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Draghi alla Camera: «Siamo stati imprudenti a non diversificare le fonti energetiche. Ora è tempo di cambiare»

Circa il 45% del gas che importiamo proviene dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa. In più abbiamo ridotto la produzione di gas da 17 miliardi di mc all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi nel 2020, a fronte di un consumo nazionale rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi di mc. Partendo da questi numeri il presidente del Consiglio, dopo aver incluso tra le sanzioni alla Russia, il divieto di esportazione esteso a tutti i beni, le tecnologie, i servizi destinati al settore aereo, ha detto che è necessario cambiare per non trovarsi troppo vulnerabili di fronte a crisi future. Intanto il petrolio continua a salire, mentre il gas rallenta

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«Le vicende di questi giorni dimostrano l’imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni». Sono parole espresse da Mario Draghi questa mattina nel corso dell’informativa del presidente del Consiglio alla Camera dei Deputati e che certo non si nascondono dietro un dito. Il capo del governo, infatti, parlando di sanzioni alla Russia, ha espresso preoccupazione rispetto al settore energetico, «già colpito dai rincari di questi mesi: circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa». E proprio sulla base di questi numeri Draghi ha sottolineato come tutto questo sia stato un grosso errore: «Abbiamo ridotto la produzione di gas da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi di metri cubi nel 2020 – a fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi». A questo punto è obbligatorio cambiare, trovare cioè un modo per diversificare «per superare quanto prima la nostra vulnerabilità ed evitare il rischio di crisi future».

L’ancora di salvataggio degli stoccaggi

Ciò detto, il premier ha ricordato alcuni dati incoraggianti, quelli cioè che provengono dagli stoccaggi italiani che hanno beneficiato di una situazione migliore rispetto a quello di altri Paesi europei, anche grazie alla qualità delle nostre infrastrutture. In particolare, ha riferito che «il livello di riempimento aveva raggiunto il 90% alla fine del mese di ottobre, mentre gli altri Paesi europei erano intorno al 75%. Gli stoccaggi sono stati poi utilizzati a pieno ritmo e nel mese di febbraio hanno già raggiunto il livello che hanno generalmente a fine marzo». E se questa situazione appare più gestibile rispetto a quella di paesi come la Germania, guardando avanti Draghi sottolinea che la «fine dell’inverno e l’arrivo delle temperature più miti ci permettono di guardare con maggiore fiducia ai prossimi mesi», anche se è comunque necessario «intervenire per migliorare ulteriormente la nostra capacità di stoccaggio per i prossimi anni», magari spingendo verso meccanismi di «stoccaggio comune» all’interno dell’Unione Europea così da riuscire a «fronteggiare momenti di riduzione temporanea delle forniture».

Sempre a proposito di trasporti, poi, Draghi ha incluso tra le sanzioni non soltanto «misure sul settore dell’energia, mirate a impedire il trasferimento di tecnologie avanzate, usate soprattutto per la raffinazione del petrolio», ma anche misure nel settore dei trasporti, come il «divieto di esportazione esteso a tutti i beni, le tecnologie, i servizi destinati al settore aereo».

Il plauso di FederPetroli: «Una svolta per l’energia italiana»

Un discorso che è stato accolto in modo positivo anche dagli operatori del settore. Il presidente di FederPetroli ItaliaMichele Marsiglia, ha colto nel discorso del presidente Draghi «una svolta sull’Energia italiana a cui non assistevamo da oltre dieci anni», la manifestazione di «volontà diretta e chiara di cambiamento nell’interesse e nella salvaguardia di un paese come la nostra penisola che, non dovrà più essere fanalino di coda nel mercato e settore energetico internazionale». Proprio per questo Marsigliaha invitato tutti gli operatori del settore a mettere «da parte l’orgoglio», perché «l’unica via per perseguire una strada chiara è quella di sedersi ad un Tavolo per definire, con tutti i rappresentanti delle diverse forme energetiche sfruttabili nel nostro Paese, una politica energetica di salvaguardia per l’Italia».

I prezzi di oggi di petrolio e gas

Intanto sui mercato le quotazioni del petrolio continuano a spingere verso l’alto, seppure in modo meno sostenuto rispetto a ieri. Il greggio WTI aumenta dell’ 1,92% e raggiunge i 94,54 dollari, mentre il Brent tocca quota 101,15 dollari al barile, con un incremento del 2,09%. Ricordiamo che ieri il petrolio del Mare del Nord si era spinto fino ai 105,79 dollari al barile, un livello che non veniva raggiunto dall’agosto 2014.

Dal fronte del gas, invece, si assiste a un rallentamento: ad Amsterdam le quotazioni segnano una flessione del 16,6% a 112 euro al Mwh, a fronte dei 134 euro di ieri.

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