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L’autotrasporto scrive a Renzi: «la politica degli accordi bilaterali ha favorito solo i vettori stranieri»

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Italia-Turchia: una direttrice di traffico povera per le imprese di autotrasporto italiane e stranamente impoverita anche per quelle turche, tanto da essere diminuito negli ultimi tre anni in termini di tonnellate del 15%, seppure le merci trasportate sono cresciute di valore. Questi dati (fonte Istat) sono emersi nel corso dell’incontro (svoltosi a Roma, a metà febbraio) della commissione mista sull’autotrasporto merci, rivelatosi particolarmente vivace. A scaldare il clima è stata proprio la proposta turca che, a fronte a un calo dei volumi, chiedeva 14.000 autorizzazioni in più rispetto alle attuali 37.000, motivando tale richiesta sulla base della considerazione che il contingente attuale verso l’Italia è insufficiente, tanto che il traffico verso altri paesi europei (Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Germania) è invece aumentato negli ultimi anni.

Da parte italiana, al contrario, si è fatto notare che allo stato attuale delle 48.000 autorizzazioni esistenti viene utilizzato un misero 3% e che per il 2016 si potrebbe ragionare a un azzeramento dei permessi per veicoli più obsoleti, per destinarli invece a quelli dotati di standard euro 5 o superiori. Ma soprattutto si è sottolineato che l’incremento delle autorizzazioni per i vettori turchi, dovrebbe passare da un uso intensivo dell’intermodalità, dall’istituzione di una quota di 8.000 transiti dai porti italiani alla ferrovia (senza utilizzo cioè della strada) o dall’incremento di permessi validi per il traino di semirimorchi turchi da parte di vettori italiani.

Ma questa ipotesi non è risultata gradita alla delegazione turca, viste le tariffe troppo elevate – a loro dire – dei vettori italiani.

Di fronte a questa posizione le associazioni dell’autotrasporto italiane con Anita in testa si sono dette contrarie all’aumento del contingente a favore dei vettori turchi, anche perché già al momento attuale l’accordo bilaterale, invece che garantire – come dovrebbe fare – pari opportunità a entrambe le parti, di fatto favorisce i vettori turchi che monopolizzano i trasporti tra i due paesi, favoriti da costi di esercizio più contenuti. Inoltre, le stesse associazioni hanno denunciato la mancata armonizzazione delle regole doganali tra i due Paesi e l’obbligo – per molte merci – di scarico presso depositi doganali e la prosecuzione del viaggio come trasporto nazionale turco.

Così, partendo da posizioni molto distanti, si è arrivati a un muro contro muro che ha impedito di arrivare a un accordo, che a questo punto sarà da trovare in sede politica. Proprio per questa ragione Anita ha inviato, insieme a Conftrasporto e a CNA-Fita, una lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro dei Trasporti Maurizio Lupi per chiedere di non concedere al trasporto turco ulteriori concessioni e «di riconsiderare in generale la politica del trasporto internazionale che il nostro Paese ha portato avanti negli ultimi anni in sede di Accordi bilaterali con i Paesi extra-UE, che ha decretato la costante perdita di commesse del trasporto nazionale a vantaggio di operatori stranieri».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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