Se per la versione a gasolio il nome assegnato al Renault T 480 Turbocompound era Hugo, omaggio a Victor Hugo (lo trovate nel numero 383), nella versione elettrica la scelta del nome appare ovvia. Perché il più celebre scrittore francese mi sembra sia coerente con l’eclettismo che contraddistingue il marchio della losanga, riproposto nella versione elettrica e presente nell’aspetto più scolpito della cabina.
Renault E-Tech, la versione elettrica del pesante Renault Trucks e mio compagno di questa prova, si rivela da subito un personaggio sportivo e dinamico: come la versione a gasolio, è in grado di affrontare qualunque sfida con una particolare spinta di energia positiva anche verso l’ambiente. Compromesso e adattabilità sono le parole chiave per approcciarsi correttamente alla nuova epoca che impone un nuovo modello di relazione tra autisti e veicoli elettrici.

A chi guida, infatti, è richiesto di rivedere lo stile di guida e la pianificazione dei viaggi in modo che l’autonomia ridotta (rispetto ai pieni di gasolio, si intende) non diventi un ostacolo, ma un modo naturale di concepire il trasporto pesante fatto di strategia, ottimizzazione e tempi più lenti, ma anche più rispettosi dell’ambiente e, in un qualche modo, anche dell’autista.
Insomma, non può più funzionare una relazione di sudditanza dove uno chiede e l’altro offre tutto se stesso; ora è il momento di partecipare a un dialogo continuo, riscoprendo una serie di aspetti che non si pensava di avere.
CAMBIARE PER MIGLIORARE

Guidare in elettrico significa godere del piacere del silenzio, un po’ come quando hai una serata libera dalla famiglia e ti stupisci di quanto sia piacevole un momento di silenziosa solitudine. In cui ti accorgi che sei così abituato al brusio costante, che la totale assenza di rumore suona quasi poetica. Ma significa anche adattare lo stile di guida, sfruttando meglio la tecnologia a disposizione, assecondarla per riuscire a trarre il massimo dal veicolo e, magari, poter rigenerare energia per allungare l’autonomia. Una guida meno spinta, che sfrutta l’inerzia anche grazie al Cruise control adattivo che legge la morfologia della strada, meno frenetica e più rispettosa dei nostri ritmi. E il beneficio ottenuto diventa tangibile la sera, quando scendi dal camion senza troppi gravami accumulati.
La tecnologia, infatti, non va mai subita (sarebbe uno stress enorme!), ma va usata a nostro vantaggio in modo che noi autisti, forti delle esperienze, possiamo concentrarci su ciò che è importante oggi, ovvero leggere le dinamiche stradali e adottare una guida sicura e preventiva. Che la direzione delle case sia quella di raggiungere gli obiettivi europei di sostenibilità ambientale è ormai chiaro, così come è evidente che tante trasformazioni dovremo assimilarle e farle nostre per non soccombere a un mercato che ci chiede di essere flessibili e dinamici. Facile a dirsi: ma come si diventa così?


COSA CI INSEGNA L’ELETTRICO
Direi che questo è quanto mi ha lasciato Victor in questo test: non tanto il tecnicismo, non la novità in senso assoluto, quanto il senso di trasformazione inevitabile che stiamo vivendo a partire dalla nostra quotidianità e quanto essere eclettici – appunto – oggi più di ieri sia un vantaggio enorme. Il sapersi adattare agli eventi con spirito critico, ma anche con curiosità ed entusiasmo, portando la nostra conoscenza e la tecnica al servizio del nuovo.
Perché in fondo è questo il lato bello e interessante del nostro lavoro, scoprire come ogni cosa imparata possa essere utile in qualche modo anche in un’epoca diversa dalle nostre, capire che possiamo imparare ancora tanto e padroneggiare con consapevolezza la nostra materia (quindi nel nostro caso la guida) ci rende più professionali e soddisfatti. Quindi sicuramente meno mostri agli occhi degli altri.
