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Autisti rumeni in affitto con volantini. Il Ministero: «È illegale, gli autisti hanno tutti gli stessi diritti»

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La legge, a dire il vero, lo diceva già chiaramente. Adesso, però, lo ribadisce anche una circolare emanata ieri dalla direzione generale per l’Attività ispettiva del ministero del Lavoro: il trattamento economico e normativo di un lavoratore straniero – compresi quindi un autista – somministrato in Italia da un’agenzia estera deve essere il medesimo, a parità di lavoro, di quello garantito ai suoi colleghi italiani.

Ma se la legge già esisteva, quale ragione ha spinto il ministero a emanare questa circolare «confermativa»? La risposta si trova in una denuncia presentata dalla CGIL di Modena rispetto a un volantino di un’agenzia di lavoro interinale di Brasov (Romania) con cui venivano pubblicizzati i servizi di autisti rumeni, garantendoli come una medicina contro la crisi, visto che consentono di tagliare i costi di circa il 40%. E a consentire questo risparmio – si dice – sarebbe il ricorso a un contratto di lavoro stipulato secondo le leggi rumene, che quindi evita di versare i contributi INPS e INAIL, e la tredicesima o quattordicesima mensilità prevista dai contratti collettivi italiani ma non da quelli rumeni. In pratica, quindi, l’autista prenderebbe la stessa cifra dei colleghi italiani soltanto rispetto alla paga base. Per la CGIL, invece, siccome il volantino non specifica la nazionalità dell’autista somministrato – che potrebbe essere rumeno, ma anche italiano, come spesso adesso – almeno in questo secondo caso potrebbe configurare il reato di caporalato.

Ecco perché la circolare del ministero specifica subito che «gli annunci pubblicitari in questione riportano informazioni in netto contrasto con la disciplina comunitaria e nazionale in materia di distacco transnazionale», per poi sottolineare come «il ricorso a tali ‘servizi’ possa dar luogo a ripercussioni, anche di carattere sanzionatorio, in capo alle imprese utilizzatrici».
Di seguito invita poi gli uffici territoriali a «prestare la massima attenzione a tali fenomeni», per poi ricordare la normativa italiana in materia. Per la precisione la legge chiede alle agenzie con sede in altro Stato membro di applicare la norma di riferimento fissata per le agenzie italiane. Tale norma è l’art. 23 del D.Lgs. n. 276/2003 che prevede il diritto del lavoratore interinale «a condizioni di base di lavoro e d’occupazione complessivamente non inferiori a quelle dei dipendenti di pari livello dell’utilizzatore, a parità di mansioni svolte», insieme con l’applicazione della disciplina in materia di responsabilità solidale per l’adempimento degli obblighi retributivi e previdenziali.
Cinzia Franchini, presidente della CNA/Fita (e peraltro imprenditrice proprio del modenese) ha accolto positivamente iniziativa del ministero, ma ha anche denunciato che la realtà quotidiana non è quella descritta dalla circolare, ma quella che «ha contribuito a portare dal 2008 al 2013 ad una contrazione dell’occupazione, per tutta la filiera, di 197.000 posti di lavoro».

Ma soprattutto Franchini ribadisce che, a rigor di logica, «se la circolare c’è e la norma pure (da anni) e quanto accade regolarmente con i “contratti rumeni” è illegale, perché i controlli sono così poco frequenti?». Senza controlli, infatti, accusa la presidente di CNA/Fita, il «mercato viene lasciato libero di fare ciò che vuole in barba a tutte le dichiarazioni di intenti» e a tutte le normative. Ecco perché Franchini invita politica e sindacati a un confronto «meno ipocrita e più di sostanza». Anche perché – conclude provocatoriamente -«se tutti siamo d’accordo nel sostenere l’illegalità di certe pratiche non si comprende come mai oggi il fenomeno è assolutamente pervasivo e fuori da ogni controllo».

 

 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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