Il sottosegretario all’Ambiente, Silvia Velo, rispondendo a un’interrogazione parlamentare della pentastellata Patrizia Terzoni, ha chiarito diverse questioni aperte rispetto alla vicenda Sistri, sia relativamente al prossimo futuro, sia rispetto ai conti del passato. Rispetto al prossimo futuro, Velo ha annunciato che lo scorso 11 novembre 2015 «la Consip SpA ha inviato le lettere di invito per la presentazione di una offerta nella procedura ristretta per l’affidamento in concessione del servizio SISTRI».
Inoltre, lo stesso sottosgretario ha anche specificato che il nuovo sistema di tracciabilità verrà esteso a tutte le tipologie di rifiuti e reso obbligatorio per tutti i soggetti e che, così come richiesto dalle associazioni di categoria, verranno eliminate le blackbox per il sistema di tracciabilità.
Rispetto invece ai timori espressi sempre dalle associazioni di categoria dell’autotrasporto rispetto a un ritardo della partenza del nuovo sistema a causa del ricorso al TAR presentato dalla Selex (il precedente gestore) lo scorso 4 agosto con cui veniva contestata la legittimità di requisire il sistema che la stessa società aveva realizzato, il sottosegretario Velo ha chiarito che la Selex «non ha chiesto la sospensione cautelare della gara; pertanto non si ritiene ci possano essere influenze sulla tempistica del procedimento di gara».
Suonano invece come una doccia fredda le parole di Silvia Velo rispetto ai conti del passato e in particolare rispetto al rimborso dei contributi SISTRI versati dalle aziende negli anni 2010, 2011 e 2012. Perché se lo scorso 5 febbraio 2015, in un’altra interrogazione il ministero dell’Ambiente aveva annunciato di essere al lavoro per trovare «le modalità operative in ordine alle quali poter definire un piano finalizzato alla rstituzione o compensazione» di tali contributi, adesso invece cita una norma (l’articolo 11 del decreto-legge 101 del 2013) secondo cui «il contributo è dovuto a prescindere dall’effettiva fruizione del servizio». A sostegno di questa tesi il sottosegretario fa riferimento a una decisione della Commissione tributaria in cui si sostiene «che il contributo versato non può essere considerato il corrispettivo del servizio e quindi non può essere equiparato ad una tassa di cui chiedere il successivo rimborso in mancanza del servizio a cui si riferisce».
Rimane un dubbio: se il corrispettivo non può essere considerato il corrispettivo di un servizio e se lo Stato lo può incamerare a prescindere da cosa dà in cambio, come andrebbe allora qualificato: furto legalizzato?