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2023: in Italia frenata dei trasporti secondo uno studio Confcommercio e Ispi

L’autotrasporto nazionale sta per rallentare, anche perché i suoi costi sono superiori a quelli di concorrenti esteri, e quindi serviranno nuovi stanziamenti a suo favore. Resta critica la carenza di autisti, anche se il numero delle nuove CQC, così come quello delle nuove patenti C. La forma giuridica più gettonata è la società di capitali. Nell’economia complessiva aumenta del 44,7%, nell’autotrasporto e nella logistica del 58%

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Pandemia, guerra e crisi energetica ridisegnano le supply chain, con oscillazioni senza precedenti. È quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio e dallo studio realizzato da Ispi, presentati oggi a Roma al 7° Forum Internazionale Conftrasporto-Confcommercio apertosi con la conferenza stampa durante la quale è stata annunciata dal vicepresidente di Confcommercio, Fabrizio Palenzona, l’intenzione di creare una Fondazione finalizzata a concentrare ulteriormente lo studio dei futuri trend del settore così da farsi trovare preparati di fronte al cambiamento. 

LO STUDIO

I dati, presentati da Mariano Bella, direttore Ufficio Studi Confcommercio, confermano l’apertura di nuovi possibili scenari. Il primo, di recessione tecnica, nel quale viene riposta maggiore fiducia e che conseguirebbe una riduzione moderata del traffico merci. Il secondo, più allarmante, porterebbe a una recessione più sostanziale, profonda e duratura con una perdita in termini di PIL di oltre 23 miliardi e un’occupazione inferiore di circa 160 mila unità. In altre parole, si genererebbe un ulteriore stress sui conti delle imprese di trasporto, che rientrerebbero di forza tra i settori più a rischio, strette tra fatturati in riduzione e costi, specialmente energetici, in crescita. Di qui la richiesta da parte di Conftrasporto di nuovi stanziamenti da affiancare all’immediato utilizzo degli ulteriori 85 milioni previsti nel 2022 in favore dell’autotrasporto merci e al reimpiego dei residui delle risorse stanziate contro il caro GNL (gas naturale liquefatto) in misure di effettivo supporto e tiraggio per il settore. «Il livello dei costi di gestione delle imprese italiane è già superiore a quello delle imprese straniere. Elemento che, inevitabilmente, ci fa perdere competitività – ha sottolineato Bella –. Per evitare questo secondo scenario è quindi fondamentale proseguire con le politiche di sostegno alle imprese, comunque necessarie in entrambe le prospettive». Inflazione e aumento dei costi in generale, infatti, rischiano di ripercuotersi anche sui progetti infrastrutturali del nostro Paese, contenuti nel Pnrr. Sebbene lo scorso 27 settembre la Commissione Europea abbia sbloccato la seconda tranche di risorse per l’Italia, pari a 21 miliardi di euro, emergono infatti preoccupazioni sull’avanzamento della spesa delle risorse del Piano. La nota di aggiornamento del Def ha infatti stimato che entro quest’anno saranno spesi solo circa 20 miliardi delle risorse del Pnrr, contro una previsione iniziale di 33,7 miliardi. Tra i motivi c’è l’impennata dei costi delle opere pubbliche. È evidente che, per rispettare il cronoprogramma del Piano, la spesa delle risorse nei prossimi anni dovrà essere ulteriormente accelerata, per recuperare i circa 14 miliardi di euro di mancata spesa accumulati a fine anno. C’è da considerare, infine, che, con l’avanzare del programma, per accedere alle tranche di finanziamento avranno un peso crescente le concrete realizzazioni. «Serve accelerare su riforme e investimenti con il Pnrr, non c’è un piano B» ha concluso Bella.

CAMBIANO LE IMPRESE

Dallo Studio emerge anche il cambiamento delle imprese, divenute via via sempre più strutturate, con meno padroncini e più società di capitali. Mentre l’economia nel complesso perde il 10,2% di ditte individuali, il comparto ne perde quasi un terzo e, a compensazione di questo, se l’economia guadagna il 44,7% di società di capitali, autotrasporto e logistica ne guadagnano quasi il 58%. «In un mondo sempre più globalizzato e tecnologico il discorso è di piattaforma, le singole monadi non funzionano più, serve un disegno sinergico per essere competitivi» ha sottolineato il vicepresidente Confcommercio Palenzona che ha proseguito mettendo in luce come la globalizzazione sia un fatto irreversibile con cui però bisogna fare i conti: «Nel prossimo futuro assisteremo a un forte sviluppo del Mediterraneo quale piattaforma logistica. Una politica focalizzata sul mare è quindi un fatto fondamentale perché anche nelle nuove rotte dell’energia il Mediterraneo sarà sempre più centrale».

NELLA SUPPLY CHAIN VOLA IL DIGITALE

Entro il 2023 l’intelligenza artificiale sarà integrata nel 50% delle soluzioni tecnologiche delle catene di approvvigionamento. Secondo uno studio del World Economic Forum, la digitalizzazione ha il potenziale di stravolgere la logistica, potendo liberare dal 2016 al 2025 circa 4 trilioni di dollari cumulativi di valore per l’industria e la società in generale. Nel trasporto marittimo si sta diffondendo l’automazione dei terminal portuali (sono circa 50 i terminal container automatizzati nel mondo) e grandi sviluppi si registrano nei Port Community Systems, interfacce telematiche doganali uniche, e nel sistema di identificazione automatico, che consente a tutti di conoscere posizione, rotta, velocità e carico di una nave. «La rivoluzione digitale è paragonabile a quella industriale e offre moltissime opportunità – ha proseguito Palenzona – ma se mancano autisti, prima di tutto serve mettere mano alla formazione e agli incentivi per far capire ai giovani che è una professione possibile».

LA CARENZA DI AUTISTI

Dallo Studio, infatti, emerge chiaramente la portata del problema. Oltre 400mila unità in tutta Europa, quasi 20mila in Italia. Emergono però anche dati incoraggianti: il numero delle nuove patenti per guidare i mezzi pesanti (CQC) rilasciate in Italia è in crescita costante. Nel 2015 le nuove CQC merci erano 4.486; nel 2021 se ne sono raggiunte circa 14mila, e il 2022 sembra proiettato a un ulteriore aumento. Crescono anche le nuove patenti C, passate – sempre in Italia – dalle circa 15mila del 2015 alle oltre 20mila del 2022. Le aspettative di trovare un impiego e le iniziative di alcune Regioni per favorire la formazione stanno dando buoni risultati. Altri miglioramenti si attendono con l’entrata a regime del buono patente autotrasporto, che, grazie alle richieste di Conftrasporto e della categoria, fornirà un voucher pari all’80% del costo delle patenti C, D, E, e CQC. «Grazie al buono patenti deciso e concordato con il precedente governo abbiamo avuto un incremento di quasi 14mila richieste da parte di giovani che vogliono conseguire la Carta di qualificazione del conducente (CQC) – ha sottolineato il presidente di Conftrasporto Paolo Uggè -. Serve quindi continuare su questa linea, rendendo noto all’opinione pubblica che la logistica è essenziale per l’economia del nostro Paese e reinterpretando la figura del trasportatore come parte fondamentale dell’economia».

IL RITORNO AL MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

Una posizione centrale e determinante che va sottolineata anche a livello semantico. «Serve che si ritorni al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – ha continuato Uggè – Ci auspichiamo quindi che il nuovo governo prenda in considerazione la nostra proposta affinché sia chiaro una volta per tutti il ruolo dei trasporti e della logistica. La parola sostenibilità ci deve essere, è fondamentale, ma serve prima determinare una politica dei trasporti e poi gli interventi da mettere in campo per realizzarli. Non è solo una questione semantica, ma di dare rappresentazione a una visione. Per la transizione ecologica, è necessario attivare tutti gli strumenti disponibili, tecnologici e organizzativi, nel rispetto del principio di neutralità. È tuttavia necessario prevedere tempistiche congrue e strumenti idonei per accompagnare le imprese verso il cambiamento senza esserne stravolte».

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