A San Giuliano Milanese, nel quartier generale di GLS Italy, Mercedes-Benz Trucks ha consegnato a metà ottobre i primi e Actros 600 destinati a quattro vettori partner della rete: Y3K, STI, AEV e D’I nnocenti. È una consegna che va oltre un semplice rinnovo di flotta: rappresenta un nuovo modello di collaborazione tra committente, costruttore e trasportatori.
«Puntiamo a elettrificare il 50% della flotta entro il 2030», spiega Guido Bertolone, CEO di GLS Italy, che sottolinea come l’azienda abbia scelto di assumere un ruolo attivo non solo nell’ acquisto dei mezzi, ma nella creazione dell’infrastruttura necessaria. La natura stessa del trasporto gestito da GLS – missioni punto-punto tra hub, con soste regolari di due-tre ore – si presta infatti alla ricarica programmata. Da qui la decisione di attrezzare i centri di smistamento con colonnine fast charge alimentate da fotovoltaico installato sui tetti dei magazzini e di negoziare con Daimler Truck condizioni di acquisto e assistenza da mettere a beneficio di eventuali partner.
Proprio questa alleanza tripartita è, per Maurizio Pompei, CEO di Daimler Truck Italia, il punto chiave dell’iniziativa. «Oggi un’azienda di trasporti fatica a scegliere un mezzo elettrico perché le infrastrutture non sono diffuse. Ma quando la committenza le mette a disposizione e i vettori pianificano tratte compatibili, nasce un progetto virtuoso e replicabile», afferma.
Il vantaggio dei 600 km di autonomia
Un ulteriore apporto arriva dal veicolo, da quell’eActros 600 che appare come uno dei primi veicoli elettrici realmente in grado di affrontare la media e lunga distanza grazie alle batterie LFP da oltre 600 kWh e che nelle prime prove operative ha dimostrato di poter raggiungere i 600 km di autonomia. Sul campo i vettori stanno già confermando queste prestazioni. Y3K, società piemontese che conta 900 veicoli di cui più di 400 elettrici, ha messo alla prova l’eActros sulle tratte tra Piemonte e Lombardia, verificando, come racconta il titolare Roberto Molino, «i 600 chilometri effettivi promessi dalla casa».
Anche AEV, azienda abruzzese attiva su tutto il territorio nazionale, destinerà il mezzo a tratte entro i 500 km, men tre STI, con sede in Calabria, utilizzerà l’eActros su percorsi più brevi rispetto ai 1.200 km che in qualche caso un camion si trova a dover percorrere partendo dall’estremo Sud. D’Innocenti, invece, ha scelto la linea Milano–Roma (la società ha la sede proprio nella capitale), una tratta da 530 km, resa sostenibile dalla possibilità di ricaricare direttamente negli hub GLS. «Con le tessere di ricarica GLS – spiega il titolare – abbattiamo i costi energetici e rendiamo l’operazione sostenibile».
Una ricarica fatta in casa
La ricarica è infatti l’altro elemento cardine del progetto. GLS sta allestendo in tutti i suoi hub un sistema di colonnine rapide alimentate da fotovoltaico, con la prospettiva di introdurre anche sistemi di accumulo per stabilizzare la rete interna.
Molti dei vettori stanno investendo nelle proprie sedi, creando così una rete mista che consente sia il rabbocco negli hub sia la ricarica di base nei punti di partenza. Un’infrastruttura coordinata, che per Pompei «avvicina l’elettrico pesante a una convenienza operativa già attuale».
Un investimento sostenibile
Resta il tema economico. Secondo Bertolone, accedendo a condizioni negoziate di acquisto e assistenza, il rientro dell’investimento può essere paragonabile – se non migliore – rispetto al diesel, soprattutto considerando la durata delle batterie LFP. Molino di Y3K stima un payback attorno ai quattro anni, mentre Di Teodoro di AEV prevede un orizzonte di cinque, visto pure che i clienti sono disponibili a riconoscere un valore aggiunto per la riduzione dell’impatto ambientale.
D’Innocenti conferma: «In quattro anni andremo a pareggio e rinnoveremo come facciamo oggi con i diesel». Il progetto, nelle parole dei protagonisti, sembra avere un valore che va oltre i 21 veicoli consegnati: è una dimostrazione pratica che, con un ecosistema ben costruito, l’elettrico può entrare anche nel trasporto di linea. «Vederli circolare – conclude Pompei – aiuterà molti a superare la diffidenza. Le infrastrutture non sono ancora ovunque, ma questo modello dimostra che è possibile già oggi».


