Veicoli - logistica - professione

HomeProfessioneFinanza e mercatoI 60 anni del GAM: «Il gruppo salva-padroncini»

I 60 anni del GAM: «Il gruppo salva-padroncini»

-

«Il padroncino non ha futuro se lavora da solo. Ma se entra in una struttura aggregativa adeguata alle sue esigenze, se si mette insieme ad altri trasportatori con dimensioni analoghe, può diventare paradossalmente un decisivo fattore di competitività». A sostenerlo è Silvio Camanini, presidente del GAM – Gruppo cisternisti di Mantova che ha appena spento le 60 candeline.

60 anni – festeggiati lo scorso 28 maggio a villa Corte Peron a Bancole – sono trascorsi da quel lontano 1956, in cui prendevano vita anche la raffineria e il polo petrolchimico di Mantova. L’intuizione all’epoca fu elementare: unire le forze in modo da riuscire a relazionarsi con una committenza del cisternato, il più delle volte sovradimensionata rispetto al piccolo trasportatore. Ma partendo in 8 e acquisendo via via nuovi soci fino agli attuali 75, il GAM è riuscito a diventare un interlocutore affidabile e stimato anche da multinazionali del settore.

Poi, il 31 dicembre 2013, la raffineria chiude i battenti e per il GAM svaniscono almeno 5 milioni di fatturato. Quale fu la soluzione? Camanini la sintetizza in due parole: «Polivalenza e flessibilità». In pratica, «i nostri soci hanno dimostrato la capacità di rimettersi in gioco e di voler continuare a lavorare nel trasporto anche a costo di peggiorare la loro qualità della vita. Se fino a quel momento il punto di carico era vicino casa, abbiamo dovuto ampliare il raggio di azione, trovando nuovi carichi in tutta Italia, se non addirittura in Francia, Austria o altre parti d’Europa. Se un socio aveva sempre trasportato bitume adesso veniva chiamato a movimentare rifiuti, se aveva lavorato nel trasporto di benzine ora si doveva misurare con la chimica». E qui arriviamo al punto nodale: perché è vero che in questo passaggio il padroncino diventa polivalente, ma tutto ciò è possibile perché è il Gruppo a fornirgli gli strumenti. Il GAM, infatti, in quel frangente acquista 20 semirimorchi di proprietà, che consentono al singolo trasportatore di cambiare lavoro, di sganciare il proprio semirimorchio per agganciare quello di proprietà comune.

Senza considerare che, anche in questa fase di mercato, una parte del lavoro arriva dal Gruppo Federtrasporti, la realtà che il GAM contribuì a fondare nel lontano 1971, sognandola esattamente un’elevazione al quadrato della “giusta” struttura di base, in modo tale che se il piccolo trasportatore era protetto dal primo grado, a maggior ragione poteva esserlo dal secondo.

Così, in un paio di anni, il fatturato perduto viene recuperato «Non nascondo che tutto questo – incalza Camanini – ha richiesto non soltanto sacrifici, ma anche qualche investimento. Ma sono convinto che l’investimento del padroncino sia maggiormente remunerativo, perché se un trasportatore spende 150mila euro per acquistare un trattore e una cisterna e poi lo fa guidare a un autista, alla fine, pagati tasse e dipendente, gli rimane in tasca una cifra troppo modesta per giustificare l’investimento. Il padroncino, invece, versate le tasse, riesce a ottenere quanto gli basta per far vivere la sua famiglia».

Rispetto invece alle caratteristiche che deve avere una struttura aggregativa di padroncini, Camanini spiega che i fattori  da salvaguardare sono essenzialmente due: l’omogeneità delle aziende associate e le modalità con cui l’aggregazione supporta i singoli soci. Riguardo al primo punto il regolamento GAM prevede che i soci non possono avere più di 6 veicoli di proprietà. «Se si consente di andare oltre – spiega il presidente – si corre il rischio che gli interessi di alcuni entrino in conflitto con quelli di altri. E alla fine il gruppo finisce per scemare». E a soci uguali in termini di rappresentanza corrispondono soci uguali in termini di diritti. Tutti in GAM hanno la garanzia di vedersi affidati gli stessi lavori e quindi di poter generare la stessa quota di fatturato. Inoltre, al socio vengono fornite in banca le credenziali per poter accedere al credito e, laddove si riscontrassero criticità, è il consorzio stesso a effettuare l’acquisto (per esempio di un semirimorchio) per poi affidarlo al socio che lo paga in rata mensili. In più i soci usufruiscono della formazione funzionale alla sicurezza e di quella richiesta dalle normative, ricevono un servizio di contabilità, beneficiano degli acquisti collettivi per beni di consumo  e dei servizi di officina a prezzi convenienti «E anche i rifornimenti effettuati nel distributore interno – aggiunge Camanini – non sono gravati di ricarico, fatta eccezione per una piccolissima quota per sostenere i costi manutentivi».

Poi c’è il lavaggio. I soci lo hanno a disposizione per poter bonificare gratuitamente le loro cisterne. Ma a rendere sostenibile questo costo è il fatto che il servizio viene venduto anche a terzi, peraltro con risultati ragguardevoli. «Lo scorso anno l’attività di lavaggio – puntualizza il responsabile Qualità, Sicurezza e Ambiente, Marco Vincenzi – ha fatto registrare una crescita del 15%, proseguita nei primi mesi del 2016 con un +8%, contribuendo con 1,4 milioni di euro al fatturato complessivo che sfiora i 20 milioni». Numeri che dimostrano come il doppio impatto prima con la crisi e poi con la chiusura della raffineria sia stato sostanzialmente ammortizzato. Anzi, Camanini ammette che rispetto ai volumi di traffico attualmente gestiti sarebbe ottimale disporre di una quindicina di veicoli in più rispetto ai 120 dell’attuale flotta. Il problema è trovarli. «L’organizzazione che abbiamo costruito e il settore in cui operiamo – puntualizza Camanini – non si accontenta di un qualsiasi trasportatore, ma pretende qualità. Un requisito apprezzato dai nostri principali clienti e certificato nei processi». E qui Vincenzi sottolinea che il GAM ha ottenuto la certificazione Iso 9001 già nel 1992, la n. 69 in Italia. E poi, negli anni, a quella hanno fatto seguito la 14.000, la 18.000, la SQAS.

Negli stessi anni, per riuscire a gestire una dimensione del traffico più allargata a livello territoriale, ma anche per distribuire in maniera equa i viaggi agli associati, il GAM ha investito in tecnologia e si è affidata a un sistema di controllo satellitare (sviluppato da Masternaut), che oltre a tracciare gli spostamenti dei veicoli, fornisce una serie di dati utili all’amministrazione e consente così di ottimizzare le diverse fasi dell’attività, dagli spostamenti della flotta alla fatturazione.

GLI ANNI CHE CONTANO
1956 Costituzione del Gruppo Autocisternisti Mantova
1992 Certificazione Iso 9001, la n. 69 in Italia
2000 Trasferimento in un’area attrezzata nella zona industriale Valdaro
2001 Apertura del lavaggio interno e della nuova sede sociale
2013 A fine anno chiude la raffineria di Mantova e GAM vede svanire 5 milioni di fatturato
2014 Apertura a nuove linee di traffico e a nuovi settori
2015 Il fatturato complessivo raggiunge i 20 milioni di fatturato
2016 Il lavaggio registra una crescita dell’8%, successiva a quella del 15% del 2015

Galleria fotografica

Redazione
Redazione
La redazione di Uomini e Trasporti

close-link