«Una volta, diciamolo: non è solo l’Italia ad avere problemi con i parcheggi per camion. Il problema è europeo». Domenico Lizzi, autista di lunga esperienza che ogni settimana percorre le arterie internazionali del trasporto, non usa mezzi termini per descrivere una situazione ormai insostenibile.
Da Nord a Sud del continente, trovare un’area di sosta è una corsa a ostacoli. E se in Italia la carenza è storica, in altri Paesi l’emergenza assume forme diverse ma altrettanto critiche.
Dalla Francia alla Germania, è tutto un caos
Nel nord della Francia, racconta Lizzi, «la polizia tutte le notti manda pattuglie per multare e spostare i camion fermi lungo le corsie di emergenza o le uscite delle aree di servizio». La sanzione è di 135 euro, ma la beffa è che un’alternativa legale spesso non esiste: «Ti multano e ti dicono di cercare un parcheggio. Che però non c’è».
In Germania, invece, la tolleranza ha preso il sopravvento. Di notte si chiude un occhio e si consente ai camion di sostare sulle corsie di emergenza. «Eppure, la Germania – spiega Lizzi – ha costruito un numero impressionante di parcheggi. Non c’è paragone con l’Italia. Ma in ogni caso non bastano, perché il traffico è cento volte superiore alla capacità».

Le carenze normative
Secondo Lizzi, la radice del problema sta anche nella distanza tra normativa e realtà. «Il Regolamento 561/2006 impone precisi tempi di guida e di riposo. Ma prevedeva pure che si costruissero infrastrutture per poterli applicare. A distanza di vent’anni, i parcheggi non ci sono e la situazione, invece di migliorare, è peggiorata».
Lizzi ricorda il discusso articolo 12 dello stesso regolamento, che consente di sforare i tempi di guida in caso di necessità. «È pensato per emergenze occasionali, non può essere usato ogni giorno. Ma oggi la carenza di parcheggi è cronica. Io stesso ho sforato due volte nelle ultime settimane: non avevo alternative». E non va meglio sul fronte degli interventi recenti. «Nel 2022 il regolamento 1012 ha fissato i criteri con cui realizzare aree di sosta sicure. Ma anche quando saranno realizzati quelli finanziati copriranno solo un 5-6% di quanto serve: una goccia nel mare».

Le soluzioni
Qualcosa però si muove. In Germania si stanno testando sistemi di assegnazione telematica dei posti, con prenotazioni digitali che ottimizzano l’uso delle aree esistenti (ne abbiamo parlato qui). «È un modo per aumentare la capacità senza costruire nuovi spazi. Ma bisogna vedere se regge nel lungo periodo. Se prenoto un posto ma resto bloccato nel traffico, chi mi garantisce che potrò comunque arrivarci senza infrangere le regole?».
Altra soluzione, che Lizzi definisce «d’emergenza», è il cosiddetto shared park, il parcheggio condiviso. Un modello già ipotizzato anche in Italia, che prevede di aprire temporaneamente i piazzali inutilizzati di aziende, fiere e zone industriali alle soste notturne dei camion. «Sempre a pagamento, ovviamente. Ma con il minimo di servizi: acqua, bagni, sicurezza. È la filosofia dello sharing applicata alla logistica». Ma più in generale, servirebbe un cambio di prospettiva. «Noi parcheggiamo a rischio – conclude Lizzi – se non prendiamo la multa per sosta irregolare, la prendiamo per sforare le ore di guida. Bisogna intervenire per la sicurezza di tutti , ma anche per depenalizzare una condizione su cui l’autista non ha colpa. La responsabilità è del sistema».
Questo articolo fa parte del numero di luglio/agosto 2025 di Uomini e Trasporti: un numero che contiene un’ampia inchiesta sulle aree di sosta per camion.
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