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12 agosto, scatta l’azione diretta: subvezione in crisi?

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Il 12 Agosto è un’altra data importante per l’autotrasporto italiano. Entra infatti in vigore l’azione diretta che potrebbe modificare il tessuto delle imprese e ridurre drasticamente il tanto discusso fenomeno della subvezione. Ma cos’è l’azione diretta? Si tratta della possibilità – prevista dall’art. 7 ter del decreto legislativo n. 286 del 2005 e attuato dalla legge 4 agosto 2010, n. 127, anche se la sua entrata in vigore è stata rinviata di un anno, per consentire alle aziende di adeguarsi alla bisogna – offerta al subvettore di agire direttamente «nei confronti di tutti coloro che hanno ordinato il trasporto, i quali sono obbligati in solido nei limiti delle sole prestazioni ricevute e della quota di corrispettivo pattuita, fatta salva l’azione di rivalsa di ciascuno nei confronti della propria controparte contrattuale». In soldoni, il subvettore che non venisse pagato dal primo vettore (perché, per esempio, insolvente o in ritardo), può agire per ottenere il pagamento nei confronti del caricatore e del committente, i quali a loro volta possono rivalersi sul primo vettore.
C’è però da fare un chiarimento: la norma interessa i servizi di trasporto effettuati a partire dal 12 agosto, quelli cioè che vanno in scadenza (60 giorni fine mese) dalla fine di ottobre. Quindi di fatto le prime azioni dirette saranno possibili da inizio novembre.
Quali conseguenze determinerà tale possibilità? La domanda se la sono posta anche molte imprese committenti e hanno cercato di frenare eventuali effetti spiacevoli.
In che modo? Stando all’inchiesta pubblicata da Uomini e trasporti sul numero di settembre, tre sono in sintesi le azioni preventive messe in campo: 
– la richiesta di fideiussione a copertura delle somme che potrebbero essere rivendicate (i casi, in realtà, sono limitati);
– la prova che il pagamento è stato effettuato (iniziative in tal senso sono più numerose, ma anche più complicate da attuare);
– il divieto di effettuare subvezione o per lo meno il tentativo di limitarla a subvettori «affidabili». E questa è l’iniziativa che sta facendo più breccia. «Ci stanno anche chiedendo – rivela a Uomini e trasporti Paolo Morea, direttore commerciale della cooperativa CAN di Noci (Ba), associata a Federtrasporti – l’estratto del libro soci (che non possono mettere in atto un’azione diretta, dal momento che hanno delegato la cooperativa), la documentazione sui nostri iscritti e sui subvettori che utilizziamo: a quel punto se in magazzino si presenta un camion con una targa non riconosciuta, non gli fanno caricare la merce. Insomma, ci chiedono una scrematura delle imprese che utilizziamo».
È evidente che tra divieto totale e «scrematura», il campo di attività dei padroncini – «subvettori» per vocazione – andrà sempre più restringendosi. E a quel punto, come sostiene Silvio Faggi, segretario Fiap, «i padroncini dovranno cominciare a pensare di mettersi insieme o di aggregarsi a strutture che garantiscano loro la possibilità di diventare primi vettori». Sarà la volta buona?

Redazione
Redazione
La redazione di Uomini e Trasporti

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