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Pedaggi autostradali: l’ART cambia le regole. Tariffe legate agli investimenti reali, ma restano ombre sui rimborsi

L’ART approva il nuovo sistema dei pedaggi autostradali: le tariffe saranno legate solo agli investimenti realmente realizzati (pay per use). Più trasparenza e controlli, ma restano dubbi sui rimborsi per disservizi dal 2026, tra esclusioni e possibili effetti distorsivi segnalati dal Codacons

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L’Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART) ha approvato un nuovo sistema tariffario di pedaggio valido sia per le concessioni autostradali in essere sia per le future. Si tratta di un intervento destinato ad avere un impatto strutturale sul settore, in particolare per l’autotrasporto, che sconta da anni costi infrastrutturali elevati non sempre accompagnati da un miglioramento proporzionale del servizio.

Il cuore della riforma è l’applicazione del principio del “pay per use”, che in ambito autostradale assume un significato preciso: in tariffa vengono riconosciuti esclusivamente gli investimenti effettivamente realizzati dai concessionari, superando il meccanismo che in passato ha consentito di caricare sui pedaggi opere programmate ma non ancora eseguite.

Un cambio di paradigma nei rapporti tra concessionari e utenti

Secondo il presidente dell’ART, Nicola Zaccheo, si tratta di «un cambio di paradigma fondamentale», che tiene conto di un contesto profondamente mutato rispetto al passato. Crisi pandemica, shock energetico, aumento dei tassi di interesse, inflazione e rafforzamento delle normative su sicurezza e manutenzione hanno reso necessario rivedere alla radice i criteri di regolazione del settore autostradale.

L’obiettivo dichiarato dell’Autorità è ambizioso: bilanciare la sostenibilità economico-finanziaria delle concessioni con l’effettiva realizzazione degli investimenti, garantendo al contempo il contenimento dei costi per l’utenza, in particolare per quella professionale.

Per il mondo dell’autotrasporto questo punto è centrale: il pedaggio non viene più giustificato da promesse o piani sulla carta, ma da cantieri chiusi, opere completate e infrastrutture realmente disponibili.

Più trasparenza, più controlli, più omogeneità

La delibera introduce una serie di strumenti tecnici che mirano a rendere il sistema tariffario più leggibile e verificabile:

  • KPI (Key Performance Indicator): indicatori di performance specifici per monitorare in modo oggettivo efficienza, qualità del servizio e contenimento dei costi. In prospettiva, un concessionario inefficiente avrà meno spazio per giustificare aumenti tariffari.
  • Modello unificato di Pianificazione Economico-Finanziaria (PEF): tutte le partite economiche vengono stimate e pianificate secondo criteri standardizzati, riducendo le asimmetrie tra una concessione e l’altra.
  • Uniformità della contabilità regolatoria: maggiore omogeneità nella valutazione dei costi e dei ricavi, con meno margini per interpretazioni discrezionali.
  • Benchmark di riferimento: i costi e le performance vengono confrontati con le best practice dei mercati nazionali e internazionali.
  • Miglioramento delle previsioni di traffico e della gestione del rischio, sempre con l’obiettivo di evitare che inefficienze o sovrastime ricadano sugli utenti.

Nel complesso, il nuovo impianto regolatorio punta a ridurre l’opacità storica del sistema dei pedaggi, un tema molto sentito dagli operatori del trasporto merci su gomma.

La questione ancora aperta: i rimborsi per disservizi dal 2026

Accanto agli elementi positivi, resta però una zona grigia destinata a far discutere: il sistema di rimborso dei pedaggi in caso di disservizi, che entrerà in vigore dal 2026.

Il Codacons accoglie favorevolmente il nuovo criterio tariffario basato sugli investimenti reali, definendolo «una misura di civiltà» che garantisce maggiore equità e trasparenza. Tuttavia, l’associazione dei consumatori evidenzia criticità rilevanti proprio sul fronte dei rimborsi.

In particolare:

  • Il rimborso non è dovuto se sul percorso è già prevista una riduzione generalizzata del pedaggio. Secondo il Codacons, questo potrebbe incentivare i concessionari a ridurre preventivamente le tariffe su alcune tratte critiche per limitare l’esborso legato ai potenziali rimborsi in caso di blocchi o disservizi.
  • Sono esclusi dagli indennizzi i disagi causati dai cantieri mobili, una fattispecie molto frequente sulla rete autostradale e particolarmente penalizzante per i mezzi pesanti, in termini di tempi di percorrenza, consumi e rispetto dei tempi di guida.

Per gli autotrasportatori, il rischio è che il rimborso resti più teorico che reale, soprattutto sulle tratte ad alta intensità di cantieri e traffico, dove i disservizi sono spesso “strutturali”.

Un passo avanti importante, ma non ancora definitivo

Il nuovo sistema tariffario approvato dall’ART rappresenta senza dubbio un avanzamento significativo rispetto al passato, soprattutto sul piano della trasparenza e della correlazione tra pedaggi e investimenti reali. Per chi opera professionalmente sulla rete autostradale, è un segnale atteso da tempo.

Resta però da verificare, nei prossimi anni, come verranno applicate le regole sui rimborsi e se queste saranno davvero in grado di tutelare anche l’utenza professionale, che paga pedaggi elevati e subisce in modo amplificato i disservizi della rete.

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