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12%: è la quota di cargo ferroviario in Liguria, ma in Italia da 20 anni cresce solo la gomma

Un rapporto di Intesa Sanpaolo analizza le modalità di trasporto nelle regioni italiane: il ferroviario più vivace solo in Liguria, Umbria e Friuli-Venezia Giulia, per il resto la gomma conquista terreno un po’ ovunque, ma soprattutto al Sud e nelle filiere a più alto valore come l’abbigliamento e la pelletteria in Veneto e Toscana. A sorpresa il 42% dell’agroalimentare importato dall’Ue sceglie il treno

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Se l’intermodalità ferroviaria in Europa rimane al palo, l’Italia non fa eccezione, ma con qualche sorpresa: brillano le performance sui binari della Liguria che nel 2023 raggiunge il podio del 12% di quota ferroviaria per il trasporto delle merci, seguita da Umbria e Friuli Venezia-Giulia che mostrano incrementi interessanti negli ultimi 20 anni. È in sintesi quanto emerge dall’analisi “Intermodalità e tendenze del trasporto merci in Europa” redatto da Laura Campanini, economista del Research Department Intesa Sanpaolo in collaborazione con REF Ricerche che, oltre a indagare le dinamiche che hanno portato a una riduzione del trasporto merci sui binari in Europa (leggi il nostro articolo sulla prima parte della ricerca), sposta la lente sull’Italia per capire l’evoluzione dei territori e delle filiere. 

Il cargo ferroviario in Italia

In termini generali, il trasporto ferroviario per le merci in Italia rimane al palo. Nel 2023 solo il 3% del valore esportato ha preso il treno (il 4,3% della quantità). Per il resto, l’export viaggia su gomma con una quota che arriva all’85% per le merci esportate (66% in termini volumetrici) e all’80% per l’import (64% per i volumi). Per le importazioni, il ferroviario ha un peso maggiore arrivando al 7% delle merci e al 16% dei volumi. Il punto dolente è che per entrambi i flussi (import/export) negli ultimi 20 anni a crescere è stata solo la gomma: 10 punti percentuali in più per le esportazioni, 17 per le importazioni. 

Regioni intermodali

Sul podio delle regioni intermodali nel 2023 è salita la Liguria che con una quota del trasporto ferroviario delle merci che si attesta al 12% delle quantità esportate. Seguono l’Abruzzo, il Friuli-Venezia Giulia, l’Umbria, il Piemonte e l’Emilia-Romagna. Le altre regioni mostrano una quota modale inferiore a quella registrata a livello medio nazionale (4,3%). Con l’eccezione dell’Abruzzo, le regioni del Mezzogiorno si posizionano per il ferroviario tutte sotto il 3%. Una situazione abbastanza statica nel tempo, fatta eccezione per il Friuli-Venezia Giulia dove la quota modale ferro passa dal 5% al 9% tra il 2001 e il 2023,e l’Umbria, che nel 2001 esportava tramite treno il 3% dei propri prodotti e raggiunge l’8% nel 2023. Anche la Liguria mantiene buone performance nel tempo registrando un incremento di 6 punti della quota modale ferroviaria per le merci. 

Che cosa viaggia in treno in Italia?

Sono i prodotti non deperibili a preferire i binari per l’export, come i prodotti in metallo (8% delle quantità esportate viaggia via treno), i mezzi di trasporto (7%), la chimica, gomma e plastica (6%). Sorpresa invece per l’import dove la quota di prodotti alimentari sale al 42% delle quantità in arrivo dall’Europa. “Va considerata l’elevata eterogeneità dei prodotti di tale comparto – spiega il rapporto – e la differenza fra l’utilizzo del treno in import ed export può trovare spiegazione proprio nella diversa tipologia di prodotto”.

Infine, una conferma. La ricerca ha analizzato i distretti dell’abbigliamento e della pelle di Toscana e Veneto dove l’utilizzo del trasporto stradale supera addirittura la media nazionale, arrivando all’89% in Veneto e al 72% in Toscana rispetto alla quantità esportata su gomma (66% la quota media in Italia), mentre è marginale l’utilizzo del treno (0,5% e 1,4% rispettivamente la quota modale). La Toscana risulta utilizzare per più di un quarto delle esportazioni intra-UE il traffico marittimo, dato lievemente superiore alla media nazionale. In Veneto, al contrario il trasporto via mare è pari al 10%.

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