Si chiama PARI ed è la prima associazione europea di imprese impegnata sul fronte della violenza di genere nei posti di lavoro. Fondata da aziende per le aziende in un solo anno ha messo insieme un manifesto per l’impegno e la divulgazione, un osservatorio per la conoscenza del fenomeno, ha attivato una collaborazione con l’Università Bicocca di Milano per creare un tool di automonitoraggio da cui partire per promuovere in modo strutturato la cultura e il rispetto di genere nelle relazioni professionali. Ma non solo, anche per indagare e capire situazioni di pericolo, di violenza che i dipendenti vivono sui posti di lavoro o fuori, tra le mura domestiche.
L’iniziativa, partita nel 2024 come un network tra imprese, è cresciuta velocemente. All’inizio del 2025 si è trasformata in associazione raggruppando i primi 15 soci fondatori. Grandi realtà come Atm, Astrazeneca e Alexion, Capgemini, Fastweb, Gruppo Feltrinelli, Hera, Italgas, Jointly, Kering Foundation, Mediobanca, Prysmian, Salp e Snam e Trenord. E’ arrivato quindi il sostegno di Almaviva, Elion, E.ON, Fibercop, Intesa Sanpaolo, Meic Costruzioni, Pirelli, Pellegrini, Reale Mutua, Saipem e nel giro di qualche mese le adesioni hanno coinvolto 50 realtà.
Nata anche con l’obiettivo di unire realtà aziendali e istituzionali nella lotta comune alla violenza di genere, PARI collabora anche con la Fondazione Giulia Cecchettin con cui ha organizzato oggi all’Auditorium del MAXXI di Roma l’incontro “La violenza di genere nei luoghi di lavoro: monitorare, prevenire, trasformare”, aperto da Federica Santini, vicepresidente dell’associazione e Presidente di Trenord, che ha “ribadito con forza che la violenza non è un’emergenza, ma il prodotto di un fenomeno culturale profondo”. Santini ha sottolineato come la scarsità di dati rappresenti una delle criticità maggiori: “A volte emerge solo la punta dell’iceberg, sappiamo che la violenza si declina in tante forme e stiamo cercando di indagare”.
Per colmare questa lacuna, PARI ha avviato un osservatorio sulla parità di genere che ha raggiunto per ora 39 aziende aderenti all’associazione che impiegano in totale 230mila dipendenti. “Avevano bisogno di capire il punto di partenza – ha spiegato Valentina Minetti, Presidente dell’osservatorio dati di PARI – Il dato sulla parità di genere è parte della propria competitività per un’azienda e abbiamo appurato che c’è scarsa conoscenza del fenomeno”.

Le informazioni raccolte sono alla base del lavoro condotto in collaborazione con l’Università Milano-Bicocca per la creazione di un tool ad uso e consumo delle aziende che intendono misurare la cultura di genere tra i dipendenti, vertici inclusi, per individuare lacune da colmare, gli strumenti più idonei da usare e come agire in generale. “Si tratta di uno strumento – ha spiegato Patrizia Steca, Professoressa di psicologia generale all’università milanese – per orientare le scelte future delle aziende in questo campo”.
Tra le attività, per il prossimo anno, insieme alla scheda di autovalutazione che sarà disponibile per le aziende associate, partiranno anche corsi dedicati ai figli dei dipendenti. “Riteniamo che questa formazione preventiva debba iniziare appena possibile – ha ricordato la Vicepresidente Santini – Un invito chiaro: per cambiare la cultura bisogna agire insieme, a partire dai luoghi in cui passiamo gran parte della nostra vita”.


