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Divieto di compensazione crediti di imposta, il Governo frena dopo la protesta delle imprese

Dopo le forti proteste del mondo dell’autotrasporto contro il divieto di compensare i crediti fiscali con i versamenti contributivi, il viceministro Maurizio Leo apre a una revisione o alla cancellazione della norma. FAI-Conftrasporto: «Ora servono fatti concreti»

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Sembrava una misura “tecnica”, una di quelle righe comprese nelle manovre finanziarie destinate a passare quasi inosservate. Invece, l’articolo 26 del disegno di legge di Bilancio 2026 — quello che prevedeva il divieto di compensare i crediti fiscali con i versamenti dovuti a fini contributivi e previdenziali (Inps e Inail) — ha acceso un incendio politico ed economico.

Un incendio partito proprio dal mondo dell’autotrasporto, dove la compensazione dei crediti da rimborso accise è una leva vitale di liquidità. Se il divieto fosse entrato in vigore nella forma originaria, le aziende si sarebbero trovate costrette a pagare i contributi in contanti, attendendo poi mesi per recuperare i crediti. In pratica, un cortocircuito finanziario in un settore che già oggi cammina su margini sempre più sottili.

Leo: «Possibile rinvio, forse addirittura cancellazione»

Stamattina, il viceministro all’Economia Maurizio Leo, intervistato dal Sole 24 Ore, ha provato a spegnere le fiamme: «Il governo sta valutando la possibilità di far intervenire il divieto di compensazione tra bonus fiscali e debiti contributivi solo a partire dai nuovi crediti, ad esempio quelli che matureranno dal luglio 2026, quando la misura entrerà in vigore. Ma non è escluso che la misura antievasione si possa cancellare del tutto».

Una frenata, insomma, che lascia intravedere la volontà di correggere o persino archiviare una misura giudicata eccessiva da tutto il mondo produttivo.

Uggè (FAI-Conftrasporto): «Bene il passo indietro, ora servono fatti»

Il presidente di FAI-Conftrasporto, Paolo Uggè

La replica del settore non si è fatta attendere. Il presidente di FAI-Conftrasporto, Paolo Uggè, ha accolto con favore le parole del viceministro, ricordando però quanto la norma avrebbe colpito duramente le imprese dell’autotrasporto: «Apprezziamo le dichiarazioni del Ministro Giorgetti e di esponenti di Governo per superare l’attuale art. 26 del disegno di legge bilancio, che vieterebbe la compensazione per i crediti INAIL e INPS, con impatti drastici per le imprese di autotrasporto». E ha aggiunto, con tono deciso: «FAI-Conftrasporto ha evidenziato il pericolo in maniera chiara, sottolineando come la proposta normativa avrebbe messo in ginocchio le imprese del settore, in un contesto già particolarmente delicato, e allertando dei rischi di protesta che si iniziavano a intravedere».

Il messaggio finale è inequivocabile: «Bene l’azione del Governo, che ora deve concretizzare il superamento della disposizione nell’interesse delle imprese e della competitività del nostro sistema logistico».

Confcommercio: «Misura sproporzionata, danneggia i contribuenti virtuosi»

Sulla stessa linea anche Confcommercio, la confederazione-madre di FAI-Conftrasporto, che in una nota riportata dall’Ansa ha definito «positiva» l’intenzione del Governo di cancellare o almeno modificare la norma: «Solo così si potrebbero garantire l’efficacia delle politiche aziendali e tutelare gli investimenti già programmati dalle imprese».

La confederazione riconosce la necessità di rafforzare i controlli sulle compensazioni, ma giudica la norma «sproporzionata e penalizzante per i contribuenti virtuosi», sottolineando che colpirebbe anche i crediti già maturati, alterando regole su cui le aziende avevano costruito i propri piani di investimento.

Un segnale ascoltato

Per il mondo dell’autotrasporto, la presa di posizione di Leo è un segnale importante. Dopo settimane di tensione e allarmi sul rischio di «paralisi finanziaria» del settore, il Governo sembra aver compreso che una misura pensata per colpire gli evasori avrebbe finito per punire i più trasparenti.

Ora la palla torna alla politica: le imprese aspettano una correzione nera su bianco, non solo promesse. Perché — come dicono quelli che lavorano lungo la strada — «le parole non fanno chilometri».

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