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Inail, divieti circolazione e stop ai costi minimi dall’antitrust: sull’autotrasporto piovono tegole

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Giornata caldissima per l’autotrasporto. Giornata ricca di tegole. È iniziata con l’aumento delle accise che da stamattina ha fatto lievitare di 11,2 centesimi il prezzo del gasolio. Certo, l’autotrasporto sarà rimborsato, ma la criticità del momento richiederebbe di accorciare i tempi del rimborso visto che attualmente avviene dopo un anno.

Ma il caro gasolio è stato soltanto l’inizio di un lungo cahiers de doléances, diventato sempre più nutrito nel corso della giornata. La prima tegola è piovuta quando si è appurato che dal bilancio dello Stato erano spariti i 42 milioni strutturali finalizzati a ridurre i premi Inail e quindi il costo del lavoro.

La seconda tegola è venuta giù da un incontro al ministero in cui è circolata voce che il decreto sui divieti di circolazione (solitamente pubblicato nell’ultima settimana dell’anno) quest’anno dovrebbe allungare ulteriormente l’elenco delle giornate di stop, portandolo addirittura a 84, valore assolutamente fuori dalla realtà e dal mercato, che non trova riscontro in altri paesi.

La terza tegola è per qualche verso la più dolorosa e ha preso la forma di un parere diramato dall’Antitrust in risposta a Confitarma (parere richiesto prima di andare avanti nella stesura di un accordo di settore), che mette in discussione l’impianto sui costi minimi della sicurezza. In particolare si conferma il possibile rischio di tradurre i costi in tariffe, rischio non rimosso dalla procedura introdotta dalla legge n. 148 del 14 settembre 2011, che prevede cioè la sottoposizione degli accordi di settore al parere della Consulta dell’Autotrasporto e il successivo recepimento con decreto del ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Anzi l’autorità garante della Concorrenza sottolinea pure che l’art. 83 bis “appare incoerente” con i commi 8 e 9 dell’art. 3 della stessa legge, che prevedono l’abrogazione delle norme suscettibili di creare restrizioni anticoncorrenziali all’esercizio di attività economiche quali, espressamente, l’imposizione di prezzi minimi.

Il grido di protesta delle associazioni di categoria non si è fatto attendere . E mentre il presidente di Fai Paolo Uggè, dal sito dell’Associazione sottolinea come “un governo non dovrebbe mai mettere in discussione le intese sottoscritte dai precedenti governi, mentre invece il governo Monti lo fa”, l’intera Unatras ha diramato un comunicato in cui chiede all’esecutivo “una convocazione in tempi strettissimi”.

Ma quella di Unatras non è l’unica lettera che oggi il governo ha ricevuto dall’autotrasporto. Nel corso della giornata si è registrata anche la presa di posizione di Anita che, giudicando devastanti le conseguenze derivanti dal fatto che in Italia le accise sono tra le più alte in Europa e che il rimborso da noi viene effettuato dopo un anno mentre in altri Paesi comunitari avviene con cadenza più breve (mensile o trimestrale), ha chiesto ufficialmente al governo che in sede di conversione del decreto legge sia previsto per l’autotrasporto un rimborso mensile delle accise.

Infine anche CNA-Fita ha preso carta e penna per invitare la committenza a un confronto sul caro gasolio e sui prossimi aumenti dei pedaggi, per “chiarire le divergenze che ad oggi non hanno consentito l’incontro delle singole volontà”. “Carburante e pedaggi – conclude la nota dell’associazione – non possono dividere l’autotrasporto e la Committenza che invece devono preoccuparsi di superare l’attuale crisi economica”. Un’analisi condivisa anche da Confetra, che ha raccolto “l’invito a ricercare insieme soluzioni equilibrate che distribuiscano i maggiori oneri su tutta la filiera, mettendo da parte diffidenze e pregiudizi e prescindendo dall’attuale sconclusionato assetto legislativo”. Insomma, committenti e vettori che si parlano. Un miracolo da riconoscere – almeno questo – a Mario Monti

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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