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A sorpresa marebonus e ferrobonus scompaiono dalla legge di Bilancio 

Nella bozza figuravano all’articolo 85, che adesso parla soltanto di trasporto pubblico locale. E quindi, dove sono finiti i 50 milioni di euro stanziati per il 2023 per queste due misure? E perché, dopo che tanti componenti del goveno si erano detto favorevoli addirittura a un loro incremento – come richiesto da più parti – adesso nella legge che decide le spese dello Stato per il prossimo anno non ci sono più? Il segretario di Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, lo legge come un indice dall’approccio ambientalista del governo. Ma il ministro Salvini – seppure non spiega la “scomparsa” – frena: «Approveremo il marebonus in Parlamento». C’è da crederci?

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C’è un piccolo mistero nella legge di Bilancio. Nella prima bozza circolata la scorsa settimana all’articolo 81 compariva uno stanziamento di 50 milioni di euro da ripartire in modo paritetico a marebonus e ferrobonus. Nella versione ufficiale, dotata cioè della bollinatura dalla Ragioneria di Stato e firmata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per autorizzarne la presentazione in Parlamento, questo articolo non compare più. O meglio, parla di altro (di trasporto pubblico locale e di trasporto rapido di massa), ma d’altra parte il testo non è esattamente lo stesso, tanto che gli stessi articoli sono 174, di numero superiore quindi rispetto ai 156 previsti dalla bozza.

Le posizioni del governo espresse all’assemblea Alis

La cosa suona strana anche perché di fatto sembrava che un po’ tutti i membri di governo avessero a cuore questa misura e che tanti – dal ministro del Sud Nello Musumeci al viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Edoardo Rixi (seppure con un distinguo che faceva intendere di preferire il marebonus al ferrobonus) – avevano benedetto anche nel corso dell’assemblea di Alis. Dove peraltro lo stesso presidente Guido Grimaldi, oltre a chiedere un impegno dell’esecutivo a livello comunitario per evitare il sistema di tassazione Ets ai trasporti marittimi, avevano anche giudicato insufficiente lo stanziamento di 50 milioni, avanzando la proposta di portarlo a 100 milioni di euro.
Di analogo avviso anche il presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè, che oltre a proporre «di irrobustire gli incentivi al trasporto combinato via ferro (Ferrobonus) e mare (Marebonus)», ne ha chiesti di ulteriori anche per il rinnovo sostenibile del parco circolante, delle flotte e del materiale rotabile, promuovendo anche la diffusione di carri ferroviari a elevato contenuto tecnologico, compatibili con l’accoppiamento automatico digitale (DAC).

Le critiche di Uiltrasporti

Adesso però che nella bozza ufficiale che arriva in Parlamento del marebonus e del ferrobonus non c’è traccia, la cosa suscita qualche perplessità. E già qualcuno si affanna a voler sottolineare che le autostrade del mare – almeno da e per la Sicilia – sono nemiche di quel Ponte sullo Stretto, tanto caro al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Poi, addirittura, c’è chi – come il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi – ne fa una questione di ordine più generale, sintomatica cioè dell’approccio ambientalista del governo, dal quale – sottolinea – «non sembra arrivare nessuna attenzione nei confronti di quel processo di decarbonizzazione necessario per il nostro Paese e che riguarda in particolar modo il sistema dei trasporti. Questo è almeno quanto emerge dall’ultima bozza dello schema di legge di Bilancio che circola in queste ore». 

E poi andando diretto sull’argomento Tarlazzi non soltanto sostiene che nella legge di Bilancio «non ci sono misure che incentivano il trasporto su ferrovia e sono assolutamente insufficienti le iniziative per il trasporto pubblico locale», ma nota pure che, rispetto a marebonus e ferrobonus «sono spariti dall’ultima bozza della legge gli stanziamenti aggiuntivi pari a 50 milioni complessivi, per l’anno 2023. Il solo finanziamento di 200 milioni di euro per far fronte al caro carburante nel settore dell’autotrasporto, che pure rappresenta una misura importante, non è assolutamente sufficiente per le difficoltà attuali e le sfide future che il settore dei trasporti deve affrontare». Poi, ovviamente, chiede «al governo di rivedere lo schema e correggere queste pericolose mancanze» affinché non «siano i lavoratori a pagare le conseguenze di queste scelte».

Le rassicurazioni (senza giustificazioni) di Salvini

Per ora non esistono prese di posizione ufficiali, anche se lo stesso Salvini sempre in occasione dell’assemblea di Alis ha cercato di placare gli animi assicurando che «porteremo e approveremo il marebonus in Parlamento». Insomma, non ha spiegato perché sia stata eliminata la misura, ma ha garantito che sarà reintrodotta negli emendamenti parlamentari. Sarà veramente così?

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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