«Gentile candidato, per ottenere la CQC in Slovenia sono richiesti i seguenti requisiti: patente di guida categoria C o CE e cittadinanza extra-comunitaria. Durata del corso: dal 14 al 17 novembre 2025». A due passi da Gorizia c’è un’agenzia che offre corsi smart per ottenere il documento che abilita alla guida di mezzi pesanti in Europa: tutta la formazione in un weekend con tanto di materiale tradotto nella lingua del candidato, il lunedì mattina l’esame con la produzione di un certificato con cui «il Comune competente rilascerà il documento valido in tutta Europa». Il costo totale dell’operazione non supera i 2.000 euro.

Ci siamo finti autisti alla ricerca di una strada breve per salire su un camion e lavorare in Europa e abbiamo scoperto come a due passi dal confine est dell’Italia sia possibile aggirare le rigide norme imposte dal nostro Paese per il conseguimento della CQC, le stesse che hanno bloccato il ricorso al decreto flussi per il reclutamento di autisti e che ora stanno frenando altri progetti mirati a portare in Italia manodopera da paesi terzi. Eppure, la carenza degli autisti è uno dei principali problemi del settore e non solo in Italia, ma c’è chi sostiene che, anche in vista della riapertura di Suez con la ripresa dei traffici e della domanda, molte aziende rischiano di fermarsi perché privi di conducenti.
Ci siamo chiesti: la proposta dell’agenzia slovena è legale? Lo schema si muove nell’ambito della possibilità per gli Stati membri di attuare la direttiva che ha introdotto l’obbligo della CQC, ovvero la 2003/59 (aggiornata dalla 2022/2561) in cui si contemplano diversi modi per conseguire il documento. In sostanza concede agli Stati membri tre possibilità:
• imporre corso ed esame obbligatorio;
• imporre solo l’esame;
• lasciare al candidato la scelta di fare il corso oppure solo l’esame.

L’Italia la più rigida in Europa
La direttiva è stata recepita in modo diverso in Europa. La Germania, per esempio, ha optato per la soluzione che contempla le due opzioni a scelta del candidato, molti Paesi hanno imposto solo l’esame. L’Italia – che ha recepito la direttiva con il decreto legislativo 286/2005 – ha imboccato la strada più rigida: corso di 240 ore (che diventano 140 se si è già in possesso di patente C) ed esame in mo torizzazione. Un sistema gravoso che impone a un ipotetico autista extracomunitario la presenza in Italia per un periodo lungo – quello della formazione in aula – ma improduttivo e quindi a spese dell’azienda.
Ma anche un sistema costoso e rischioso (che si fa in caso di bocciatura?) che di fatto ha bloccato le assunzioni di personale extra Ue per la qualifica di autista.
L’esame sloveno? È legale, ma la residenza…
Tornando alla proposta slovacca: quindi, sì è legale, eccetto che per un punto oscuro e su cui è difficile gettare una luce: il domicilio o la residenza. Sempre la direttiva, infatti, richiede al candidato a conseguire la CQC di provare il legame con il paese in cui si appresta a fare l’esame. La nostra agenzia non ha spiegato come supera questo paletto, ma è probabile che ricorra a un escamotage momentaneo.
Contro il turismo della CQC in Slovenia si sono mossi gli autotrasportatori di «Willy Sicurezza e Legalità» con una denuncia, presentata lo scorso 3 novembre in sede Ue, per segnalare una presunta violazione del diritto comunitario da parte della Slovenia.


Come iniettare flessibilità nel sistema
Ma al di là dei weekend con formazione venduti sul web, la rigidità delle norme italiane è finita tra gli argomenti sul tavolo delle trattative tra il governo e le maggiori associazioni dell’autotrasporto. Ritoccare il recepimento della trattativa per rendere il sistema più flessibile, più adatto al reclutamento di autisti stranieri, garantendo comunque sicurezza e professionalità degli autisti.
Si basa su tale concetto anche la proposta inviata da FAI-Conftrasporto al ministero dei Trasporti lo scorso 31 ottobre. L’associazione guidata da Paolo Uggè propone per l’Italia il modello tedesco con le due opzioni: esame+corso o solo esame. Nella prima, la FAI chiede di prevedere la possibilità di lezioni, anche online, in lingue diverse dall’italiano ed esami a quiz nella stessa lingua del corso. Possibilità che, con l’ausilio dell’AI, diventa poco onerosa e alla portata di tutti, anche della PA. Nella seconda opzione, l’esame sarebbe articolato con una parte di quiz e l’altra con la risoluzione di un caso pratico a cui si aggiungerebbe una prova su strada per il test della capacità alla guida. In quest o caso, è anche prevista la possibilità di formazione teorica volontaria.
Schema che appare più smart per reclutare conducenti in paesi terzi, ma con esami che comportano un’organizzazione più articolata e impegnativa per il ministero dei Trasporti. Chissà se le motorizzazioni, a corto di personale, riuscirebbero a organizzarsi. Ma la trattativa è appena iniziata.

Strategie alternative
DESTINAZIONE NORD AFRICA, MA NON PER GLI AUTISTI
Sviluppo Lavoro Italia ha avviato un progetto pilota per reclutare e formare figure professionali della logisti ca in Tunisia, ma rimane il paletto della CQC per gli autisti.

Al progetto, che può essere esteso ad altri Paesi africani, collabora anche Anita. Le aziende di autotrasporto guardano al Nord Africa per il reclutamento di personale, ma per il momento gli autisti rimangono esclusi dalle assunzioni extra Ue con formazione sul posto. I paletti imposti dalla normativa per il conseguimento delle CQC, che richiede la frequenza del corso in Italia propedeutico all’esame e che è alla base del flop del decreto Flussi, stanno limitando anche tali progetti, circoscritti a figure professionali non viaggianti come magazzinieri e meccanici. Prova ne sia che quelli avviati escludono gli autisti professionisti che invece le aziende cercano disperatamente.
È il caso del progetto «Promozione di canali legali di ingresso in Italia – Misure pre-partenza e inserimento lavorati vo di cittadini di Paesi terzi», finanziato dal ministero del Lavoro tramite il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) dell’Unione Europea che mira a reclutare manodopera in paesi africani. È un progetto pilota che ha preso in esame le carenze occupazionali nell’ambito della logistica prevendendo l’attivazione graduale di collaborazioni con cinque Paesi terzi con selezione, formazione e accompagnamento di circa 3.500 lavoratori, di cui 1.000 provenienti dalla Tunisia.
In questo paese le attività sono già partite sulla base di un protocollo operativo firmato tra Sviluppo Lavoro Italia e l’Agenzia nazionale tunisina per l’Impiego e il Lavoro Autonomo (ANETI), nell’ambito del Memorandum d’Intesa Italia–Tunisia per la gestione dei flussi migratori siglato nel 2023. Il tutto in collaborazione con le associazioni dell’autotrasporto, tra cui Anita che sta raccogliendo il fabbisogno occupazionale di 1.700 imprese.
«Si tratta – ha spiegato il presidente Riccardo Morelli – di un investimento strategico, reso possibile grazie alle politiche virtuose promosse dal Governo, che configura la possibilità per Anita di sperimentare un modello nuovo e replicabile di cooperazione internazionale in materia di lavoro. Tuttavia, per diventare strutturale, questa soluzione ha bisogno di raccogliere competenze professionali anche tra le fila degli autisti di veicoli pesanti, oggi esclusi dalla disciplina sulla CQC».
Il modulo prevede la formazione pre-partenza, svolta nel Paese di origine dei candidati con un percorso di almeno 150 ore che combina lezioni di lingua italiana, educazione civica, salute e sicurezza sul lavoro e moduli tecnico-professionali mirati sulle esigenze delle imprese italiane che aderiscono all’iniziativa. Le aziende comunicano i propri fabbisogni tramite un modulo a Sviluppo Lavoro Italia che li valida e li condivide con il partner pubblico locale affinché selezioni i candidati più adatti. Le imprese partecipano poi ai colloqui e scelgono i profili da avviare a formazione. Al termine del percorso, i candidati che superano le verifiche possono entrare in Italia per moti vi di lavoro subordinato, tramite un canale regolare previsto dall’articolo 23 del Testo Unico sull’Immigrazione, che consente l’assunzione «fuori quota», cioè senza limiti numerici.
Questo articolo fa parte del numero di novembre/dicembre 2025 di Uomini e Trasporti: un numero che contiene un’ampia inchiesta sul percorso che conduce alla CQC: cosa serve davvero per diventare autisti professionisti, le contraddizioni del sistema europeo, le strategie «oltre confine» e molto altro…
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