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Riforma dei porti: un’opportunità per lo sviluppo del sistema logistico italiano

Il Consiglio dei Ministri del 22 dicembre 2025 ha approvato lo schema di disegno di legge per la riforma della governance portuale (che aggiorna la storica legge 84/94). La riforma punta a centralizzare la strategia infrastrutturale, sollevando le singole autorità locali dagli investimenti più onerosi. In pratica si passa da un modello di 16 "centri di costo" indipendenti a un modello a due livelli: uno strategico-nazionale (Porti d'Italia Spa) e uno operativo-territoriale (AdSP)

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Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al disegno di legge di riforma della governance portuale, segnando l’inizio di un iter che potrebbe ridefinire il ruolo dei porti italiani come snodi strategici per il trasporto e la logistica. L’obiettivo dichiarato della riforma è superare la frammentazione gestionale attuale, istituendo la società “Porti d’Italia Spa” che affiancherà le Autorità portuali nella pianificazione e realizzazione dei grandi investimenti infrastrutturali.

La novità principale riguarda la semplificazione e l’ammodernamento della governance, pensata per rendere più efficienti le concessioni portuali, i dragaggi e le opere strategiche. Per gli operatori del settore logistico e del trasporto, questa riforma potrebbe rappresentare un cambio di passo significativo: porti più moderni e integrati con le reti ferroviarie e stradali favoriranno traffici più rapidi e una maggiore attrattività per le merci, soprattutto nell’ottica delle Zone Logistiche Semplificate (ZLS), strumenti chiave per stimolare l’integrazione intermodale e l’efficienza dei flussi.

Il contesto economico e geopolitico attuale rende il rinnovamento del sistema portuale un’urgenza: la competizione con grandi hub europei e mediterranei richiede infrastrutture competitive, pianificazione unitaria e una visione strategica condivisa. Solo così sarà possibile ridurre tempi e costi logistici, evitando sovrapposizioni e inefficienze, e promuovere i porti italiani come veri generatori di traffico e opportunità per il tessuto imprenditoriale nazionale.

Poteri e Funzioni di Porti d’Italia S.p.a.

La nuova società non sarà un semplice ente di consulenza, ma un vero e proprio braccio operativo e finanziario del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT).

  • Pianificazione Strategica: La S.p.a. redigerà il Piano Nazionale delle Infrastrutture Portuali, sottraendo alle singole Autorità di Sistema Portuale (AdSP) la discrezionalità sulle grandi opere (dighe, dragaggi profondi, collegamenti ferroviari di ultimo miglio).
  • Capacità Finanziaria: Potrà contrarre mutui, emettere obbligazioni e accedere a finanziamenti della BEI (Banca Europea per gli Investimenti). Questo serve a superare il limite delle singole AdSP che spesso non hanno la forza finanziaria per sostenere progetti da centinaia di milioni di euro.
  • Stazione Appaltante: Funzionerà come centrale di committenza unica per i grandi appalti. L’obiettivo è uniformare i bandi di gara, accelerare le procedure di affidamento e ridurre il contenzioso legale grazie a standard legali e tecnici centralizzati.
  • Coordinamento del “Cold Ironing”: Sarà il soggetto attuatore principale per l’elettrificazione delle banchine su scala nazionale, garantendo che gli standard tecnologici siano identici da Genova a Palermo.

Il Nuovo Meccanismo delle Concessioni

La riforma interviene pesantemente sull’articolo 18 della legge 84/94, cercando di bilanciare la stabilità degli investimenti privati con le esigenze di concorrenza richieste dall’Europa.

  • Durata legata agli investimenti: Le concessioni non avranno più una durata “standard”, ma saranno strettamente proporzionali al piano di investimenti presentato dal terminalista. Più il privato investe in automazione, sostenibilità ambientale e occupazione, più lunga potrà essere la durata (comunque entro limiti definiti per evitare monopoli perpetui).
  • Standardizzazione dei Canoni: Attualmente i canoni variano molto tra un porto e l’altro. La riforma introduce parametri nazionali minimi basati sui volumi di traffico (TEU o tonnellate) e sul valore di mercato delle aree, per evitare “concorrenza sleale” tra porti italiani.
  • Digitalizzazione e Monitoraggio: Tutte le concessioni dovranno essere inserite in un’anagrafe digitale nazionale. La S.p.a. e il MIT monitoreranno ogni anno il rispetto del “Piano d’Impresa”: se il terminalista non realizza gli investimenti promessi o non raggiunge i target di traffico, la concessione può essere revocata o ridotta.
  • Clausole Sociali: Diventano obbligatorie clausole più stringenti per la protezione dei lavoratori portuali in caso di subentro di un nuovo concessionario (clausola sociale), per garantire la continuità occupazionale e i livelli salariali.

Con questa doppia mossa, il Governo punta a centralizzare la regia della spesa (tramite la S.p.a.) e a rendere il mercato delle banchine più dinamico e trasparente (tramite le nuove regole sulle concessioni), cercando di trasformare l’Italia da un insieme di porti concorrenti tra loro a un unico “molo” logistico per l’Europa.

Il commento di Pasquale Russo

«Finalmente il testo di riforma della Legge 84/94 e della governance portuale è arrivato in Consiglio dei Ministri, avviando l’iter che auspichiamo possa portare in tempi certi a una nuova visione del sistema portuale», commenta Pasquale Russo, Presidente di Conftrasporto e Vicepresidente di Confcommercio. «Il sistema portuale è cruciale per la competitività del Paese, soprattutto in un momento come quello attuale, con profonde trasformazioni economiche. Ora ci aspettiamo che si avvii un confronto costante con le associazioni di categoria rappresentative del settore, fondamentale per arrivare a un testo che possa effettivamente contribuire al salto di qualità dei nostri scali».

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