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Lentezze e ritardi burocratici complicano i rapporti tra governo e associazioni. Il problema del tavolo dei problemi

Mentre i ministri si impegnano a favorire il nostro autotrasporto sia nella transizione green che per il Brennero, le misure interne stentano ad arrivare: varato solo a luglio il decreto per i sostegni anti-caro gasolio, mentre per il contributo ART c’è solo una sospensione. E l’Autorità lancia un sondaggio-indagine, che molte associazioni hanno rimandato al mittente

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La battuta del neopresidente di Conftrasporto, Pasquale Russo, alla nostra intervista (a p.24) sintetizza la situazione dei Tavoli delle regole – sorta di consultazione permanente del governo per affrontare i problemi dell’autotrasporto – che avrebbero dovuto essere mensili. «Ne abbiamo visto uno tre mesi fa, quindi diciamo che forse sono trimestrali». Allungamento dei tempi, attese e ritardi che stridono con la posizione del governo dichiaratamente favorevole alle istanze del settore, che trova applicazioni concrete (o almeno azioni di contrasto) a livello europeo, dove è scesa in campo la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ai primi di luglio ha svelato, davanti all’Assolombarda, di un patto con la Francia per «imporre la neutralità tecnologica» alle istituzioni comunitarie e continuare a immatricolare motori endotermici anche dopo il 2035. Oppure il titolare dei Trasporti, Matteo Salvini, che sta facendo fuoco e fiamme per mettere in mora l’Austria e le sue limitazioni alla circolazione dei nostri camion, da una parte premendo sulla Commissaria ai Trasporti, Adina Valean (che infatti ha criticato Vienna), dall’altra accordandosi con il suo omologo tedesco, Volker Wissing, per promuovere un’azione comune (vi hanno aderito anche Repubblica Ceca, Lituania, Romania, Olanda, Bulgaria) che dovrebbe sfociare in un procedura d’infrazione nei confronti di Vienna.
Entrambi hanno raccolto il plauso del presidente di FAI-Confatrasporto, Paolo Uggè: alla prima ha detto «sì a una Europa più green, ma no a una Ue che per raggiungere obiettivi incerti minacci la vita del sistema dei servizi d’impresa», al secondo ha confermato l’impegno a discutere per far sì che l’Italia, per quanto riguarda i trasporti e la logistica, possa portare a Bruxelles le migliori proposte per un’Europa sociale».

Finalmente i fondi anti rincari

Sul piano interno, invece, c’è il silenzio. Certo, la questione dei fondi per mitigare la fiammata dei prezzi del gasolio registrata lo scorso anno, in conseguenza della guerra in Ucraina, è arrivata finalmente in porto. Ai primi di luglio il Parlamento ha convertito in legge il Decreto Lavoro (il 48/2023), che conferma lo stanziamento di 285 milioni di euro per il settore e la sospensione del pagamento del contributo all’Autorità di Regolazione dei Trasporti per il 2023. Dei 285 milioni, 85 milioni servono per il contributo all’acquisto di gasolio destinato alle imprese con veicoli industriali in conto proprio, che ottengono un credito d’imposta del 28% della spesa sostenuta nel primo trimestre 2022 per il rifornimento di veicoli superiori a 7,5 tonnellate Euro V ed Euro VI. Gli altri 200 milioni vanno invece alle imprese di autotrasporto in conto terzi per un credito d’imposta del 12% della spesa per acquisto di gasolio sostenuta nel secondo trimestre 2022.
Due temi delicati a lungo trascinati e non ancora conclusi. Il primo, per un problema di stesura del testo, aveva consentito al trasporto in conto proprio (soprattutto petroli) di rivendicare una fetta del risarcimento per il primo trimestre 2022 (per il quale erano stati stanziati 500 milioni), bloccando per mesi le erogazioni anche al conto terzi. Il decreto ha assegnato loro 85 milioni e con altri 200 (stanziati a inizio anno con la legge di Bilancio) ha rinnovato il risarcimento per il secondo trimestre 2022. Ma ora bisognerà aspettare il decreto interministeriale (Trasporti ed Economia) e probabilmente anche un decreto attuativo. Altre attese.

Il sondaggio dell’ART

Quanto all’ART, il provvedimento contenuto nel decreto è soltanto una sospensione, mentre le associazioni chiedono la cancellazione, non essendo il settore sottoposto a Regolazione, tanto è vero che l’ART, nel varo del decreto Genova, riuscì a far inserire un codicillo per cui erano obbligati al contributo le imprese di autotrasporto che operassero con soggetti sottoposti a regolamentazione (porti, aeroporti ecc.). In precedenza, infatti, tutti i ricorsi delle associazioni di categoria avevano ottenuto soddisfazione dal TAR.
Il fatto che si tratti di sospensione e non cancellazione, però, ha permesso all’Autorità presieduta da Nicola Zaccheo, di chiedere agli autotrasportatori di rispondere a un sondaggio che sotto le spoglie di un’«indagine conoscitiva» appare palesemente come un tentativo di ricostruire l’attività di autotrasporto da sottoporre a contributo, dal momento che il codicillo in questione ne commisura l’entità alle attività svolte con soggetti regolati.
L’iniziativa ha subito suscitato le proteste del settore. Anita, Confetra e Fiap si sono rifiutate di partecipare al sondaggio. Se Anita non ha neppure risposto all’invito, il presidente di Confetra, Carlo De Ruvo, spara a zero contro l’indagine che «non ha ragione d’essere», «sembra finalizzata ad acquisire surrettiziamente elementi puramente formali di strumentalità regolatoria» e i suoi quesiti «travalicano il perimetro delle competenze dell’ART invadendo quelle del Governo, del Parlamento o di altre autorità indipendenti». Perché, ha concluso, «più che di una contribuzione si tratta di una forma di tassazione occulta di cui Confetra chiede la definitiva soppressione anche per il pregresso».
Il segretario Fiap, Alessandro Peron, va oltre: non solo la sua organizzazione non risponderà al questionario ma, ha detto, «lo utilizzeremo nella sua formulazione, per riaffermare le nostre ragioni e per rafforzare la nostra azione nelle sedi istituzionali, a partire dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Salvini, affinché si giunga a una coerente definizione della questione».

Il caso Serbia

Perché il settore non sta bene e francamente non ha bisogno di gabelle e balzelli, ma di rilancio della competitività in una fase di grave crisi per l’autotrasporto e logistica nazionali. Un segnale negativo ma inequivocabile è emerso da un banale incontro fra Italia e Serbia per i contingenti bilaterali. Ne è venuto fuori che nella Repubblica di Serbia sono presenti circa 9.000 imprese manifatturiere con capitale italiano, delle quali 1.200 hanno una maggioranza di capitale italiano. Tramite la tecnica dell’agganciamento misto tra trattori e semirimorchi, le imprese di trasporto serbe hanno trainato circa 800 semirimorchi italiani, su un totale del contingente base 2023 di 22.300 autorizzazioni per parte, cui è stata già aggiunta un’extra-quota.
«È la prima volta che in un incontro bilaterale con Paesi non-Ue viene messo nero su bianco che le imprese italiane del trasporto sono del tutto irrilevanti e assenti nell’interscambio commerciale», ha commentato il neo presidente di Anita, Riccardo Morelli, che ha subito scritto al governo per lamentare che «i più elevati costi di esercizio italiani ma soprattutto i continui aumenti di contingente, che dovrebbero invece essere ridotti, hanno determinato negli ultimi anni una liberalizzazione di fatto dei trasporti con diversi Paesi non comunitari». E per chiedere un tavolo di confronto su questo problema. Sperando che non venga convocato fra tre mesi.

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