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A valutare la legittimità dei costi minimi sarà la Corte Costizionale

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Il Tribunale di Lucca ha sollevato eccezione di costituzionalità rispetto all’art. 83 bis del decreto 112/2008, rimettendo la valutazione della compatibilità della norma sui costi minimi con la carta fondamentale alla Corte Costituzionale. Per la precisione i giudici della cittadina toscana hanno preso atto del fatto che più volte anche la Corte di Giustizia europea ha ritenuto ammissibile che un regime di libera concorrenza convivesse con la prescrizione di tariffe minime. Ma d’altro canto hanno rinvenuto tre motivi di dubbia legittimità dell’art. 83 bis:
 – ipotetico contrasto con l’art. 41 della Costituzione, in quanto impone dei “paletti” all’iniziativa economica privata, riconosciuta come libera dal testo costituzionale, anche ad aziende che già rispettano altre norme (per esempio, il Codice della Strada o le prescrizioni in materia di sicurezza sul lavoro);
– confina la libera iniziativa economica sulla base di una superiore ragione di sicurezza, senza che però sia dimostrabile il raggiungimento di tale finalità;
– impone i ricordati limiti ai vettori italiani e non anche agli stranieri in quanto non applicabile ai servizi di cabotaggio.  

Paolo Uggè, presidente di Fai e di Unatras, commentando la notizia ha fatto presente sia che l’art. 83 bis «trova ispirazione proprio nel secondo comma dell’articolo 41 della Costituzione», sia che «la stessa direttiva Bolkestein prevede la possibilità di interventi che possano limitare la concorrenza quando in gioco vi è l’interesse collettivo, il bene comune».

Ma a questo punto la questione ha preso comunque la strada della Corte Costituzionale e quindi non resta che attendere questo giudizio per sciogliere ogni dubbio. Così, dopo aver passato un anno ad attendere la decisione del TAR – che peraltro non è stata ancora definita – toccherà attendere per un periodo forse anche più lungo la sentenza della Consulta.
Ma d’altra parte c’è sempre qualcosa da attendere per l’autotrasporto italiano. La drammaturgia dell’attesa – dal «Deserto dei Tartari» (Dino Buzzati) ad «Aspettando Godot» (Samuel Beckett) – è lo spettacolo più abituale per il settore.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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