni prodotti dall’inquinamento. Ma bisogna vedere se la committenza è disposta a pagarli. L’esperienza italiana insegna che fa fatica a pagare anche i costi minimi. E allora è bello modernizzare i parchi veicolare, è bellissimo ripulire l’ambiente. Ma è fattibbile soltanto se lo facciamo tutti.

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