Eccola la rivoluzione Scania. Dopo 10 anni di preparazione, 10 milioni di chilometri di test e due miliardi di euro di investimenti, la casa svedese in orbita nel gruppo Volkswagen lancia una nuova generazione di veicoli. E come in ogni rivoluzione che si rispetti siamo davanti a qualcosa di nuovo che segna uno stacco dalla stagione precedente.
Ma in che modo? Qui il discorso pretende dei distinguo. Ci sono infatti rivoluzioni violente, che si consumano intorno a una ghigliottina. E rivoluzioni morbide, «di velluto», che si instaurano senza strappi impetuosi. Ecco, quella messa in atto a Södertälje è talmente morbida che qualcuno, sul web, ha fatto perfino fatica a riconoscerla, liquidando i nuovi veicoli con un «Non è cambiato nulla rispetto a prima». Ora, oltre che a consigliare a costoro un buon oculista, proviamo a spiegare perché al contrario la nuova serie R e la nuovissima Serie S mostrate a Parigi il 23 agosto e in Italia, a Villa Erba (Cernobbio) davanti a 1.200 clienti il 18 settembre, sono veicoli sia rivoluzionari, sia «di velluto».
Perché siano rivoluzionari è evidente dal loro tasso di novità: non c’è un bullone che sia stato ereditato dalla precedente generazione. E questo vale in particolare per la cabina, costruita in un sito realizzato da zero all’interno della fabbrica di Oskarshamm (nella Svezia del sud), utilizzando lamierati inediti. Non parliamo quindi di un’evoluzione di alcuni componenti, ma di un mezzo nato partendo da un foglio bianco.
Un’introduzione per step
La morbidezza rivoluzionaria, invece, si esprime in due modi.
Il primo. La Serie R e la Serie S si compongono di veicoli per lungo raggio. Nulla si è visto di distribuzione o costruzioni. Il motivo è presto detto: per ragioni industriali e di capacità produttiva (per ora, dei tre siti europei di Scania, ad assemblare le nuove serie è soltanto quello di Södertälje), l’introduzione dei nuovi veicoli poteva avvenire esclusivamente per step. Si parte con il lungo raggio, poi si passerà alle altre gamme. Per di più nella fase iniziale le nuove gamme affiancheranno le attuali, che rappresenteranno un’opzione possibile – e magari più economica – per i clienti.
Quanto tempo ci vorrà perché questo processo arrivi al termine?
ARTICOLO TRATTO DA UOMINI E TRASPORTI N. 321 – OTTOBRE 2016
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