Veicoli - logistica - professione

HomeLe risposte degli espertiIl salvagenteIncentivi agli investimenti: da attivare quelli del 2023

Incentivi agli investimenti: da attivare quelli del 2023

Perché gli incentivi messi a disposizione dal ministero dei Trasporti per il rinnovo del parco si esauriscono poche ore dopo l’apertura della piattaforma di prenotazione? In questo modo non si sta creando un sistema che avvantaggia solo le imprese più strutturate?
Marco F_Roma

-

Il 26 giugno scorso, alle ore 10, è scattato il click-day per le prenotazioni degli incentivi del Fondo Investimenti per il rinnovo del parco mezzi degli autotrasportatori, regolato con il DM 97/23 (classificato dal portale dell’agenzia RAM come IX edizione). Si tratta di 25 milioni di euro che sono nelle disponibilità del MIT da oltre un anno e finalmente resi disponibili in un’unica soluzione con l’approvazione del Decreto Direttoriale dello scorso 8 giugno e l’apertura della piattaforma per le prenotazioni degli incentivi da parte dell’agenzia RAM al 26 giugno.

Il nuovo slot di «aiuti» ha messo a disposizione delle imprese 15 milioni di euro per l’acquisto di veicoli commerciali diesel di ultima generazione (15.000 euro di incentivo unitario per i truck >16 ton, con rottamazione obbligatoria), 7,5 milioni di euro per l’acquisto di trainati utilizzabili per le relazioni intermodali, 2,5 milioni di euro per l’acquisto dei veicoli commerciali ad alimentazione alternativa, in prevalenza utilizzati per la tecnologia LNG/Bio-LNG. Ebbene, nel giro di poche ore, le risorse disponibili sono andate esaurite, in particolare sono stati subito assorbiti dal mercato i 15 milioni previsti per il diesel di ultima generazione (pari a 2/3 della capienza complessiva), nonostante il potenziale freno della rottamazione obbligatoria. La capienza per i diesel Euro6/E è arrivata nel giro di poche ore al 104%, quello dei trainati al 156%, quello degli alternative fuels al 144%. In questi valori, ci sono una buona e una cattiva notizia.

La buona notizia è che il mercato dell’autotrasporto, a dispetto di tutte le criticità riconducibili all’inflazione, al costo del carburante, alla concorrenza sleale, alla carenza di autisti e ai limiti logistici dovuti alla guerra in Ucraina, sta dimostrando di essere in ripresa, con tante aziende pronte a investire per adeguare le flotte, con una evidente preferenza per le tecnologie endotermiche che un domani potranno essere alimentate con carburanti carbon neutral.

La cattiva notizia è che – a fronte di un mercato così vivo e ricettivo – le risorse pubbliche per il sostegno agli investimenti risultano non solo essere insufficienti e di volume largamente al di sotto del fabbisogno, ma anche soggette a criticità gravi in termini di linearità delle procedure e di timing dei rimborsi. Di decreto in decreto, si stanno infatti aggravando alcune criticità storiche legate al Fondo Investimenti Autotrasporto.

Innanzitutto, le controversie generate per le imprese dalla corsa al click: restare tagliati fuori dagli incentivi per aver fatto «click» su un computer cinque secondi più tardi di un concorrente, rappresenta per molti qualcosa di difficile da accettare. Quindi, i ritardi che si stanno generando nei tempi di rimborso alle imprese, che possono arrivare fino a due anni: su questo, è necessario che vi sia un salto di qualità (oltre che una presa di coscienza) da parte della Commissione del MIT preposta a licenziare le pratiche di rimborso.

E ancora, il dato controverso dettato dalla difficoltà di assorbimento delle risorse del cosiddetto «Fondo Elevata Sostenibilità 2022-2026», riservato esclusivamente ai veicoli commerciali più innovativi, ossia elettrici, C-LNG e Bio-LNG, che accusa risorse complessive finora non spese per circa 8 milioni di euro (e che avvierà un nuovo periodo di prenotazione per ulteriori 8 milioni dal prossimo 1 dicembre). Infine, il timing di entrata in vigore dei decreti che attuano i diversi slot di prenotazione del Fondo Investimenti «classico».

Per quest’ultimo punto, ci si riferisce alla disponibilità per il mercato dei fondi già stanziati, come nel caso specifico di quelli attualmente in capienza per le casse del MIT, in relazione al Piano di Riparto triennale del DM 11 marzo 2022, che stanno accusando un ritardo di quasi un anno. Infatti, il Fondo da 25 milioni di euro attivati con il DM 97/23 null’altro è se non il Fondo Investimenti 2022, ripartito con DM 11 marzo 2022, che lo scorso anno non è stato implementato. Resta quindi ancora da implementare – mediante un apposito Decreto del Ministero Infrastrutture e Trasporti, con relativo Decreto Direttoriale della DG Autotrasporto e Sicurezza Stradale – il Fondo Investimenti 2023, che avrà anche esso una copertura complessiva pari a 25 milioni di euro.

Ad ogni modo, la vivacità di un mercato in ripresa evidenzia l’insufficienza di tali aiuti, basti pensare che da una prima valutazione delle associazioni di filiera, il fabbisogno sarebbe mediamente di circa 150-180 milioni all’anno. A maggior ragione, è quindi legittimo che le imprese che non sono riuscite a entrare nella graduatoria RAM nella IX edizione del Fondo – in particolare per i veicoli Diesel Euro VI/E – abbiano una elevata aspettativa per una tempestiva messa a disposizione del mercato degli ulteriori 25 milioni previsti per il 2023, in modo da poter rientrare, almeno entro fine anno, nel novero delle imprese i cui investimenti per il rinnovo tecnologico della flotta sia opportunamente accompagnata da incentivi pubblici.

Nell’ipotesi di un riparto tra le diverse tipologie che conferma quello del Fondo vigente (15 milioni per il diesel, con rottamazione; 7,5 milioni per i trainati e 2,5 milioni per le alimentazioni alternative), una roadmap ideale potrebbe essere quella di un Decreto MIT per metà settembre e per una effettiva entrata in esercizio del periodo di prenotazione mediante un nuovo click-day traguardabile per la seconda metà di ottobre. Più che come una ipotesi tangibile, prendetela come un auspicio.

close-link