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Sabel sceglie DAF per il suo business

Un’azienda dedicata al trasporto e una alla logistica. Il gruppo casertano di proprietà della famiglia Bellopede è tra i principali fornitori logistici in Italia di Coca Cola, a cui fornisce supporto attivo sia con 140 mila mq di siti logistici situati tra Marcianise e la provincia di Verona, sia con una flotta di 120 trattori e 150 semirimorchi. E tra questi ci sono pure 40 DAF di Nuova Generazione XF e XG. «Sono gli autisti a chiederceli – spiegano i titolari – vista la loro particolare comodità»

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Tradizione e innovazione: Sabel WorldWide, un Gruppodi Marcianise (Caserta) costituito da due società distinte, attiva una nell’autotrasporto merci (Sabel Trasporti) e l’altra nella logistica (Sabel Log), è un perfetto equilibrio di questi due fattori. La tradizione è il frutto di una lunga storia aziendale, iniziata nel l’ottocento, quanto le merci erano movimentate tramite trazione animale e la famiglia Bellopede – che allora come oggi detiene la proprietà del Gruppo – era specializzata nel trasportare il foraggio con cui alimentare i cavalli di razza Persano dei Borbone. E questa relazione con una committenza importante – in quel caso addirittura reale – era destinata a divenire un autentico tratto distintivo delle successive evoluzioni aziendali.

La famiglia Bellopede al completo. Da sinistra, Salvatore Bellopede, Luigi Bellopede, Rosario Bellopede, Giulio Bellopede e Luigi Bellopede.

La prima manifestazione di innovazione, invece, apparve nel 1948, quando Luigi Bellopede –padre degli attuali titolari Rosario e Giulio – acquistò il primo OM Taurus della provincia di Caserta, impiegato sempre nel trasporto di foraggio e sempre per una committenza di rilievo, come Cirio e Maccarese.

Oggi, con l’ultima generazione arrivata in posizioni apicali – i due figli di Rosario, Luigi e Salvatore, si occupano rispettivamente di trasporti e di logistica, mentre il figlio di Giulio, anche lui Luigi, è in amministrazione – al posto di quell’OM c’è una flotta composta da quasi 120 trattori e 150 semirimorchi e,soprattutto, ci sono una serie di presidi logistici che complessivamente raggiungono i 140 mila metri quadri, distribuiti tra la provincia di Caserta e quella di Verona. Due segmenti di attività – corrispondenti come detto a due diversi riferimenti societari, in grado di generare circa 15 milioni di fatturato – che meritano trattazione separata.

In due anni rinnovata buona parte della flotta

Partiamo dalla flotta, composta per la gran parte da veicoli euro 6 di ultima generazione e interessata, dalla pandemia in poi, da un deciso incremento, parallelo alla crescita imprenditoriale vissuta dall’azienda casertana da quando è riuscito a capitalizzare la qualità di un servizio, testimoniata anche da tutte le certificazioni possibili (ISO45001 e ISO14001). Soltanto negli ultimi due anni Sabel ha acquistato 80 nuovi veicoli e di questi ben 40 sono a marchio DAF, suddivisi tra XF 530 ed XG 530 con cabina a tetto alto, acquistati presso la Corporation Motor Sud della famiglia Mauro. A giustificare tale scelta ci sono più fattori. Innanzi tutto, l’elevata affidabilità dei camion, decisiva per aggirare i fermi macchina. «Per noi è una caratteristica fondamentale – spiega l’amministratore Rosario Bellopede – perché, in particolare nei momenti di maggior flusso, un veicolo fermo rischierebbe veramente di metterci in crisi». Così come ugualmente importante è il livello dei consumi, sia di gasolio (con attenzione anche all’HVO) puntualizza Giulio Bellopede, sia di adblue, calcolati inferiori rispetto ad altre marche.
Ma il fattore più convincente è il comfort della cabina. «La comodità è lo strumento per infondere soddisfazione agli autisti – continuano i fratelli Bellopede – perché se questi non viaggiano comodi, prima o poi iniziano a percepire fastidi, a lamentarsi del camion e quindi a lavorare in modo più distratto. DAF, invece, è una macchina molto confortevole, ampia e spaziosa e per questo gli autisti la preferiscono: sono loro a chiedercela e, in particolare, prediligono gli XG».

Tutti i modi per dimostrare attenzione agli autisti

L’attenzione agli autisti, però, in Sabel si dimostra anche in altri modi. Innanzi tutto, affidando le comunicazioni con l’ufficio traffico a strumenti digitali più semplici e diretti una app, su cui sono visualizzate quotidianamente ora e luogo di carico e destinazione da raggiungere. Ma soprattutto gli autisti vengono motivati anche tramite premi che ricevono a fine mese e a fine anno, quantificati in base alle modalità con cui tengono in ordine e puliti i veicoli. «L’autista ha bisogno di essere sovvenzionato – spiegano i due fratelli – perché anche da lui dipende l’andamento dell’azienda, a maggior ragione quando dimostra di essere capace. Perché trovare personale non è difficile, ma rinvenire quello giusto sta diventando complicato, in particolare al nord». E questa politica evidentemente paga, visto che sono molti gli autisti che restano in Sabel per decenni, spesso fino al raggiungimento della pensione. E una tale fiducia, sottolinea Bellopede, «costituisce forse la migliore pubblicità per un’azienda, perché se in tanti decidono di rimanere con noi per tanto tempo è segno che evidentemente stanno bene».

Con Olivetti a scuola di logistica

Arriviamo alla parte logistica e anche questa da osservare tramite la doppia lente composta da tradizione e innovazione, messe al servizio di una committenza di prim’ordine. Per comprendere in che senso bisogna tornare al 1969, quando il mondo del personal computer accelera bruscamente e Olivetti decide di aprire uno stabilimento proprio a Marcianise, per realizzare prima macchine contabili e poi tante altreproduzioni. La società di Ivrea all’epoca era una multinazionale in fase espansiva e il sito casertano divenne una piccola Silicon Valley in cui si insediarono diverse realtà del settore informatico. 

Per la famiglia Bellopede accedere in questo mondo – nel 1977 – è un po’ come andare a scuola di logistica applicata: «Tutto quello che c’era da far viaggiare per Olivetti – ricorda Rosario Bellopede – lo muovevamo noi, ma in più collaboravamo a realizzare quegli assemblaggi che in genere erano affidati all’esterno. Noi, per esempio, provvedevamo a quelli per le tastiere destinate ai computer 286 utilizzando un apposito biscotto di polistirolo. Rammento che in un carico ce ne entravano mille». Ma oltre alle tastiere c’era un numero elevato di altri componenti da muovere e da indirizzare verso le destinazioni più varie, Stati Uniti compresi. «E per imparare a gestire questa complessità – prosegue Bellopede – in Olivetti ci insegnarono a ragionare con una logica di processo. In definitiva, quindi, se oggi facciamo logistica è soltanto grazie a questa società».

Chiusa una porta, si apre il portone Coca Cola Snibeg

Ma anche la Olivetti, come altre belle storie, intorno alla metà degli anni Duemila scrisse a Marcianise la parola «fine». E quando lo stabilimento chiuse i battenti, in casa Bellopede ci fu un attimo di smarrimento. «Eppure, anche in quel frangente – ripensa Giulio sollevando gli occhi verso il cielo – abbiamo avuto qualcuno che ha pensato a noi». Perché nell’arco di qualche stagione in Sabel riuscirono a soppiantare i pc con la bevanda più bevuta al mondo. In realtà, la Snibeg Coca Cola – perché di questo si tratta – arriva in Campania già dalla metà degli anni Settanta. Successivamente acquistata dalla famiglia Capua; già presente in varie regioni del sud Italia con il nome di Socib. Nel 2008 poi, rilevata da Coca Cola HBC

Fatto sta che al momento attuale quello di Marcianise è il più grande stabilimento dell’Italia meridionale e, come racconta Rosario Bellopede, a imprimergli un’accelerazione dal punto di vista logistico è stata l’apparizione del PET, avvenuta attorno alla metà degli anni Novanta e oggi sostituita dalla versione completamente riciclata, prodotta in uno stabilimento nei pressi di Biella. Le conseguenze generate dal PET sulla logistica sono di duplice natura: per un verso, infatti, ha moltiplicato i formati, ha incrementato la produzione e ha reso più numerose le tipologie di colli da movimentare; per un altro ha determinato un ulteriore fattore da tenere sotto controllo, determinato dalla più corta scadenza delle bottiglie rispetto a quelle di vetro o in lattina.

Gettare un occhio dentro al magazzino Sabel di Marcianise rende perfettamente l’idea di questa varietà. Pensate che in un solo giorno riesce ad accogliere qualcosa come 2,2 milioni di bottiglie, pari a circa 40 mila bancali, movimentati e tracciati chiedendo supporto non soltanto all’informatica, ma anche all’ingegno e all’innovazione.

Un esempio al riguardo dice più di tante parole: per gestire in maniera più rapida il carico dei veicoli, in Sabel hanno introdotto una modifica ai carrelli elevatori che consente di caricare contemporaneamente ben tre bancali di merce, invece di due. In pratica, un incremento di produttività di circa il 33%.

I carrelli elevatori della Sabel riescono a movimentare fino a tre bancali di merci, riducendo l’attesa degli autisti e a incrementare la produttività dei veicolo

Da Sud a Nord, in direzione ostinata e contraria

D’altra parte, la società americana è qualcosa di più di un committente importante, visto che pesa per circa l’80% sul fatturato logistico dell’azienda casertana, mentre sfiora il 50% rispetto a quello legato ai trasporti. E quindi ha meritato non soltanto innovazioni di processo, ma anche investimenti immobiliari. Il sito logistico originario si è allargato progressivamente fino a raggiungere gli attuali 60 mila metri quadri di cui circa 25 mila coperti, a cui dal 2010 si è aggiunto un altro stabilimento di 20 mila metri confinante con quello Coca Cola. Poi, un anno e mezzo fa, la Sabel ha anche impresso alla sua operatività una sorta di moto controcorrente, allargando il suo raggio d’azione verso Nord. In realtà, trasporti verso il Veneto già ne copriva prima, ma quando un’altra società orbitante nell’universo Coca Cola è entrata in difficoltà, Sabel ha cercato di fornire uno sforzo suppletivo per colmare tale lacuna. Poi, a quel punto ha preso le misure del contesto, ha compreso come muoversi e nell’arco di qualche mese è giunta alla decisione di rilevare un primo sito logistico di 10 mila metri quadri a Sanguinetto (Verona) e quindi, sempre nella stessa provincia, altri due rispettivamente di 20 e di 10 mila metri quadri, a Salizzole e a Nogara.

In questo modo non soltanto ha potuto assecondare ulteriori richieste di Coca Cola, ma è riuscita anche ad acquisire nuova clientela per il trasporto, funzionale per bilanciare i flussi produttivi della bevanda color marrone, ritmati in modo incostante sia nel corso dell’anno (in quanto è più richiesta in estate e durante le feste), sia nel corso del mese. «Abbiamo studiato i problemi, analizzato i diversi andamenti della domanda di trasporto e quindi affinato la maggiore flessibilità possibile – spiegano i fratelli Bellopede – per far muovere i veicoli utili a soddisfare le necessità di Coca Cola nei momenti di picco, per trovare invece negli altri le necessarie compensazioni tramite altri clienti». E anche qui la regola della committenza importante viene ribadita. Parliamo infatti di San Benedetto, Ball Beverage, Manucor, San Carlo, Gruppo Tesa, BST Italia, Castagnoli Viterie, soltanto per citarne alcuni. E poi merita di essere ricordata anche la Mondo, perché è un’azienda che produce un pallone simbolo della tradizione, il Super Santos di colore arancio con striature nere che aveva il peso giusto per evitare l’effetto del vento: da quando è stato inventato, nel lontano 1962, è stato rincorso da milioni di italiani e ancora oggi se continua a rotolare lungo la penisola è in parte per merito della Sabel che lo trasporta in ogni dove.

Uno sguardo avanti, con i piedi per terra

Dopo la brusca accelerazione vissuta negli ultimi anni, oggi l’obiettivo principale della Sabel è di restare con i piedi per terra, di trovare gli equilibri giusti. I Bellopede, infatti, sono persone capace e animati da particolare professionalità, ma sono pure consapevoli di essere stati in qualche modo beneficiati dalla buona sorte e quindi vogliono rimanere umili e concreti. «Sicuramente, dalla pandemia in poi – conclude Rosario – noi siamo stati lungimiranti, abbiamo sostenuto investimenti importanti confidando sul potenziale evolutivo di alcuni contesti di mercato. Ma adesso è il tempo di fare quadrato, di tenere stretta l’azienda e la famiglia. Vogliamo consolidare quanto costruito, magari chiedendo supporto alle nuove tecnologie e poi ristabilire un legame più stretto con il territorio in cui operiamo, che ci ha dato tanto nel corso degli anni». Chiaro, no? La famiglia e il territorio sono la tradizione, mentre le nuove tecnologie sono l’espressione di innovazione. Il tempo passa, ma la ricetta Sabel rimane sempre la stessa.

E il logo diventa un draghetto

Il simbolo della Sabel è sempre stato una strada, quella su cui viaggiano da sempre i suoi veicoli. In tanti però equivocavano questo marchio ritenendolo un piccolo drago. Così in casa Bellopede hanno pensato di assecondare tale convinzione usando come simbolo del nuov logo lanciato quest’anno proprio un draghetto. Porterà fortuna!

Daniele Di Ubaldo
Daniele Di Ubaldo
Direttore responsabile di Uomini e Trasporti

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