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Cartello mercato camion, la Corte di Giustizia UE respinge l’appello di Scania

L’organo europeo giudicante ha confermato che l’azienda scandinava avrebbe partecipato ad accordi collusivi per limitare la concorrenza sul mercato dei camion medi e pesanti nello Spazio Economico Europeo (SEE)

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Affrontiamo in questo articolo un tema che riveste grande importanza – soprattutto economica – per le aziende di trasporto, ovvero quello della violazione di norme comunitarie che proibiscono la formazione di cartelli nel mercato dei truck. Il riferimento è a una recente sentenza della Corte di Giustizia della Comunità Europea che, come vedremo, ha confermato le precedenti decisioni in materia.
Piccola premessa: il 19 luglio 2016 la Commissione europea infligge una multa pari a 2,93 miliardi di euro a cinque produttori europei di autocarri per il motivo sopra riportato.

IL FATTO

All’interno di questa sanzione, il 27 settembre 2017, la Commissione europea multa per una somma di 880 milioni e 523 mila euro tre società del gruppo Scania – Scania AB, Scania CV AB e Scania Deutschland GmbH – produttrici e venditrici di camion pesanti per il trasporto su lunghe distanze.
Scania, in particolare, avrebbe partecipato, dal gennaio 1997 al gennaio 2011, ad accordi collusivi diretti a limitare la concorrenza sul mercato dei camion medi e pesanti nello Spazio Economico Europeo (SEE), formato dai 27 Stati dell’UE più Islanda, Liechtenstein e Norvegia. Questi accordi avevano per oggetto i prezzi dei listini all’ingrosso dei camion e il trasferimento ai clienti dei costi per conformarsi a norme più rigorose in materia di emissioni. I patti sarebbero avvenuti tra il 1997 e il 2004 con riunioni al margine di fiere, eventi simili e contatti telefonici ed in seguito per la maggior parte per via elettronica.
A differenza degli altri cartellisti (MAN, Volvo/Renault Trucks, Daimler, Iveco e DAF), che hanno transato la sanzione, il costruttore svedese non ha trovato un accordo con la Commissione. Con la procedura di transazione, infatti, le parti coinvolte nei casi di cartello potevano ammettere la propria responsabilità e ricevere, in cambio, una riduzione dell’importo della multa. Scania si è inveceritirata da questa procedura e il procedimento è proseguito in via ordinaria. A questo punto l’azienda svedese ha presentato un ricorso al Tribunale dell’UE (Corte Generale) che però, con sentenza del 2 febbraio 2022, è stato respinto integralmente, confermando così la sanzione di partecipazione dell’azienda al cartello.
Ma l’azienda scandinava non molla e l’8 aprile 2022 presenta un ulteriore appello alla Corte di Giustizia UE contro la sentenza del Tribunale. Anche in questo caso, tuttavia, il 1° febbraio 2024, la CGUE rigetta il ricorso, convalidando ancora una volta l’ingente multa imposta dalla Commissione.

LA DECISIONE

Vediamo dunque le argomentazioni della Corte di Giustizia. Il giudice europeo affronta innanzitutto il tema dell’imparzialità. Secondo la CGUE «Scania non è riuscita a dimostrare che la Corte Generale non abbia valutato correttamente se la procedura amministrativa conseguente al rifiuto di transazione del costruttore fosse conforme al principio di imparzialità». In altre parole, se il team della Commissione è responsabile sia per l’adozione della decisione di transazione che per la decisione finale riguardante Scania – argomenta la CGUE – «questo fatto non mette automaticamente in discussione l’imparzialità di tale istituzione in assenza di altre prove oggettive, che peraltro Scania non ha dimostrato di aver presentato dinanzi alla Corte Generale».
In seconda istanza, a parere della CGUE, la Corte Generale non ha sbagliato nel considerare il comportamento dell’azienda scandinava esteso a tutto il territorio del SEE, anche se le riunioni sono avvenute solo in Germania.
E – terzo argomento – allo stesso modo la Corte di Giustizia ha respinto l’ipotesi che, per stabilire l’esistenza di un’infrazione singola e continua, la Corte Generale avrebbe dovuto richiedere alla Commissione di dimostrare anche che ciascuno degli atti in questione, presi singolarmente, costituisse di per sé un’infrazione.
Infine, la Corte di Giustizia ha rigettato anche l’ipotesi che la multa fosse andata in prescrizione, avvalorando il fatto che la Commissione avesse il potere effettivo di infliggerla.

LE CONSEGUENZE

Cosa succederà ora? Secondo Deminor, società internazionale che offre servizi di litigation funding, le aziende di trasporto e i padroncini che abbiano acquistato camion da Scania potranno agire nei confronti del costruttore scandinavo per ottenere il risarcimento del danno subito a causa dell’intesa anticoncorrenziale protrattasi dal 1997 al 2011. Ma c’è di più. Sempre secondo Deminor, anche chi avesse comprato i camion degli altri marchi coinvolti potrebbero richiedere i danni, in quanto «Scania risponderebbe solidalmente – spiega Giacomo Lorenzo, responsabile dell’ufficio italiano del Fondo – delle condotte illecite e dei danni cagionati anche dalle altre società facenti parte del cartello».
Ricordiamo infine che le società di litigation funding sono fondi specializzati, estranei alle controversie, che sostengono le spese legali per una parte in giudizio e ricevono come compenso una quota delle somme incassate dalla parte solamente in caso di esito favorevole (in ipotesi di soccombenza, il fondo perde l’intero investimento e la parte non sostiene alcun costo).

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