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10 domande a… Andrea Mascalzoni

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CARTA DI IDENTITÀ

NomeAndrea
CognomeMascalzoni
Età37
Stato Civilesposato
Punto di partenzaBolzano
Anzianità di Servizio18 anni
Settore di attivitàvetro, silicio, arredo urbano
  • Cosa ti ha portato a salire su un camion?

Questo mestiere mi ha sempre affascinato. Sarà per l’eredità di famiglia. Mio padre era camionista e mi portava sempre con lui quando ero bambino. Terminati gli studi a 19 anni avevo già chiaro in testa di voler intraprendere questa strada.

  • Che mezzo guidi?

Una motrice 11 metri con sponda idraulica. È un Renault Serie D del 2018. E anche in passato ho sempre guidato Renault Trucks, così come mio padre. Anche questa, si può dire, è una tradizione di famiglia.

  • Quali sono le tue percorrenze?

In media faccio circa 90.000 km all’anno. Parto da Bolzano e copro prevalentemente il Nord Italia, ma mi capita di scendere anche più giù verso le Marche e il Lazio.

  • Quante notti stai fuori?

Dipende dai periodi. A volte riesco a tornare a casa tutte le sere, altre rimango fuori 2-3 notti a settimana. Il tempo per la famiglia è comunque sempre risicato. È chiaro che se scegli di fare un lavoro come questo qualche sacrificio lo devi fare.

  • Cosa è cambiato in questi tuoi primi 18 anni di carriera?

Le relazioni. Nel senso che quando ho cominciato a 19 anni mi piaceva molto lo spirito di solidarietà che c’era tra colleghi. Adesso non si guarda più in faccia a nessuno. In generale percepisco un certo raffreddamento nei rapporti. Un tempo, ad esempio, chiedevi informazioni tramite il baracchino e c’era sempre qualcuno che ti rispondeva. Adesso nessuno ti fila. Senti solo voci di persone che parlano in russo. Del resto, da anni ormai la stragrande maggioranza degli autisti che transitano per il Brennero provengono dall’Est.

  • Cosa vorresti che cambiasse oggi?

I ritmi di lavoro, che sono troppo frenetici. Si è sempre di corsa, non ci fermiamo mai..

  • Cosa fai quando ti fermi e stacchi la spina?

Mi piace molto la montagna. Ho la fortuna di vivere in un territorio dove i paesaggi belli non mancano. Quando posso, faccio qualche escursione o passeggiata.

  • In questo numero abbiamo parlato di tutele e di rispetto delle regole nell’autotrasporto. Ce n’è una in particolare che senti più debole o carente?

Beh, sicuramente la norma sui famosi 40 euro all’ora di indennizzo per le attese al carico e scarico. In qualche modo dovrebbe essere regolata meglio. Certo, anche noi ci mettiamo del nostro, perché noi stessi autotrasportatori siamo i primi a non richiedere l’indennizzo. Il motivo è che abbiamo paura di perdere il cliente, quindi il lavoro.

  • Quanto tempo di capita di aspettare al carico?

In media circa un’ora e mezza o al massimo due. Poi può succedere che si rompe un macchinario e allora i tempi si allungano. Ma comunque posso ritenermi fortunato perché conosco colleghi che lavorano per le grandi industrie che aspettano anche fino a quattro o cinque ore. Una vergogna.

  • Un oggetto che porti sempre con te in cabina?

Un piccolo supereroe giocattolo che ho regalato a mio figlio. Quando sono lontano, è come se mi riportasse agli affetti di casa.

Per leggere altre interviste ai protagonisti della strada, vai a «Voci on the road».

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